La magistratura italiana è ancora una volta al centro di uno scandalo che conferma l’esistenza di un sistema corrotto ben radicato, dove le toghe sporche non sono eccezioni ma parte di una rete organizzata che da anni condiziona la giustizia nel paese.
L’ultimo caso è l’inchiesta della Procura di Genova sulla Tirrenia, con quaranta indagati tra magistrati, forze dell’ordine e funzionari pubblici accusati di aver viaggiato gratis sulle navi grazie a carte "gold" fornite dalla compagnia.
Ma questo, come ho già denunciato in passato, è solo l’ultimo episodio di una lunga serie. Non si tratta più di casi isolati, bensì di un sistema parallelo che opera nell’ombra per piegare le sentenze a favore di interessi privati e politici – un sistema che, spesso, serve proprio a coprire le malefatte di quegli stessi potenti.
Se quanto ora emerso venisse dimostrato, non si può che restare allibiti, d'altronde vorrei ricordare come già in passato era emersa un’associazione per delinquere formata da magistrati, avvocati e imprenditori, che attraverso tangenti, pressioni e persino prestazioni sessuali minorili, avevavo condizionato verdetti di cause miliardarie, soprattutto nel settore degli appalti pubblici e delle controversie amministrative.
Ricordo come alcuni giudici avessero venduto sentenze a "pacchetti", già... come fossero offerte commerciali; altri viceversa hanno annullato elezioni, alterando il risultato democratico.
Difatti, nel 2019 scrissi un post intitolato "Quel sistema collaudato delle toghe sporche!!!", in cui descrivevo delle indagini della Procura di Roma, in cui si parlava di trasferimenti di contanti su conti esteri, d'una copia ritrovata su una sentenza della Cassazione a favore di un noto imprenditore insieme a 250 mila euro in banconote, ed ancora, di quel giudice amministrativo scoperto con sette milioni di euro frutto di tangenti, che poi collaborò rivelando i nomi di altri corrotti. Quanto sopra dimostra che il problema non è di singoli individui, ma è sistemico, diffuso in tutto il paese.
Eppure, ciò che più sconvolge è l’omertà. Sì... perchè persino chi collabora con la giustizia spesso si rifiuta di fare i nomi dei colleghi, proteggendo l’intera rete. È un circolo vizioso che alimenta l’impunità.
Già... servirebbero interventi radicali: controlli seri sui patrimoni dei magistrati, una riforma delle nomine per evitare infiltrazioni politiche, e soprattutto trasparenza. Perché quando la giustizia si vende, è la democrazia intera a pagarne il prezzo.
Ecco perchè forse è tempo di ripensare al'intero sistema; proprio all’inizio del mese avevo scritto un post dal titolo "La giustizia perfetta senza pregiudizi o condizionamenti? Quando i robot sostituiranno i magistrati!" (lo trovi qui: https://nicola-costanzo.blogspot.com/2025/04/la-giustizia-perfetta-senza-pregiudizi.html).
Chissà infatti se l’intelligenza artificiale potrebbe essere una soluzione: una giustizia imparziale, senza condizionamenti emotivi, pressioni politiche, correnti o interessi personali. Solo la legge, applicata in modo rigoroso e oggettivo. Forse, davvero, il futuro è questo!
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