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venerdì 31 gennaio 2020

800.900 767 è il numero verde di "SOS IMPRESA": si può chiamare, anche in maniera anonima!!!

Finalmente un numero verde a sostegno dei commercianti e non solo, anche di tutti coloro che fanno impresa nella nostra isola. 
Per cui, se qualcuno dovesse compiere un tentativo di estorsione, se vengono a chiedervi il pizzo, potete chiamate questo numero, peraltro è anonimo!!!
Proprio alcuni giorni fa è stata condotta una operazione da parte della Procura di Palermo, eseguita dal secondo nucleo operativo metropolitano delle Fiamme Gialle del capoluogo siciliano, basata su prestiti a usura ed estorsioni a danno di decine di commercianti e imprenditori della provincia palermitana... 
L'operazione ha consentito di ricostruire un giro di affari milionario, l'indagine della guardia di finanza è nata dalla denuncia di un imprenditore che per un prestito di 450 mila euro è stato costretto a restituire in un anno circa un milione di euro!!! 
Ovviamente per quanto sopra "SOS Impresa/Rete per la legalità - Sicilia", si complimenta per l'operazione e lo stesso presidente Matteo Pezzino dopo gli arresti ha dichiarato: “Gli arresti di ieri confermano che l'unica strada per combattere l'usura e l'estorsione è quella della denuncia!!! 
Il coraggio di una sola vittima ha consentito di svelare un contesto ben più ampio di reati: circa venti gli imprenditori della provincia di Palermo, vittime delle persone appena arrestate, una di queste ultime considerata negli anni passati vicina al mafioso Giovanni Brusca. 
Adesso ci rivolgiamo a tutte le vittime già individuate dalle forze dell'ordine, affinché collaborino fattivamente. 
L’invito è ora rivolto a  chi non ha avuto finora il coraggio di denunciare, spingendolo a dialogare con noi per trovare il coraggio di farlo con la nostra assistenza. 
E' attivo il numero di numero  verde 800.900.767 a cui si può chiamare, anche in maniera anonima, per entrare in contatto con SOS Impresa ed essere ascoltati. 
Promettiamo di essere a fianco di tutti coloro che chiederanno aiuto, prestando gratuitamente assistenza sia per accedere agli importanti benefici previsti dalla legge a favore delle vittime, sia per affrontare il processo penale”.
Un piccolo passo verso la lotta a questa ignobile piaga, un nodo al collo quello del racket che soffoca da sempre in maniera stretta il collo degli imprenditori siciliani...
Denunciare quel racket - grazie al numero verde di "SOS Impresa/Rete per la legalità - Sicilia" diventa oggi più facile rispetto a prima e le vittime di quel sistema criminale, possono ora dare il proprio contributo a quella lotta in maniera decisa e sentire finalmente così lo Stato più vicino a loro!!!
Quindi non abbiate paura, chiamate il numero sopra esposto!!!


giovedì 30 gennaio 2020

Lega Sud Sicilia: ecco i nuovi referenti provinciali.

Prima d'iniziare a parlare sul nuovo movimento "Lega Sud Sicilia", mi permetto di riprendere un post scritto dal sottoscritto nel lontano 18 giugno 2011, nel quale, rivolgendomi al Sig. Miccichè e a quel suo nuovo "Partito del Sud", facevo una serie di considerazioni, che riviste oggi, già... a quasi dieci anni di distanza, sembrano essere premonitori di quanto successivamente negli anni è realmente accaduto: http://nicola-costanzo.blogspot.com/2011/06/micciche-ed-il-partito-del-forza-del.html
Ecco perché consiglio di leggerlo, perché l'augurio è che quanto si sta per realizzare, non diventi una semplice replica di quel periodo...
Debbo dire però che a differenza d'allora qualcosa sembra cambiare: i nomi riportati oggi dai quotidiani, evidenziano che qualcosa di diverso si sta provando a fare, aggiungerei... di molto diverso ed in maniera sicuramente positiva...
L'auspicio quindi personale è quello di lasciarli lavorare...
Ed allora,  ecco il primo incontro ufficiale della Lega Sud Sicilia, svolto nei giorni scorsi ad Enna, che ha eletto Graziella Manno come coordinatore regionale del partito, affiancata da un ufficio di presidenza composto dal presidente della Lega Sud Sicilia, il siracusano Ciccio Midolo, dalla catanese Laura Amata, responsabile dell’organizzazione e dalla palermitana Marina Sorrentino.
Inoltre, nella stessa occasione sono stati nominati i coordinatori di quattro province: per Palermo ci sarà Beppe Cannizzaro, a Messina Daniela Di Ciuccio, a Catania, Salvo Marischi e ad Agrigento il coordinatore sarà Nino Sguali. 
Le province di Siracusa e Enna sono temporaneamente coperte dal presidente e dal coordinatore regionale. 
Il programma del partito prevede nelle prossime settimane degli incontri con le altre forze politiche a cui seguirà un confronto con il governatore Nello Musumeci.
Mi piace quanto immediatamente espresso dal coordinatore del partito Graziella Manno: "La Lega Sud si pone fuori dagli schemi tradizionali destra-sinistra. Il nostro obbiettivo è porre la questione Sicilia, e in generale quella di tutto il Sud, al centro del dibattito politico. Oggi. – conclude - per rispondere alle aspettative dei siciliani non vedo futuro se non quello di avviare un nuovo partito che affermi con più incidenza l’autonomia siciliana»!!!
Ah... sono anni che vado ripetendo queste parole: se solo qualcuno l'avesse realmente ascoltate, chissà forse oggi non ci saremmo trovati in queste rovinose condizioni!!!

mercoledì 29 gennaio 2020

"Cittadella Giudiziaria": Le ipotesi erano tutte a favore del quartiere di Librino, ma stranamente la scelta è ricaduta sul Palazzo dell'ex Poste!!!

Alcuni giorni fa avevo scritto un post a riguardo: http://nicola-costanzo.blogspot.com/2020/01/cittadella-giudiziaria-quanto-spreco-di.html ed oggi nel riprenderlo desidero pubblicare un parte di un video del 2013, precisamente il 24 gennaio...      Durante l'incontro si è dibattuto sulla necessita di realizzare la cittadella della giustizia e sull'eventuale sua ubicazione...
Si sono così potuti riassumere i motivi che suggerivano di realizzare nel quartiere di Librino quell'opera, in quanto erano  certamente superiori a quanti erano viceversa contrari perché volevano realizzare quell'opera al centro di Catania...
Tra i vantaggi di costruire quell'opera a Librino mi permetto di ricordarne solo alcuni: un'area quattro volte più estesa, libera da eventuali edifici circostanti, di proprietà del Comune, con un elaborato "project finance", con la previsione di un sistema "BRT", con l'approvazione già di un Piano urbanistico, con l'uso di una "zona franca", si dava una spinta economica ad un quartiere disagiato, etc...
Ma alla fine, come abbiamo visto in questi giorni, si è deciso di realizzare l'opera in Viale Africa, speriamo quantomeno che il progetto preveda un ampio parcheggio, quantomeno adeguato per servire tutta quella struttura e di conseguenza i cittadini che ogni giorno vi recheranno...
D'altronde la zona per traffico è ben conosciuta, sia per quanti provengono da fuori città, ma anche per coloro che operano in quell'area...
Mi riferisco a quella scuola prospiciente l'ex palazzo delle poste, a taluni alcuni commercianti "coraggiosi" che riescono ancora a tenere aperte quelle loro attività, a cui va sommato quel complesso polifunzionale "Centro fieristico delle ciminiere" che nel momento ha nel calendario manifestazioni fieristiche, espositive, congressuali, concerti e/o rappresentazioni teatrali e cinematografiche, fa divenire quel'area totalmente inaccessibile, limitando in maniera decisa anche il passaggio degli autoveicoli su entrambe le carreggiate... 
L'auspicio di noi cittadini è quello che, nel aver deciso questa ubicazione, si sia valutato in maniera specifica l'impatto che avrà la struttura sulla mobilità e soprattutto sul traffico, ma anche gli altri rischi, quali ad esempio quello del "rumore" o lo stesso inquinamento atmosferico (che come stiamo vedendo in questi giorni in alcune nostre grandi città, sta modificando i parametri climatici con gravi conseguenza alla salute), il tutto a causa della numerosa presenza di dipendenti, operatori, visitatori, che entrando ed uscendo con le loro auto (o con altri mezzi) da quel comparto provocheranno quegli orari di punta...
Già m'immagino la scena: non vorrei ritrovarmi lì!!!
Ed infine va ricordato un'altro grave problemi che in alcuni giorni paralizza la nostra città...
Il rischio di esondabilità: mi auguro che si sia valutato in maniera corretta l’impatto che la nuova struttura avrà sulle acque piovane, perché si sa che la creazione di vaste superfici impermeabilizzate come piazzali, parcheggi, superfici piane quali terrazzamenti o tetti, etc., determina uno scorrimento superficiale delle acque di pioggia, senza possibilità che questa s'infiltri sin da subito nel sottosuolo!!! 
Speriamo quindi che non accada quanto più volte visto in questa nostra città e cioè che la realizzazione di grandi opere (centri commerciali etc...) ha determinato gravi problematiche inerenti il deflusso delle acque meteoriche, in quanto non erano stati previste le necessarie opere idrauliche per smaltire in breve tempo gli elevati volumi d’acqua, in particolare durante quegli eventi di pioggia, perduranti e intensi... 
Cosa dire, vedremo...
Speriamo almeno che alla fine quest'opera determini un impatto socio economico positivo!!!
Mi riferisco innanzitutto agli effetti diretti sull'occupazione e a tutti quegli esercizi commerciali adiacenti la struttura e non solo, anche a quanti indirettamente saranno legate a quella nuova costruzione attraverso contratti commerciali (bar, mense, etc...) e logistici, per forniture e lavori, quali ad esempio quelli relatici alle manutenzioni, sicurezza, sorveglianza, etc... 

martedì 28 gennaio 2020

Accuse a Gratteri, il procuratore generale Lupacchini trasferito a Torino...

Avevo pubblicato un video su quanto accaduto e cioè sul fatto che il procuratore generale di Catanzaro, Dott. Otello Lupacchini, avesse avuto il demerito di criticare l'operazione del collega Gratteri chiamata "Rinascita-Scott":http://nicola-costanzo.blogspot.com/2019/12/operazione-rinascita-scott-ad-ascoltare.html
Ecco che a seguito di quanto sopra è stato disposto il trasferimento del procuratore generale, una decisione della sezione disciplinare del Csm che ha accolto le istanze cautelari avanzate dal ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, e dal procuratore generale della Cassazione, Giovanni Salvi.
Ho letto in alcuni post pubblicati di quotidiani online calabresi, che il procuratore Lupacchini: "inascoltato in sede istituzionale, ha rappresentato pubblicamente lo stesso dato oggettivo rimasto inevaso e per tale ragione, anziché ricevere attenzione, ha subito ingiustamente un trasferimento d’ufficio lontano dal distretto nel quale ha, con disciplina e onore, semplicemente cercato di esercitare le proprie funzioni". 
Lo stesso Avv. Ivano Iai (difensore del magistrato) ha sottolineato, dopo aver appreso la decisione del Csm di trasferire Lupacchini alla procura generale di Torino come: "Appare evidente che al dottor Lupacchini non sia stata semplicemente applicata una misura cautelare, con le finalità che la stessa comporta per rimediare a un presunto e non concreto pericolo di incompatibilità all'esercizio delle funzioni nel distretto, quanto una vera e propria anticipazione di sanzione, oggettivamente e severamente punitiva, oltre che ostile, avendo disposto il trasferimento del magistrato, con perdita delle funzioni direttive, a 600 km di distanza dalla città di Roma e a oltre mille km da Catanzaro"!!!
"Non è stato motivato pienamente - spiega ancora il legale Iai - il rigetto delle istanze - più volte sollecitate dalla difesa - finalizzate a conoscere gli esiti degli esposti e delle segnalazioni, inoltrati nel corso del tempo alla Procura Generale presso la Corte di cassazione e al Ministro della Giustizia dal Procuratore Generale Lupacchini, indicativi delle criticità e delle violazioni riscontrate circa il mancato coordinamento e collegamento della Procura Distrettuale con la Procura Generale di Catanzaro”.
Certo tutta questa vicenda lascia noi cittadini amareggiati, perché pur non comprendendo quale possa essere la giusta verità su questa vicenda, evidenzia viceversa come all'interno del suo apparato, vi siano (o vi siano stati...) poteri contrapposti che hanno operato con finalità se non opposte quantomeno diverse e tutto ciò ovviamente a scapito del nostro sistema giudiziario...

   

lunedì 27 gennaio 2020

27 gennaio 1945: "Arbeit macht frei"!!!

In questo giorno di 75 anni fa, i soldati ucraini sfondarono il cancello di quel "campo di sterminio"chiamato Auschwitz!!!
Già... chiamarlo semplicemente "campo di concentramento" sarebbe troppo riduttivo e non rappresenterebbe in maniera perfetta quanto in quel luogo è stato realmente compiuto: lo sterminio di oltre un milione di ebrei!!!
Come non ricordare quindi oggi quel complesso di morte e di tortura, e quella frase riportata sul portone d'ingresso che si faceva beffa di quanti vi stavano per entrare: "ARBEIT MACHT FREI", già... "Il lavoro rende liberi"!!!
In quella frase possiamo riassumere quella natura criminale nazista che ha avuto tra i suoi aguzzini, da Hitler all'ultimo militare presente in quel campo e non solo...
L'immagine che si voleva dare a quei detenuti era quella di serenità, si prometteva loro che prima o poi sarebbero usciti... per ritornare nuovamente liberi!!!
Ma purtroppo nessuno, se non poche migliaia sopravvissero a quei forni crematori... e quell'immagine crudele iscritta sopra a quel portone, forma con quell'ambiente circostante un tutt'uno, qualcosa d'inseparabile che resterà impresso nella storia, a monito delle future generazioni...
Nessuna libertà quindi, nessuna promessa mantenuta, ma solo morte, sin dal loro ingresso nel campo...
Già... venivano uccisi immediatamente, appena entrati in quelle stanze appositamente camuffate da docce, dalle quali uscivano quei gas "Zilon B" che altro non era che un agente fumigante a base di acido cianidrico!!!
Nulla potrà mai essere perdonato a quei criminali e a quanti ancora oggi inneggiano ad essi... che evidenzia come non bisogna mai abbassare la guardia, affinché situazioni come quelle accadute ed in parte ripetute in questi anni, non abbiano più a ripetersi!!!
Ma come vado ripetendo spesso, la natura dell'uomo e peggiore di quella animale, ma soprattutto a farmi più paura è quel sentimento di codardia ahimè sempre presente,  anche in quelle circostanze dove non vi è alcun rischio personale già... perché non va dimenticato come anche noi italiani in quel tragico momento storico abbiamo avuto le nostre colpe!!!
In tal senso vorrei riprendere una frase di Primo Levi: "Sarà bene ricordare a chi non sa, ed a chi preferisce dimenticare, che l'olocausto si è esteso anche all'Italia, benché la guerra volgesse ormai alla fine, e benché la massima parte del popolo italiano si sia mostrata immune al veleno razzista".
Infatti, possiamo considerare l'Olocausto come il più terribile crimine che si sia mai commesso nella storia e non mi riferisco al solo popolo ebraico, ma a tutta l'umanità!!!
Un fatto così orrendo e mostruoso, non dovrà più essere ripetuto da alcun essere umano!!!
D'altronde penso che ciascuno di noi porti in se quel peccato grave, credo che faccia parte indelebile del nostro "dna", sì... verrà trasmesso ai posteri per l'eternità!!!
Ma oggi voglio aggrapparmi a quella speranza e desidero quindi immaginare come intorno a quel filo spinato vi possa essere quell'istante di libertà, allora negata...

domenica 26 gennaio 2020

Quei tentacoli sulla città etnea...

"
Questa mattina - sarà stato un caso - ma nel leggere le notizie di cronaca su un quotidiano, mi sono sorpreso nel non vedere articoli su arresti di mafiosi o su indagini giudiziarie in corso ad opera delle forze dell’ordine...
Va be... mi sono detto: "la settimana è finita, sicuramente riprenderanno lunedì mattina"... 
Non certo comunque di aver verificato tutte le pagine, le ho guardate con più attenzione e posso assicuravi che non vi era nulla...  
Incredibile... mi sono detto: ma com'è possibile? Sarà vero? 
Sì... infatti dopo aver verificato quanto non credevo possibile, ho iniziato a pensare che forse improvvisamente la mia città fosse diventata improvvisamente pulita, priva di ogni sorta di infezione, già di quel “cancro” che ha attanagliato da sempre la mia amata terra...
Certo, tutto sarebbe diverso se non ci fossero questi tentacoli, anche se molti miei conterranei avvertono questi come qualcosa di distante, di astratto, ma se stessero più attenti a quanto avviene ogni giorno, scoprirebbero come quegli arti stringono e soffocano qualsivoglia azione quotidiana, già... anche le circostanze più banali.
E allora provate a immaginare quest'isola senza la "mafia" (si certo in molti ora staranno dicendo: "ma chi sta ricennu chistu; ca mafia si mangiava bonu... ie uora stamu cugghiennu a fami..."), credo che tutto sarebbe diverso!!!
Infatti... non ci sarebbero più crimini, nessuna violenza o pagamenti di pizzo, basta con attività commerciali chiuse per evitare di pagare quel racket, niente più droga e omicidi, in un battibaleno diverremo finalmente un paese normale, uno di quelli dove si vive bene, dove si è tranquilli perché la la sicurezza è stata posta come priorità della  società civile...
Già... ecco che si vedrebbe finalmente quella serenità tanto richiesta: un lavoro per tutti, non più uomini o adolescenti utilizzati da quella organizzazione criminale per svolgere compiti criminali e certamente illegali... 
Ecco che quella mafia ed i suoi affiliati, resteranno un brutto ricordo... 
Ma non solo loro, anche quanti ne facevano indirettamente parte, mi riferisco a quei colletti bianchi che hanno con la loro funzione, agevolato - ogni qual volta richiesto - quel sistema corruttivo, in cambio di qualche mazzetta o di un favore personale...
A questo consistente gruppo vanno sommati tutti quei professionisti collusi, ma soprattutto i molti politici corrotti, che come abbiamo visto negli anni, si sono dimostrati strettamente legati a talune famiglie mafiose...
Si lo so... a volte sogno ad occhi aperti, ma se eliminiamo anche quei sogni di speranza, ditemi... cosa ci resta??? 
Ah certo, riprendere con la quotidianità...
Leggere da lunedì mattina, i nomi e i cognomi di quei nuovi indagati, tutti - come ormai consuetudine - arrestati a seguito dell'ennesima inchiesta giudiziaria!!!

sabato 25 gennaio 2020

"Cittadella Giudiziaria": quanto spreco di denaro pubblico e non solo...

Ieri un escavatore ha dato il via alla demolizione dell’ex Palazzo delle poste, per far sorgere al suo posto una nuova struttura, la cosiddetta "Cittadella giudiziaria"...
Non è mia intenzione entrare nei meriti di questa nuova costruzione, ma mi chiedevo se non fosse stato più logico - ai tempi in cui quel palazzo era ancora in perfette condizioni - prenderne il possesso e realizzare quanto oggi - dopo tanti anni di disuso - è diventata ahimè necessità, visto il degrado a cui si era giunti, ma soprattutto tenuto contro delle condizioni instabili e forse fatiscenti ormai dello stesso... 
D'altronde basta poco per comprendere a quale livello "Bronx" sia tutta quella zona adiacente la Stazione Centrale... 
Mi permetto di paragonare quest'area a quello stereotipo americano che lo descriveva come uno dei  posto più povero e malfamato di New York; una fama alimentata negli anni anche da alcuni film ambientati nel quartiere, che gli aveva fatto guadagnare quella pessima reputazione...
Una situazione quest'ultima totalmente ribaltata negli ultimi anni, in quanto quell'area è stata totalmente rasa al suolo e completamente ristrutturata, diventando una delle zone più "inn" della città, attraverso la realizzazione di palazzi prestigiosi ed importanti attività commerciali!!!
A confermare comunque quella condizione riportata su tutta quell'area che da Piazza Europa giunge al capolinea della Stazione, basta semplicemente prendersi un treno ed osservare dal finestrino il degrado di quel percorso... 
Comunque, riprendendo quanto occorso ieri mattina in viale Africa, il presidente della Regione Nello Musumeci ed il presidente di Corte d'Appello Giuseppe Meliadò, hanno aperto ufficialmente il cantiere, in particolare le opere di demolizione di quella fatiscente struttura, per dare il via ai lavori di realizzazione della nuova Sede giudiziaria che una volta realizzata, accorperà gli uffici giudiziari disseminati in città...
L'iniziativa è encomiabile e d'altronde cosa vorremmo aggiungere ad un progetto così importante... 
E invece no, qualcosa da aggiungere c'è... 
Sì... perché se pur i miei concittadini dimostrano di avere la memoria corta, qualcuno che ancora oggi ricorda quanto è accaduto per quella stessa vicenda, per fortuna rimane!!!
Ed allora ricordiamo quella particolare vicenda di qualche anno fa... 
Innanzitutto va ricordato come in fase progettuale, la "cittadella giudiziaria fosse stata prevista a Librino, in quanto quell'area apparteneva alla cosiddetta "zona franca" del governo Berlusconi, che avrebbe permesso il mancato pagamento delle imposte per un quinquennio, ma soprattutto perché essa sarebbe stata inserita in quel quadro d'insieme costituito da tre grosse realtà quali la cittadella del tribunale, la cittadella della polizia, uffici a servizio degli stessi ed ovviamente quest'ultima cittadella giudiziaria... 
Inoltre, immaginate cosa sarebbe potuto diventare quel quartiere, non solo per le possibilità offerte da quelle immense strutture, che avrebbero garantito, sia alle attività commerciali presenti che a quelle in fase di nuova apertura, una crescita esponenziale grazie alla presenza quotidiana di quel numero consistente di dipendenti pubblici... 
Ecco... a differenza delle chiacchiere inutili, quanto sopra avrebbe certamente recuperato in maniera importante quel quartiere, in tal senso mi permetto di condividere un post dell'Avv. Lina Arena: https://laspiapress.com/bene-comune-dellipocrisia-lina-arena/ 
Ma come abbiamo appena visto, nulla di quanto sopra si è avverato, ed anche su questo vi è un motivo...
Già... va ricordato che stiamo parlando di un periodo nel quale alcuni nostri politici, hanno preferito "delocalizzare" taluni uffici pubblici presso alcune residenze private, pagando per quest'ultimi veri e propri "affitti d'oro"... 
Mi riferisco ad esempio al Tribunale Sez. lavoro o a quello dove risiedono gli uffici del Giudice di pace...
Ah... dimenticavo, a conferma che quelle tre cittadelle erano state previste a Librino, vi è un documento che si era occupato di verificare la mobilità della città e difatti erano stati previsti ben sei percorsi con i "BRT" di cui proprio uno di questi percorsi andava dal centro verso il quartiere di Librino... 
Ma quanto sopra si contrapponeva con una realtà, quella che vedeva la maggior parte degli studi legali della città e anche molte abitazioni di quei suoi professionisti, poste al centro, in particolare nelle adiacenze di Piazza Giovanni Verga, dove per l'appunto è presente il nostro Tribunale...   
A conferma di quanto sopra, pubblicherò nei prossimi giorni un incontro proprio sull'argomento di cui sopra, in cui erano stati invitati alcuni candidati sindaci tra cui i Sig.ri: Avv.ti R. Stancanelli e E. Bianco, il Prof. M. Caserta, la Dott.ssa M. Acagnino che mostro particolare interesse per quell'iniziativa ed insieme a loro era presente anche l'ex procuratore della Repubblica  G. Tinebra... 
Ricordo tra l'altro (ma di ciò purtroppo non ho più alcuna fonte...), che in quel periodo vi era stata la volontà di un milionario arabo, già il classico sceicco che si era offerto di costruire la "Cittadella giudiziaria" e in cambio chiedeva di prendere il possesso del palazzo dell'ex poste, affinché egli ne potesse realizzare un hotel, che sicuramente - vista la posizione adiacente con la Stazione Centrale risultava essere più logica di quanto ora si sta per realizzare...
Comunque sono tante le circostanze che non si riescono a comprendere in questa nostra città, ad esempio quel palazzo rimasto disuso di fronte al porto o quell'area della ex cementerie abbandonata, ed ancora, cosa dire di quella proprietà chiamata Palazzo Bernini adiacente Piazza Michelangelo o di quel progetto mai portato a termine che prevedeva da un lato la costruzione del nuovo stadio del Catania Calcio e quindi importante vetrina per la nostra squadra del cuore, ma soprattutto perché avrebbe così com'è progettata, contributo a diventare sede di molti uffici pubblici...
Cosa aggiungere, speriamo quantomeno che dopo che questo palazzo verrà finalmente demolito, potremmo vedere in tempi celeri realizzata questa nuova struttura giudiziaria...
Sì... perché mi dispiacerebbe dovermi ritrovare tra qualche anno a scrivere nuovamente su questa ahimè angosciante vicenda!!! 

venerdì 24 gennaio 2020

"C'era un imprenditore di Milano che aveva interesse che le stragi non si fermassero"!!!

Ma guarda un po' che novità... 
Sono anni che il sottoscritto va riportando nei propri post quanto ora dichiarato e cioè che dietro quel periodo stragista non vi era la mafia o per meglio dire la "sola" mafia, bensì un sistema perfettamente organizzato per compiere un golpe senza sparare un sol colpo...
Ciò che non si era riusciti a compiere anni primi con il maestro venerabile di quella loggia massonica "P2" Licio Gelli, ecco che anni anni è stato portato a termine da una parte di quei suoi ex tesserati...  
La conferma che mancava viene data ora dal boss di Cosa nostra Giuseppe Graviano (condannato all'ergastolo), che nel corso della sua deposizione al processo sulla “‘ndrangheta stragista” in cui è imputato, ha invitato - nella sua deposizione in videoconferenza - il Procuratore aggiunto di Reggio Calabria, Giuseppe Lombardo (pm d’udienza), a indagare sulle vicende del suo arresto “perché si potranno scoprire i mandanti delle stragi degli anni ’90“.
Continuando ha voluto precisare: “C’erano imprenditori di Milano che non volevano la fine degli attentati”!!!
Finalmente dopo tanti anni il boss delle stragi ha iniziato a parlare, inviando quei messaggi "subliminali" a chi di dovere... 
D'altronde il carcere duro dopo 26 anni si è fatto sentire... ed il boss ritiene oggi di aver già scontato pienamente quella sua pena e ora vuole soltanto uscire, ma per farlo deve sollecitare il sistema ed ecco quindi che inizia raccontando una parte di quei segreti che da sempre ha tenuto custodito gelosamente...
Già quei rapporti tra mafia e politica, tra uomini delle Istituzioni "deviati" e cosa nostra, quest'ultima che a seconda delle richieste ricevute, disseminava bombe nel nostro paese bombe a modello "orologeria"!!!
Siamo tra il 1993 ed il 1994 e qualcuno aveva iniziato le manovre politiche/imprenditoriali per giungere al potere, grazie anche alle forti richieste dei cittadini che pretendevano immediatamente un nuovo governo nuovo (dopo la vicenda Craxi) e soprattutto lontano da quei meccanismi corruttivi che avevano portato alle inchieste di "mani pulite"... 
Era questo ciò che pensavano a quel tempo i miei connazionali, una penisola sottosopra ed una regione - la mia Sicilia - colpita direttamente al cuore da quella criminalità organizzata, attraverso un numero altissimo di vittime dello Stato (e non solo), crudelmente assassinate...    
Ecco quindi che il boss Graviano attacca coloro che hanno parlato di lui, dai collaboratori di giustizia agli stessi magistrati che lo hanno interrogato e che ancora oggi evitano di porgere ad egli quelle giuste domande...
E difatti ora egli dà nuove istruzioni su come di dovrebbero condurre le indagini, in quanto - secondo egli - non è altro che una vittima o per meglio dire un piccolo ingranaggio di una enorme  macchinazione!!!
Ma il procuratore aggiunto Giuseppe Lombardo, (che ha coordinato l’inchiesta, Graviano, insieme al "mammasantissima" calabrese Rocco Filippone) ritiene Graviano il mandante degli attentati contro i carabinieri, costati la morte ai brigadieri Fava e Garofalo e ad altri quattro militari feriti, con cui la ‘ndrangheta ha partecipato alla stagione dei noti attentati del ’93 e ’94.
Mentre l'ex boss dichiara che quelle notizie sono "bugie”, anche la stessa ordinanza è secondo egli errata, come altresì false sono le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia dei siciliani Gaspare Spatuzza, Fabio Tranchina e di quelli calabresi, Nino Lo Giudice e Consolato Villani.
Inoltre, sempre durante la deposizione ha aggiunto - rivolgendosi al procuratore Lombardo:- "Se lei andrà ad indagare sull'arresto condotto nei confronti di Giuseppe e Filippo Graviano scoprirà i veri mandanti delle stragi. Scoprirà chi ha ucciso il poliziotto ucciso insieme alla moglie, Agostino. Scoprirà la verità su tante cose. Però i carabinieri devono dire la verità".
E poco dopo ha lanciato un altro messaggio sibillino: "C'era un imprenditore di Milano che aveva interesse che le stragi non si fermassero"!!!
Chi me lo ha detto? Me lo ha riferito nel carcere di Spoleto (tra il 2006 ed il 2007) un altro detenuto napoletano... 
Si evince dalle intercettazioni ma non mi chieda di dire il nome perché non farò nessun nome, d'altronde non mi sembra corretto e rispettoso nei confronti di chi mi ha voluto confidare i segreti di cui oggi sono a conoscenza...
Il messaggio a chi di dovere è stato lanciato... ora vedremo se verrà recepito oppure se - come solitamente avviene in questi casi - non sia più conveniente eliminare definitivamente questo testimone diventato ora troppo "scomodo"!!!

giovedì 23 gennaio 2020

Cosa nostra ricicla in diamanti...

Harare, Zimbabwe, gennaio 2011. 
Antonino Messicati Vitale, boss di Cosa Nostra, atterra in un jet privato. Ha con se un bagaglio che non può passare dalla dogana, un baule stracolmo di dollari americani. 
Viaggia protetto e si fa strada nella calura dell’estate australe fino alle miniere di Marange. Non è certo la prima volta che deve chiudere un affare importante, ma questa volta anche lui dev'essere stato un po’ nervoso: Antonino ha in mano l’affare del secolo, roba da fare concorrenza al fu Cecil Rhodes, affamato cacciatore di diamanti e conquistador di quella terra, una volta chiamata Rhodesia in suo onore. Antonino è atteso, in cambio dei suoi dollari fruscianti lo aspetta un carico da un milione di carati di pietre grezze. Duecento chili di diamanti voleranno via dal paese in segreto, senza controlli di frontiera e con il benestare dell’oligarchia del Paese che avrà in cambio una fetta della torta. Ma il colossale acquisto è solo il primo passo, pochi giorni dopo Antonino è a Pretoria, capitale del Sudafrica, a firmare un accordo che assicurerà un flusso ininterrotto di diamanti zimbabwesi verso l’Europa.
E’ il 19 gennaio 2001 e al tavolo della trattativa siedono Antonino Messicati e altri sei uomini d’affari sudafricani e zimbabwesi. 
Sul tavolo l’accordo per il lancio della “Zimbabwe Diamond Opportunity”: 30mila carati al mese verranno tagliati a Harare e poi commercializzati in Europa grazie a una occulta azienda maltese. 
Un altro milione di carati sarà assicurato in meno di tre anni. A garantire l’approvvigionamento e il taglio dei diamanti è un’associazione di trader locali autorizzati dal governo, chiamata ‘Zimgroup’ nel contratto. 
A mettere il capitale e i canali per l’export è un gruppo di investitori stranieri, l'Ingroup.
L’uno non può fare a meno dell’altro, perché da quando il governo di Mugabe ha dovuto ratificare il Kimberly Process, un accordo internazionale che cerca di prevenire l’ingresso nei circuiti legali dei cosiddetti ‘blood diamonds‘, fare uscire diamanti grezzi dallo Zimbabwe è vietato. 
I diamanti grezzi sono il Santo Graal del riciclaggio: non hanno un prezzo fisso, il loro valore può mutare come per magia in base a come vengono valutati: si devono contrabbandare fuori da un paese? Viaggeranno con una valutazione al minimo. Devono servire da contropartita per un prestito o certificato di credito? Verranno valutati al massimo. E non importa che siano insanguinati, Cosa Nostra non si fa certo scrupoli: trova il compratore giusto e le pietre finiscono fianco a fianco a quelle autorizzate, nelle gioiellerie di tutto il mondo.
Ma anche i diamanti lavorati possono servire al riciclaggio, e Cosa Nostra lo sa. Quando si hanno milioni guadagnati dal traffico di droga che non si possono dichiarare al fisco, non c’ è nulla di meglio dell’acquisto di diamanti. E cosi, si da il via alle danze con la ‘Ingroup’, guidata da un volto incensurato: Salvatore Ferrante, cittadino sudafricano di seconda generazione, pronto a fare l’uomo in doppiopetto del cugino Messicati Vitale.
Ad aprire le porte dell’Africa ci pensò Vito Roberto Palazzolo, il più abile banchiere che Cosa Nostra abbia mai avuto. 
Entrato in Sudafrica da latitante nel 1986, costruisce un vero proprio impero, tra miniere di diamanti in Angola, laboratori di taglio dei preziosi in Namibia e affari miliardari che assicura a governi africani corrotti, imprenditoria internazionale e, ovviamente, alla mafia. 
Ma oggi che Palazzolo è incarcerato al 41bis dopo essere stato scovato in Thailandia nel 2012, Cosa Nostra ha dovuto cercare nuovi canali per investire nel continente nero.
Salvatore Ferrante ha un legame a doppio filo con la sua terra d’origine, la Sicilia. A Palermo, tra i decadenti edifici del centro e le meravigliose statue barocche sporcate dal traffico, c’è un dentista che a molti boss di mafia ha guardato in bocca. Negli ultimi anni ai clienti non ha proposto denti d’oro, ma traffici di diamanti. È lo zio di Salvatore, e pur non sapendo indicare Harare sul mappamondo, ha ben chiaro il suo ruolo cardine: deve trovare gli investitori, metterli in contatto con Salvatore che poi penserà al resto. Ma alla Cupola serve una garanzia in più, perchè certe decisioni le può prendere solo un uomo d’onore, e cosi viene scelto Antonino per il viaggio nel continente nero.
Messicati Vitale è giovane e pieno di risorse. Condannato per mafia nel 2000, sconta la pena, torna sul trono, scappa a Bali, rientra in Italia scortato dai carabinieri, rimane a piede libero un anno e viene fermato definitivamente a ottobre 2014 mentre, con una maschera in silicone, si preparava ad un ritorno in Africa. Boss indiscusso di Villabate, Antonino ha imparato a sparare quando militava nel gruppo di fuoco di Bernardo Provenzano. 
Da “Zio Binnu” però ha imparato anche l’arte degli affari, che vengono “prima delle pallottole”, come comanda anche l’attuale capo dei capi Matteo Messina Denaro. Non è dato sapere se sia stato Messicati Vitale il primo a cogliere un’opportunità nascosta nel suo albero genealogico, o se siano stati gli incensurati parenti sudafricani a cercarlo per primi, poco importa: il sangue non è acqua, e per la mafia è il legame più forte, indelebile e resistente a migliaia di chilometri di distanza.
La famiglia Ferrante in Sudafrica c’è arrivata alla fine degli anni ‘50, quando Salvatore Ferrante senior, padre del nostro trader di diamanti e fratello della nonna di Messicati Vitale, lascia la terra natia per finire a lavorare nelle miniere d’oro di Springs, nel Gauteng orientale, non lontano da Johannesburg. Con la sua sposa sudafricana, Wilhelmina Marais, Salvatore mette su una grande famiglia di sei figli, nell’ordine Salvatore junior, Giuseppina, Alberto, Anna Maria, Carmelo e Bianca. Ai Ferrante piace ostentare: sui loro social network pubblicano foto di bella vita in famiglia: ville in campagna, macchine di lusso, cavalli da corsa, nidiate di pitbull e addirittura un tigrotto, a passeggio sul bordo piscina.
Per i Carabinieri di Palermo questa famiglia diventa interessante a fine 2010, quando Messicati Vitale li va a trovare per la prima volta. Non sono mai stati indagati per mafia, ma i Carabinieri vogliono vederci chiaro. Cercando di capire lo scopo del viaggio di Antonino, gli inquirenti scoprono il sito web dell’azienda diamantifera dei Ferrante. Ed ecco la sorpresa: tra i documenti caricati del sito spunta il volto del capomafia di Villabate. Immortalato tra i partner della “Zimbabwe Diamond Opportunity”.
C’è un altro volto importante ritratto nelle foto della trattativa, ed è quello dell’uomo senza il quale i Ferrante, e Antonino, non sarebbero mai entrati nel business nei diamanti: Louis Petrus Liebenberg. E’ in base alle sue testimonianze, messe agli atti di un procedimento intentato in Sudafrica, che Irpi è stata in grado di ricostruire la storia degli investimenti del boss Messicati Vitali nel continente. Liebenberg è un grosso dealer del settore, originario di Port Nolloth, una cittadina di mare a pochi chilometri dall’Orange River che segna il confine con la Namibia, dove si estraggono dal fondale marino i migliori diamanti al mondo. È qui che Liebenberg era riuscito ad ottenere la ‘Concession 10‘, dove “sul fondo ci sono almeno due milioni di carati di diamanti della massima qualità gemmologica. L’Orange River ha trasportato le pietre per 240 chilometri fino al mare, lavandone ogni impurità.” E siccome la Concession 10 è uno dei rari depositi marini fuori dal controllo statale, l’imprenditore la quota alla Borsa di Londra tramite la sua “Wealth4u Mining and Exploration LTD”, l’azienda titolare della concessione.
È il 2008, Liebenberg sta vivendo un costoso e complicato divorzio, ma incontra Pina Ferrante, la figlia maggiore di Salvatore senior, e se ne innamora perdutamente. Quello che però non poteva sapere è che stava andando a finire nella tela del ragno. 
Gli Afrikaans come lui non sono abituati al calore della famiglia mediterranea, e quello dei Ferrante lo sorprende del tutto: “Eravamo sempre a pranzo e cena tutti assieme, mi sentivo di famiglia”. Amato e viziato, Liebenberg non si sente minacciato quando Pina gli propone una soluzione per difendersi dalle pretese della moglie: usare lei e la sua famiglia come prestanome per tutti i suoi beni. La proposta finisce per convincerlo. Le parti scrivono un accordo che Liebenberg metterà in cassaforte, sicuro che basti a proteggere il suo tesoro perché, racconta con rammarico a IRPI, “avrei dato la vita per Pina, mi fidavo ciecamente”.
Anche Wealth4u, il fiore all'occhiello di Liebenberg, deve passare a Pina per non essere toccata dalla causa di divorzio: viene così liquidata e il suo capitale, inclusa la concessione 10, trasferito alla African Dune della donna, l’azienda scovata dai Carabinieri di Palermo mentre indagavano su Messicati. Il futuro sembra roseo su tutti i fronti e i Ferrante sono pronti ad espandersi verso nuovi orizzonti.
Ma le miniere richiedono tempo ed investimenti, e i Ferrante vogliono comprare diamanti subito, da più Paesi possibili. Liebenberg deve aiutarli e aprire il suo prezioso libro dei contatti alla famiglia italiana. Il primo passo si fa in Repubblica Democratica del Congo: qua il sudafricano già commerciava con esponenti governativi trattando i diamanti del Kasai Occidentale e Orientale, entrambi famosi per le gemme che se ne estraggono.
Poi c’è la volta dell’Angola. Questa volta sarebbero i Ferrante ad avere un asso nella manica, a quanto racconta Liebenberg la famiglia vanta un’amicizia storica con Franco D’Arrigo, figlio di un emigrante italiano che ha lavorato nelle miniere d’oro assieme a Salvatore padre negli anni ‘60. I D’Arrigo hanno fatto più fortuna dei Ferrante e oggi possiedono la Elco Steel, una delle più importanti industrie siderurgiche del Sudafrica, che opera anche in Angola, dove D’Arrigo conoscerebbe bene Isabel Dos Santos, la figlia del presidente, amica intima anche di Vito Roberto Palazzolo (ma lei lo nega), il banchiere di Cosa Nostra, che – racconta Liebenberg – sarebbe amico storico anche dell’imprenditore Franco D’Arrigo.
Ma le amicizie altolocate non bastano, serve qualcuno che possa parlare di diamanti con competenza tecnica.
Ecco entrare allora in scena Marius de Kock, socio di Liebenberg e rampollo di una famiglia prestigiosa che ha avuto ben due governatori della South African Reserve Bank. De Kock ha fatto carriera nel settore dei diamanti, ed è ‘sight-holder’ per la De Beers: è cioè autorizzato a comprare e vendere pietre grezze per la più importante azienda di diamanti del mondo. È D’Arrigo che avrebbe fornito contatti presidenziali in Angola, ma è Marius de Kock che sarebbe andato di persona a cercare i diamanti giusti per la famiglia italiana. Purtroppo a questa storia mancano tasselli fondamentali, perché né Marius De Kock né Franco D’Arrigo hanno risposto alla richiesta di commento dei giornalisti di Irpi.
Ma il paese dove i Ferrante hanno fatto davvero fortuna è lo Zimbabwe. Anche qui Liebenberg ha amicizie altolocate, come il prefetto delle miniere di Marange che garantirà i permessi per dar vita alla “Zimbabwe Diamond Opportunity”. Marius de Kock è presente anche in questo affare: accompagna gli investitori nel paese e si assicura che i diamanti siano di qualità.
I diamanti della “Zimbabwe Diamond Opportunity” vengono dai depositi di Marange, i più grandi e importanti del Paese. Concessi al colosso De Beers fino al 2006, vengono poi occupati da migliaia di civili, minatori fai da te in cerca di qualche gemma, di un colpo di fortuna che li liberi dalla miseria. Ma nell’ottobre del 2008 il presidente Mugabe e il suo partito Zanu decidono che è ora di fare fruttare la miniera. Si da il via all’operazione“Hakudzokwi”, ovvero “Senza ritorno”. Centinaia di militari entrano nell’area e a colpi di kalashnikov massacrano migliaia di civili. Vengono trucidate intere famiglie, donne, bambini. L’operazione, una delle pagine più oscure della storia d’Africa, dura meno di una settimana ma svuota la miniera da tutti i civili. Da allora i diamanti dei campi di Marange sono considerati ‘blood diamonds’ e interdetti dal commercio internazionale dal Kimberly Process.
Quale occasione migliore per un compratore come Antonino Messicati Vitale? Marange è perfetta per riempire il baule del boss di Villabate. Liebenberg lo ha scoperto per caso. “Quando Antonino è venuto in Sudafrica è stato a casa mia e di Pina un mese”, racconta ad Irpi. “Mi è stato presentato solo come il ‘cugino Tony‘, ricco e siciliano. Dopo un viaggio in Zimbabwe, in cui non sono stato invitato, Antonino è tornato con un milione di carati di diamanti, comprati in contanti.”
Il prezzo dei diamanti di Marange può variare moltissimo. Il minimo è 70 dollari a carato, ma può arrivare anche a 450 “se il compratore lo richiede” spiega ai giornalisti di Ancir una fonte interna al parlamento zimbabwese, “e se si vanno a comprare pezzi di alta qualità direttamente da chi gestisce le miniere”. Una transazione da capogiro: una cifra fra i 70 e i 450 milioni di dollari in contanti. Sembra impossibile, ma ci assicurano che non sarebbe la prima volta che accade in Zimbabwe. La stessa fonte parlamentare ci spiega che “gli intermediari arrivano in aereo, comprano, e volano via senza controlli. L’esercito c’è dentro fino al collo”.
Dove siano ora le pietre del baule è difficile immaginarlo, ma le possiamo immaginare nella cassaforte di qualche fiduciaria ai Caraibi o al dito di qualche ricca signora europea, che inconsapevole sfoggia una gemma pura solo in superficie: dietro c’è il denaro di Cosa Nostra e il sangue dei civili trucidati a Marange.
Le aziende che oggi lavorano nelle miniere maledette, sotto l’occhio vigile dei militari di Mugabe, parlano tutte cinese. Si tratta di una spregiudicata joint-venture fra governo e Repubblica Popolare Cinese, che – oltre ad appoggiare la violenta campagna elettorale 2013 ha scavato all'impazzata arrivando quasi all'esaurimento delle vene minerarie e contribuendo fortemente al picco della produzione raggiunto nel 2012 con circa tre miliardi e mezzo di dollari in diamanti grezzi.
Liebenberg non sa dire se tutt’oggi i Ferrante si riforniscano da Marange, ma sostiene che lo abbiano fatto almeno per tutto il 2011. I suoi rapporti con i Ferrante si interrompono bruscamente all’inizio dell’anno 2012, quando la Concessione 10 finisce sotto sequestro giudiziario a causa di un incidente mortale nel cantiere. Liebenberg fa il diavolo a quattro per ottenere la restituzione del “suo tesoro” ma non trova supporto nei Ferrante. Per la prima volta l’uomo cade dalle nuvole e si rende conto che alla famiglia la Concession 10 non interessa; devono comprare e rivendere partite di diamanti, in un flusso rapido che possa soddisfare gli appetiti del cugino boss. Per Antonino, e per Cosa Nostra, lo scopo non è ‘produrre’ ricchezza nel lungo termine, ma concentrarne molta e subito in poco spazio.
Con prospettive così diverse diventa ovvio che il romanzo d’amore tra Liebenberg e Pina Ferrante sia arrivato al capitolo finale. Ma Pina, come il paziente ragno che tesse la tela, ha un’ultima missione da portare a termine. Liebenberg racconta di essere stato convinto a passare ancora una notte insieme, ma di aver trovato la mattina dopo la polizia alla porta, pronta ad ammanettarlo per stupro. Liebenberg viene sbattuto in galera 11 lunghi giorni ma poi assolto per mancanza di prove. Nessuno gli ripagherà lo smacco, ma soprattutto nessuno gli ridarà i diamanti e il contratto che tutelava i suoi beni e che Pina nel frattempo aveva prelevato dalla cassaforte del loro appartamento.
L’imprenditore Afrikaan a quel punto si trova in mutande e capisce la vera portata della truffa. Trascina Pina in tribunale per riprendersi beni e miniere ma mentre la battaglia legale è ancora tutta da combattere, Liebenberg racconta di ricevere, “ancora minacce di morte anonime al telefono”. Dal canto suo Pina non sembra vacillare, e tanto meno vacilla la famiglia Ferrante che, si narra nei luoghi che contano di Johannesburg, sta “volando” con gli affari. I Ferrante non sembrano nemmeno preoccuparsi di quella parentela e di quegli affari che li legano a Cosa Nostra. Pina e Salvatore Ferrante si sono rifiutati di commentare sul perché, senza batter ciglio, abbiano avviato il business dei diamanti con il cugino boss.

Cosa Nostra, oggi sotto la sapiente guida di Matteo Messina Denaro, ha saputo mimetizzarsi nel capitalismo internazionale senza perdere le radici culturali e criminali che la rendono indistruttibile. 
I suoi soldi sono liquidi, presenti, esentasse e sempre disponibili. In un flusso sempre crescente penetrano rapidi i circuiti legali anche grazie a una vasta area grigia che presta i suoi servigi alla "Mafia Spa".
Liebenberg dal canto suo assicura di avere scoperto “dalla stampa” solo dopo la fine della love story la vera identità di Antonino. 
Difficile esserne certi, ma non è la prima volta che l’imprenditore tenta di uscire allo scoperto. Su un articolo pubblicato da Informare x Resistere nel 2012 aveva commentato chiedendo di “parlare con il giornale”. 
Nessuno però lo ha mai cercato e quando Irpi lo ha contattato a gennaio 2014 non vedeva l’ora di raccontare come “inspiegabili flussi di denaro entrassero nelle casse dei Ferrante dalla fine del 2011, poco prima della mia uscita di scena”.

mercoledì 22 gennaio 2020

E' ancora la mafia "catanese" a comandare in provincia di Messina!!!

Già... secondo l’ultima relazione della Direzione Investigativa Antimafia, inviata al Parlamento, è la presenza della mafia catanese a condizionare molti settori dell'economia in provincia di Messina!!!
E' stata evidenziata la sussistenza di legami tra la criminalità organizzata locale e quella catanese i cui esiti - dalle attività giudiziarie - hanno rivelato la presenza di propri affiliati catanesi nella città peloritana...
Lo dimostrano altresì i sequestri di beni e patrimoni riconducibili a personaggi "affiliati" presenti in molti settori economici di quel territorio... in particolare l'influenza più consistente è quella della fascia jonica sud, al confine con la provincia di Catania, quella zona che va da S. Alessio a Giardini Naxos.... 
È in questa zona che si estendono gli interessi di quell'associazione, secondo la Dia infatti queste consorterie continuano ad esercitare la propria influenza, spingendosi anche nell'entroterra come la valle dell'Alcantara o i comuni limitrofi di Gaggi, Francavilla, Malvagna e Castiglione, ecc...

Nel semestre in esame la Dia ha segnalato inoltre alcuni elementi di novità, con riferimento all'estensione criminale in particolare in quelle rinomate località turistiche, ossia Taormina e Giardini Naxos, come si è visto infatti nell'operazione “Isola bella” grazie alla Procura della Repubblica di Catania, che ha permesso di ricostruire quanto perpetrato in quela "Perla del Mediterraneo"!!!
Viene spontaneo chiedersi, com'è possibile che ad attivarsi sia attivata la Procura Etnea e non quella di Messina che di fatto, era per competenza, l'unica diretta responsabile di quell'area in quanto ricade proprio nella sua giurisdizione e quindi era essa a dover quantomeno verificare ciò che stava accadendo da anni in quei luoghi che ricordo rappresentano uno dei posti più frequentato dai turisti giunti in Sicilia da tutto i mondo...
Ma... 
L'operazione a giugno 2019 portò la Guardia di Finanza a eseguire un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 31 persone, responsabili a vario titolo di tutta una serie di reati che non sto qui a riportare, a cui è seguito un sequestro preventivo del valore complessivo di oltre un milione di euro...
Cosa aggiungere... sicuramente è finito il tempo delle rivalità tra le due città, in particolare quella sul campo tra le due squadre di calcio...  
Già si è concluso tutto, non esiste più alcuna competizione economica o commerciale e ancor meno inimicizia, d'altronde il detto non dice: insieme si cresce e vince!!!
ED essi stessi infatti hanno pensato che l'unione abbia giovato in questi anni ad entrambi le parti, spartendosi quel mercato e la sua economia, rappresentazione perfetta di quel loro nuovo principio di espansione: Ama i tuoi nemici perché essi tirano fuori il meglio di te!!!

martedì 21 gennaio 2020

L'attività giudiziaria da sola non può bastare...

Già, un mondo a parte quello dell'attività giudiziaria...
Se dovessi rappresentare con una scena quel particolare ambiente lo vedrei con l'immagine di un film, sì... quello dei "corvi" girato da Alfred Hitchcock, sarebbe ottimo per descrivere quanto accaduto in questo ultimo ventennio...
Sì, va detto per correttezza che molto è cambiato all'interno di quel "palazzo" - in particolare in questi ultimi anni - d'altronde basti contare il numero d'inchieste giudiziarie salite in modo esponenziale, i processi giunti nell'ordine della quotidianità e gli arresti costanti di soggetti e professionisti insospettabili...
Già, tutta una serie di personaggi che in qualità di prestanome e/o colletti bianchi, si son prestati ad agevolare e a compiere tutta una serie di reati... 
D'altro canto basti osservare i continui sequestri/confische compiute dalle forze dell'ordine, un numero certamente elevato - solo in Sicilia si parla di migliaia di unità - proprietà immobiliari tolte dalle mani di malfattori o mafiosi, ottenute (o anche solo gestite) in maniera illegale, di cui parecchie rimesse nuovamente nel circuito della legalità o questo era il presupposto...
Una attività quella di accumulare ricchezze, affinché si possano riutilizzate per esercitare sovente un controllo sul territorio e sui suoi cittadini...
Ma non bisogna soltanto ricordare questa categoria di criminali, perché c'è stato anche chi negli anni scorsi - se pur appartenendo alle istituzioni - ha fatto emergere casi di mala gestio per fini "personali", evidenziando in quel loro ruolo poco attenzione per i beni sequestrati e confiscati a loro affidati...
Basti ricordare ad esempio tutta una serie di amministratori giudiziari truffaldini e soprattutto un caso portato alla cronaca (l'inchiesta "Saguto") che ha creato nell'ambiente forte scetticismo sulla gestione di quei beni tolti ai mafiosi...
Perché alla fine serve a poco il lavoro svolto dall'Agenzia nazionale per i beni sequestrati e confiscati, se poi non si riesce a monitorare o ancor di più a gestire quei beni, che di fatto restano nella disponibilità di coloro a cui erano stati tolti o ancor peggio non vengono efficacemente riutilizzati per fini sociali...
Ma d'altronde di una cosa sono ormai certo: la corruzione nella nostra terra è perpetrata a tutti i livelli e riguarda anche quelle persone che di fatto dovrebbero controllare e non lo fanno, anzi solitamente fanno in modo tale di non restar coinvolti...
Continuano quella loro opera senza mai entrare nello specifico, restano ai margini di quel loro controllo, percependo lo stipendio senza alcun merito e difatti quando improvvisamente sono chiamati in causa, dimostrano quella propria inadeguatezza professionale, a cui va sommata ahimè una fragilità personale, accompagnata da atteggiamenti di codardia!!!
Ed è proprio grazie a quel loro comportamento che la mafia ha potuto controllare questo nostro territorio!!!
Sono essi difatti ad aver contribuito ad alimentare quel potere illegale, favorendone la corruzione anche in quelle pubbliche amministrazioni, dove grazie ad impiegati infedeli si sono potuti eludere tutti quei controlli che hanno dato il via a questo sistema totalmente corrotto ed illegale!!!

lunedì 20 gennaio 2020

Caltanissetta: processo sul depistaggio delle indagini sulla strage di via D'Amelio.

Ecco cosa è stato riportato dal procuratore aggiunto di Catania, nella qualità di teste, nel processo in corso a Caltanissetta sul depistaggio delle indagini sulla strage di via D'Amelio che portò alla morte del giudice Borsellino e dei cinque agenti della sua scorta. 
Secondo quanto è emerso, sembra che a tenere i contatti con Bruno Contrada (ex numero due del Sisde, successivamente condannato per concorso esterno in associazione mafiosa) vi fosse in quegli anni Gianni Tinebra (Procuratore della Repubblica di Caltanissetta e titolare delle inchieste per la strage di Capaci e per quella di via d'Amelio)
E difatti, sin dal primo avvio delle indagini ed ancor prima che i collaboratori di giustizia iniziassero a riferire sulle dinamiche e sulle motivazioni che avessero spinto a quel attentato (di cui l'allora boss di cosa nostra - Toto Riina - ha sempre respinto ogni diretta partecipazione...), si era sin da subito intuito che era nell'ambito della attività giudiziaria svolta dal giudice Falcone che andava ricercato il movente di quell'azione criminale!!! 
Infatti dagli elementi acquisiti risultava in modo inequivocabile che qualcosa all'interno di quegli organi inquirenti non aveva funzionato a dovere, se pur tra quegli uomini erano in molti ad aver impegnato tutta la propria vita in quell'azione di contrasto alla mafia...
Non va dimenticato che proprio in quegli anni, cosa nostra avesse elevato la propria strategia criminale, finalizzandola con la sistematica eliminazione di quanti in prima persona si erano impegnati a contrastarla... 
Ma nello stesso tempo bisogna ricordare la palese ed oltraggiosa opera di delegittimazione compiuta nei confronti di alcuni magistrati tra cui proprio il giudice Falcone - operata attraverso l'invio di lettere dal “corvo” - per seguire con quelli in ambito "istituzionale", come quella sua rigettata candidatura per le elezioni del CSM, ed anche quella in occasione della copertura del posto di Consigliere Istruttore dopo il pensionamento di Antonino Caponetto e per finire la mancata designazione dell’Alto commissario per il coordinamento della lotta contro la delinquenza mafiosa!!!
Era ovvio che in ciascuna di quelle azioni di arresto non vi fossero soltanto attacchi animati da semplici e meschini sentimenti di invidia, ma vi era un intrecciato gioco di potere che aveva quale fine, quello di contribuire a delegittimare il lavoro del giudice per continuare a favorire le azioni delittuose compiute da cosa nostra...
Abbiamo da sempre visto come nel corso della storia della mafia essa - prima di realizzare un omicidio eccellente - provi ad isolare la vittima designata, in particolare ne scredita la sua immagine pubblica, nell'intento di limitare così al massimo le possibili reazioni delle istituzioni e soprattutto della società civile...
Ecco perché è più semplice credere ad un attentato compiuto dai servizi segreti "deviati", che provare a far passare come mafioso quell'attentato di Via d'Amelio, compiuto sicuramente per colpire quanto il giudice sapeva e conservava in quella famosa "agenda rossa"!!! 
Egli a differenza di quanto ci hanno sempre voluto raccontare, si trovava già sotto mira di una parte dello Stato, quello che non voleva che si sapesse cosa stesse accadendo e quali intrecci politico/istituzionali/mafiosi erano in atto, gli stessi che poi successivamente, si diedero da fare attraverso quei depistaggi...
Ho letto che fu il procuratore Gianni Tinebra a chiedere aiuto ai Servizi segreti, in particolare ad uno dei suoi uomini più importanti, già l'allora numero due del "Sisde", Bruno Contrada...
Un incontro irrituale, considerato che i servizi segreti non si occupano di fare indagini, eppure tramite l'allora capo della polizia Vincenzo  Parisi, si giunse a quell'incontro, per dare risposta alle richieste di "aiuto" da parte della Procura...
Una circostanza ambigua visto che lo stesso Procuratore aveva già con se a Palermo l'unico ad avere una ampia competenza e conoscenza nella lotta alla mafia, che era per l'appunto... il capo della mobile!!!
Una vicenda certamente oscura che presentò anche alla fine e dopo tanti anni alcuni buchi neri... come ad esempio l'esposto querela presentato in aula dallo stesso Bruno Contrada - circa 80 pagine con un centinaio di allegati - dove facendo nomi e cognomi egli accusava pentiti mafiosi,ufficiali dei carabinieri, funzionari di polizia e via discorrendo, ma soprattutto dove attraverso quelle carte si evidenziava in maniera  inconfutabile, di come vi fosse stato un tentativo di depistaggio nelle indagini, ma  stranamente, tutto venne archiviato...
Di una cosa comunque possiamo esser certi: quanto accaduto allora, rappresenta una delle tante pagine buie della storia di questa nostra fragile Repubblica Italiana!!!

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