Soprattutto qui, da noi, nella mia "bedda" Sicilia, dove il confine tra fatica e bellezza è sempre stato sottile come la cenere che cade dopo un’eruzione.
Già… quella stessa cenere che, per secoli, ha ricoperto i campi, oscurato il sole, costretto intere famiglie a ricominciare da zero, ed oggi capace di sorprenderci ancora con una versatilità che sa di miracolo...
È come se questa terra, oltre a regalarci arance dorate, mandorle dolci e un mare cristallino che brucia gli occhi, volesse insegnarci a guardare oltre, a riconoscere valore, sì... proprio lì, dove prima vedevamo disagio.
Pensate ad esempio a quella polvere così scura, apparentemente insignificante, che per intere generazioni è stata raccolta con rassegnazione e poi gettata via come scarto inerte, oggi è diventata protagonista, silenziosa di tante vite nuove.
Nei laboratori artigiani si trasforma in saponi esfolianti e purificanti, capaci di restituire alla pelle la freschezza delle sorgenti etnee. Nei campi, sparsa con sapienza tra le file di viti, ulivi e piante aromatiche, agisce da fertilizzante naturale, arricchendo il suolo con minerali che solo il vulcano sa donare. Nelle botteghe di artisti, progettisti e costruttori, la pietra lavica - levigata, intagliata, plasmata - diventa pavimento, scultura, oggetto d’arredo, portando con sé la memoria millenaria del fuoco e del tempo.
Consentitemi - prima di parlare di quest’ultima incredibile innovazione - di ricordarvi alcuni esempi che ho trovato in rete, che trattano proprio di questo materiale lavico, patrimonio unico di quest’isola, che ha saputo forgiare nei millenni intere comunità: dal Consorzio della Pietra Lavica dell’Etna, che promuove l’uso della roccia vulcanica in edilizia e design, al sapone esfoliante a base di cenere dell’Etna realizzato da Antiche Bolle; dall’uso agricolo della cenere come fertilizzante naturale per piante aromatiche e officinali, come racconta l’azienda agricola Sari, fino agli oggetti di design e bigiotteria in PETRAFEEL - un materiale innovativo a base di lava - proposti da System Futur, sono solo alcuni esempi che ho scoperto navigando in rete:
https://consorziodellapietralavicadelletna.com/i-prodotti
https://www.antichebolle.it/saponi-al-taglio/61-cenere-dell-etna-scrub.html
https://www.systemfutur.it/negozio/
Ma c’è di più, sì… come dico spesso: c’è sempre di più, in Sicilia!
Perché non è la prima volta che la lava - fredda, nera, ostinata - entra a far parte della nostra storia non come minaccia, ma come compagna di vita. Già i nostri antenati, dopo le eruzioni, non si limitavano a piangere i raccolti perduti: raccoglievano la pietra lavica, la lavoravano con pazienza, ne facevano architravi, pavimenti, persino strumenti. Quella stessa cenere, mescolata alla calce, diventava malta per case che ancora oggi resistono al tempo, testimoni di un’alleanza antica tra l’uomo e il vulcano.
Potremmo definirlo un patto silenzioso: tu ci provochi, noi ti trasformiamo!
E oggi quel patto si rinnova, in forme che i nostri nonni non avrebbero mai immaginato. Immaginate, quella stessa cenere dell’Etna, unita a scarti di vetro, che viene trasformata in un inchiostro per le nuove stampanti 3D.
Sì, avete letto bene. Un recente studio - nato proprio ai piedi del vulcano, all’Università di Catania - ha unito geologia e tecnologia avanzata in un abbraccio inaspettato.
Grazie a una tecnica chiamata Direct Ink Writing, cenere e vetro, invece di finire in discarica, prendono nuova vita: diventano miscele modellabili, solide, omogenee. “Gli oggetti stampati sono promettenti, robusti, sorprendentemente resistenti”, ha spiegato una delle ricercatrici coinvolte.
Ecco: il futuro non è una promessa lontana. È qui, ora, nelle mani di chi sa ascoltare la terra, rispettarne il fuoco e reinventarne i doni.
Già perché in Sicilia, forse più che altrove, sappiamo che ogni fine può essere un inizio, basta semplicemente avere il coraggio di guardare la cenere non come polvere di distruzione, ma come seme di qualcosa di nuovo.
D'altronde come non ricordare quanto scriveva Goethe:
L’Italia senza la Sicilia, non lascia nello spirito immagine alcuna. È in Sicilia che si trova la chiave di tutto. La purezza dei contorni, la morbidezza di ogni cosa, la cedevole scambievolezza delle tinte, l’unità armonica del cielo col mare e del mare con la terra… chi li ha visti una sola volta, li possederà per tutta la vita.
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