È un attacco non solo a un uomo e alla sua famiglia, ma a un simbolo del giornalismo d’inchiesta e, in ultima analisi, alla libertà di informazione, diritto fondamentale in ogni democrazia!
Eppure, ieri sera, nel programma di “informazione” di Bruno Vespa, si è preferito discutere di un banchetto alla Casa Bianca, di un incontro diplomatico tra Trump e Zelensky, come se questo rappresentasse l’emergenza assoluta del giorno, sorvolando invece sulla notizia che ha messo in allarme l’intero Paese.
Permettetemi però di ricordare quanto proprio alcuni giorni fa ha evidenziato "Reporters Sans Frontières: la preoccupante retrocessione dell’Italia di otto posizioni nell’indice mondiale sulla libertà di stampa. Questo scarto tra ciò che è vitale e ciò che è spettacolo, tra ciò che ferisce la democrazia e ciò che fa audience, è la risposta pratica - e desolante - a ciò che l’Avvocato Lovati aveva teoricamente denunciato proprio da quel servizio pubblico.
Ciò che accade a chi non cammina sui binari - come il professor Orsini o lo stesso Ranucci con le sue inchieste - è l’emarginazione o, in questo caso estremo, la violenza più vile. Mentre un giornalista viene colpito con un metodo che ricorda da vicino le intimidazioni della criminalità organizzata, il servizio pubblico sceglie di non dare il giusto risalto a questa notizia in una delle sue vetrine principali, optando invece per un argomento di politica internazionale che, per quanto importante, non ha né l’urgenza né la drammaticità di un attacco alla libertà di stampa avvenuto sotto casa nostra.
È qui che il sospetto che certe trasmissioni siano, in fondo, programmi di intrattenimento “senza lampadari” si trasforma in una certezza amara: perché l’intrattenimento può anche essere la rappresentazione rassicurante di una normalità inesistente, un talk show che ignora le bombe reali per concentrarsi su quelle diplomatiche.
Perché, dunque, dedicare solo “cinque minuti” a temi profondi e poi riservare ampio spazio a programmi di puro svago, quando una notizia come questa meriterebbe una riflessione corale e un approfondimento serio in prima serata?
Del resto, in questi mesi ho dedicato diverse lettere aperte al rischio di recrudescenza in questo Paese, al punto da rivolgere le mie preoccupazioni direttamente al Presidente Mattarella con i seguenti post - e oggi, ahimè, i rischi che avevo preannunciato si sono concretizzati:
Presidente Mattarella, intervenga immediatamente: basta con questa retorica da anni di piombo!
https://nicola-costanzo.blogspot.com/2025/09/presidente-mattarella-intervenga.html
Continuo a ripetermi, ma le mie parole restano come l’eco delle stragi dimenticate!
https://nicola-costanzo.blogspot.com/2025/09/continuo-ripetermi-ma-le-mie-parole.html
Lettera aperta al Presidente Mattarella: l’appello inascoltato.
http://nicola-costanzo.blogspot.com/2025/10/lettera-aperta-al-presidente-mattarella.html
La risposta, forse, va ricercata proprio in quella logica dello share che l’Avvocato Lovati aveva smascherato con tanta spregiudicatezza: una logica che premia il dibattito politico-spettacolare e allontana i temi scomodi, quelli che mettono in discussione non un governo specifico, ma l’intero sistema di sicurezza e la tenuta democratica del Paese.
È più comodo parlare di ciò che accade a Washington che di ciò che accade a Pomezia, perché la prima cosa non imbarazza nessun potentato locale, non interroga le connivenze tra economia e malavita, non costringe a fare i conti con un clima di intimidazione che sta diventando sempre più pesante.
Viene dunque spontaneo chiedersi: perché pago un canone per un servizio pubblico che, di fronte all’attentato a uno dei propri giornalisti, sceglie il binario di una normale serata di intrattenimento politico, lasciando che la notizia vera scivoli nell’indifferenza, come un fastidioso deragliamento di cui non parlare?
Spero quantomeno che episodi come quello accaduto al giornalista Ranucci della Rai - uno dei pochi che, da quel servizio pubblico radiofonico e televisivo, si occupa realmente di “informazione” - possano rappresentare un caso isolato e non ripetersi mai più.
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