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martedì 16 settembre 2025

Dott. Grassi e Avv. Nunzio Condorelli Caff: perché quel record doveva esistere!

Riprendo da dove avevo lasciato nell'ultima nota a riguardo della temperatura record di 48.8°C registrato a Siracusa l’11 agosto 2021, ufficialmente convalidato dopo un attento esame e come riportavo, ciò che in pochi sanno, e che emerge dai documenti presentati, è che l’indagine metrologica alla base di quella convalida è stata condotta nell’ambito del progetto "Climate Reference Station (CRS-EMPIR)"

Questo progetto, di altissimo profilo scientifico, è stato cofinanziato dal programma EMPIR e dall’Unione Europea attraverso Horizon 2020. La sua missione era chiara e nobilissima: sviluppare stazioni di riferimento climatologiche con strumenti metrologicamente validati per aumentare l’accuratezza delle misurazioni e rafforzare la fiducia nei dati raccolti. 

In altre parole, doveva eliminare ogni dubbio, ogni incertezza, ogni possibile "bias ambientale" che potesse inficiare i dati cruciali per lo studio del cambiamento climatico. La stazione di riferimento climatica installata dal progetto vicino a Torino, in Italia, è un gioiello di precisione, installata in un'area specifica libera da ostacoli e conforme alle rigorose raccomandazioni del World Meteorological Organization (WMO). I suoi dati infatti, sono così pregiati da essere stati proposti per entrare a far parte della ristretta cerchia di stazioni di riferimento della GCOS Surface Reference Network (GSRN).

Ma cosa significa tutto questo? Significa che la convalida del record di Siracusa non è stata un'operazione routine. È stata un'operazione di altissima scienza, condotta con la metodologia più avanzata e rigorosa al mondo, sotto l'egida dei programmi di ricerca più prestigiosi d'Europa. E proprio per questo motivo, la domanda che sorge spontanea - e che attende ancora una risposta chiara - è: perché tanta metrologia avanzata per convalidare un dato, e poi così poca trasparenza su tutto ciò che quel dato ha scatenato a livello istituzionale? Perché un simile apparato scientifico si è piegato a certificare un valore proveniente da una stazione che, come ci ha mostrato il Dott. Alfio Grassi con prove fotografiche, tecniche e logiche inoppugnabili, era palesemente fuori norma, esposta al sole diretto, circondata da asfalto surriscaldato e priva delle condizioni minime richieste da qualsiasi protocollo internazionale?

Passiamo quindi ad analizzare l’ultima parte dell’intervista, quella che forse scioglie i dubbi ma ne apre di nuovi, molto più profondi.

Alla mia 5° domanda, relativa alle motivazioni personali e al sostegno economico delle sue indagini, il Dott. Grassi ha risposto con disarmante sincerità: Il mio impegno sotto forma di volontariato e integralmente sostenuto con le mi finanze è animato dal principio di verità. Mi ritengo autonomo e indipendente a qualsiasi logica di potere, ma ritengo inammissibile, come nel caso in questione, che un falso record sia stato convalidato da Enti, Organizzazioni, Istituti che dovrebbero ispirarsi esclusivamente al rigido metodo scientifico. Quindi, non ricevo alcun finanziamento se non dalla mia stessa tasca. Ritengo, inoltre, che ogni cittadino ha il dovere di ricevere una corretta informazione e che da questi Enti, finanziati con i nostri soldi, sia reso un servizio professionale e trasparente. Qui, invece, ho notato molta opacità, anzi direi malafede!

Ecco perché ha desiderato aggiungermi testualmente che trova inammissibile che Enti pagati con denaro pubblico producano informazioni opache, se non addirittura maliziose. Perché - secondo egli - non si parla più solo di errore tecnico, ma di responsabilità morale e istituzionale. Se un geologo spende i suoi soldi per installare una stazione meteo a norma a 500 metri da quella del SIAS e registra temperature sistematicamente inferiori di fino a 3 gradi, mentre l’altra continua a produrre dati gonfiati, qualcuno dovrà pur chiedersi: chi decide cosa è affidabile e cosa no? E soprattutto, chi trae vantaggio da questa narrazione distorta?

Passiamo quindi alla 6° domanda, quella sulle possibili ragioni dietro il falso record, la risposta è stata ancora più esplosiva: 
La ringrazio per questa domanda, ma prima di entrare nel merito, le vorrei dare alcune notizie che tutti sconoscono. 
Il SIAS, dopo la registrazione del record, ha cambiato per ben due volte lo schermo bucato, sostituendolo con altri a norma. Di queste modifiche il SIAS non ha mai dato comunicazione ufficiale;
Il SIAS inoltre ha rimosso il secondo schermo dove alloggiava un altro sensore, senza mai darne comunicazione.
Insomma, la stazione si sta trasformando all’insaputa di tutti (che trasparenza!!!), magari nel tentativo di normalizzarla, ovvero di eliminare quella sovrastima sistemica che quasi tutti i giorni la stazione registra a causa di quella bolla di calore che viene dalla strada.
Mi sono convinto che questo record di 48,8° serviva e serve a qualcuno/alcuni per creare l’allarmismo climatico e incutere spavento alla popolazione. Da questo allarmismo si generano nuovi dibattiti, pubblici, nuove politiche economiche, insomma diventa più facile condizionare le nostre società, inducendo le persone ad assumere nuovi stili di vita che possono orientare le popolazioni a consumi alternativi. Affermare che siamo sulla soglia dei 50° ha un impatto devastante verso l’opinione pubblica, perché suscita grande panico. Molte persone sono fragili e a quella temperatura farebbero veramente fatica a sopravvivere, motivo per cui l’allarmismo climatico non passa inosservato, ma suscita una immediata reazione in ognuno di noi.
Senza dubbio il riscaldamento climatico è un dato di fatto ma deve essere valutato nella sua reale consistenza, invece, noto da tempo che viene istillato un allarmismo esasperato, quasi isterico, alimentato dai mass media e dai social, molto spesso viziato da informazioni false, come il record di 48,8°.
Mi creda Costanzo, mi sono reso conto che questa storia del record nasconde risvolti veramente inquietanti che molti esperti, pur essendo consapevoli della falsità del dato, rimangano al silenzio
Credo che molti abbiano perfino paura a parlare!
Il sottoscritto non intende fermarsi e le annuncio che da qualche settimana ho inoltrato richiesta di accesso agli atti al Laboratorio Metrologico INRiM di Torino, dove è stato effettuato il test di calibratura della strumentazione della stazione di Floridia allo scopo di convalidare il record di 48,8°.
Confido in un celere riscontro da parte del Laboratorio INRiM, al fine di fugare alcuni miei inquietanti sospetti che da tempo mi attanagliano.

Comprenderete come ormai il Dott. Grassi si sia fermamente convinto – ed il sottoscritto, dopo averlo ascoltato, non può fare a meno di condividerne il suo ragionamento – e cioè che quel record potesse servire o serve a qualcuno. Si... potrebbe servire per creare allarmismo climatico, per incutere spavento nella popolazione, per giustificare politiche economiche stringenti, per orientare comportamenti collettivi verso modelli di consumo controllati, per alimentare una narrazione dominante che, pur partendo da un fondo di verità, viene distorta fino a diventare propaganda. 

Affermare difatti che siamo a un passo dai 50° ha un effetto psicologico devastante. Suscita panico, condiziona le menti e molte persone, fragili, vulnerabili, ci credono. Non è un caso che il termine “emergenza climatica” sia ormai ovunque, ripetuto come un mantra, mentre i dati che lo supportano non vengono mai messi in discussione.

Il riscaldamento globale esiste, nessuno lo nega, ma va misurato con serietà, con onestà, con strumenti a norma e quando invece si sceglie di ignorare evidenze tecniche inconfutabili, come quelle portate avanti dal Dott. Grassi, allora non si sta combattendo il cambiamento climatico: si sta manipolando la percezione della realtà.

Mi ha colpito particolarmente quando ha detto che molti esperti, pur consapevoli della falsità di quel dato, preferiscono il silenzio. Forse per paura. Forse per complicità. Forse perché chi osa parlare viene emarginato, deriso, cancellato. Ma lui non si fermerà. Come ci ha detto... da qualche settimana ha inoltrato richiesta di accesso agli atti al Laboratorio Metrologico INRiM di Torino, dove sarebbe stato effettuato il test di calibratura della strumentazione della stazione di Floridia. Vuole vedere con i suoi occhi quali prove sono state utilizzate per convalidare quel record e confida che, finalmente, quei documenti possano fugare i suoi inquietanti sospetti. 

Noi tutti speriamo con lui che arrivi una risposta. Perché non è solo una questione tecnica. È una questione di democrazia dell’informazione. Di diritto alla verità. Di responsabilità di chi gestisce il sapere scientifico. Chi ha finanziato quel progetto CRS-EMPIR? L’Unione Europea. Chi ne ha beneficiato? Organizzazioni internazionali, enti di ricerca, istituti accademici. 

Ma chi ha perso? Noi. I cittadini. Perché abbiamo ricevuto un dato presentato come inoppugnabile, mentre le condizioni reali della stazione che lo ha prodotto erano tutt’altro che scientifiche. E se questo è accaduto in Sicilia, quanti altri casi simili esistono in Italia o in Europa? Quanti record basati su stazioni isolate in mezzo all’asfalto, circondate da cemento, ventilazione alterata, sensori mal posizionati? E quanto di ciò che ci viene detto sul clima è davvero accurato, e quanto invece è costruito ad arte per sostenere una narrazione comoda, conveniente, redditizia?

Vi lascio quindi con un pensiero che mi ha accompagnato lungo tutta questa inchiesta: la verità non ha bisogno di spot, di titoli urlati, di like sui social. Ha bisogno di trasparenza, di controllo, di coraggio.

Ed infine permettetemi di allegare il link di un'intervista – realizzata dal programma “Border Nights” – nella quale il Dott. Alfio Grassi insieme all’avvocato Nunzio Condorelli Caff hanno dato prova di una riflessione illuminante, che vi invito caldamente a guardare, perché va oltre la meteorologia, tocca il cuore del rapporto tra istituzioni, informazione e potere.

Potete trovarla qui: https://www.youtube.com/watch?v=zD_D6NI9iR4&feature=youtu.be.

Rappresenta un momento di riflessione profonda, necessaria, urgente. E mentre guardate quel video, chiedetevi: quanti di noi si fidano ciecamente dei numeri che leggono sui giornali, senza mai chiedersi chi li ha prodotti, come, e perché? Perché forse, alla fine, la domanda più importante non è quanto caldo ci sia, ma chi decide quale versione del caldo dobbiamo accettare come verità.

lunedì 15 settembre 2025

Il termometro del silenzio: e se quel record fosse stato costruito?

Buonasera a tutti,

proseguo stasera l’approfondimento con il Dott. Alfio Grassi, dopo avervi lasciati con una rivelazione che ha scosso le fondamenta di ciò che abbiamo sempre dato per scontato: i dati sulle temperature record in Sicilia non sono solo - secondo il geologo - discutibili, ma potrebbero essere il frutto di un sistema malato, fatto di incuria, omissioni e forse anche di una sorta di complicità silenziosa tra chi produce i dati e chi dovrebbe controllarli.

Nel precedente post, vi ho riportato le prime due risposte del Dott. Grassi, dove emergeva con chiarezza come la stazione SIAS di Floridia, quella stessa che registrò il clamoroso 48,8°C considerato per mesi il record europeo, fosse collocata in condizioni tecnicamente inaccettabili: schermo solare danneggiato, esposizione diretta ai raggi solari, vicinanza ad asfalto surriscaldato, ventilazione alterata da alberi circostanti. Eppure, quel dato è stato accolto, diffuso, utilizzato come prova scientifica di un clima impazzito.

Ma ora andiamo oltre, perché ciò che viene fuori dalle domande successive non riguarda più un semplice errore tecnico isolato, bensì un fenomeno molto più ampio, sistematico, che mina alla base l’attendibilità di un intero sistema di monitoraggio climatico regionale, e forse nazionale.

La terza domanda che ho posto riguardava le segnalazioni formali: se il Dott. Grassi avesse denunciato le anomalie agli enti preposti e quale risposta avesse ricevuto. La sua risposta è stata netta, precisa, e soprattutto documentata: Certamente, ho segnalato allo stesso SIAS il malfunzionamento della stazione di Floridia trasmettendo un dettagliato report sulle prove e cause della sovrastima sistemica; sono andato anche personalmente a riferire al Dirigente Generale dell’Assessorato all’Agricoltura, ma non solo: ho scritto a tutti gli Enti nazionali e internazionali competenti in meteorologia (Aeronautica Militare, Laboratorio Metrologico INRiM, WMO), ma nessuno ha mai dato riscontro ai miei accertamenti tecnici. E le ripeto: a supporto della mia tesi ho anche trasmesso un documento tecnico sulle clamorose risultanze degli studi condotti dal sottoscritto e la relativa documentazione fotografica attestante le palesi difformità strumentali e di localizzazione della stazione SIAS di Floridia.

Viene spontaneo dire: "tutto ciò è alquanto strano". Già... nessuno che risponde, non una nota, non un’accusa, non un controllo incrociato, non una rettifica. Si... so bene che quanto riportato accade spesso nella mia terra, già... nella mia meravigliosa Sicilia, non so... sarà colpa di quell'intrinseca idea mentale conosciuta come "omertà", difficilissima da sradicare, ma in questo caso i silenzi riguardano tutti, già... da Nord a Sud! Solo silenzi... sì, ma parliamo di silenzi che non sembrano frutto di disattenzioni, ma di calcolo...

E quando un professionista serio, preparato, mette nero su bianco prove tecniche inconfutabili e nessun ente reagisce, ecco che non siamo più di fronte a un problema di trasparenza, ma a qualcosa di più grave: la normalizzazione della disinformazione e la salvaguardia della poltrona.

Ed è a questo punto che non potevo non chiedermi – e non chiedergli – se quanto scoperto a Floridia fosse un caso isolato o parte di un quadro più ampio. E qui, la risposta alla quarta domanda spalanca una porta su un panorama ancora più inquietante.

Il Dott. Grassi mi conferma che le anomalie non riguardano solo Floridia, ma molte altre stazioni della rete SIAS: i miei studi sono stati estesi anche ad altre stazioni SIAS e non solo. Nel corso degli anni ho potuto constatare che molte stazioni non sono a norma, per difetto di strumentazione, per mancata manutenzione, per infelice posizionamento. Per la rete SIAS, oltre alla stazione di Floridia, ho riscontrato che anche le stazioni di Mineo, Mazzarrone, Noto, Lentini, Francofonte, Paternò, Augusta – ne cito solo alcune – non rispettano i requisiti minimi di conformità. Stessa cosa ho potuto constatare per la rete della Protezione Civile e persino per qualche stazione gestita dall’Aeronautica Militare.

Ed ancora: Ci tengo a precisare che di per sé la misurazione della temperatura in qualsiasi ambiente è sempre legittima, ma una cosa è usare i dati per un’utilità amatoriale o per scopi privatistici, altra cosa è attribuire al dato rilevato una valenza meteo-climatica. In quest’ultimo caso, il dato deve essere verificato e studiato nel rispetto di rigidi protocolli di convalida e ufficialità, e i requisiti strumentali e di localizzazione devono essere pienamente soddisfatti. In assenza dei quali, il dato va scartato.

Quanto sopra – tiene a precisare il Dott. Grassi – non significa che ogni singola misurazione sia falsa, ma che molti dati vengono raccolti in condizioni che violano i protocolli internazionali, rendendo quindi quei valori inutilizzabili per finalità climatologiche ufficiali. Eppure, stranamente, quegli stessi dati vengono regolarmente citati nei bollettini, nei comunicati stampa, nelle campagne mediatiche sul cambiamento climatico.

Perché – permettetemi di aggiungere da profano – esiste una differenza abissale tra rilevare una temperatura per uso privato e farne un dato scientifico ufficiale. Comprenderete certamente che nel primo caso tutto è lecito, mentre nel secondo servono conformità, verifica, validazione. E quando queste mancano, non si tratta di semplici imprecisioni: si tratta di legittimare un falso.

Mi sorgono allora alcune domande, le stesse che molti di voi si staranno ponendo: quanti dei “record” che ci vengono annunciati con toni apocalittici sono davvero tali? Quanti sono gonfiati da errori strumentali, da ubicazioni sbagliate, da stazioni isolate in mezzo all’asfalto, circondate da cemento e traffico? E soprattutto: chi decide quali dati vengono presi in considerazione e quali vengono ignorati?

Il quadro che emerge non è quello di un complotto, forse, ma di un sistema che preferisce la narrazione allo scrutinio, il sensazionalismo alla precisione. Un sistema che, pur di alimentare una certa visione del clima, accetta dati fragili, li amplifica, li celebra, mentre chi osa metterli in discussione viene emarginato, ignorato, cancellato con il silenzio.

E mentre scrivo, penso a quanta fiducia riponiamo nei numeri, nei grafici, nei bollettini ufficiali, pensando ad essi come oggettivi, neutri, incontrovertibili. Ma se dietro quei numeri c’è incuria, indifferenza, o addirittura volontà di non vedere, allora non stiamo parlando solo di meteorologia: stiamo parlando di qualcos'altro.

E forse, proprio come il sole che il Dott. Grassi ha citato nella nostra conversazione, la verità prima o poi riesce a filtrare, anche attraverso le crepe dello schermo solare di una stazione malconcia.

Ed allora – come dice spesso mia figlia Alessia: "grazie al mio fiuto da profiler e/o investigatore" – sarà forse merito al fatto che, in questi lunghi anni, frequentando uffici delle Procure, la Dia, la Gdf, le sezioni di polizia giudiziaria a seguito delle mie denunce, sto iniziando a comprendere – come molti di voi – cosa vi sia davvero dietro quel record di temperatura di 48,8°C registrato a Siracusa l’11 agosto 2021, che fu ufficialmente convalidato, in prima battuta, dopo un attento esame.

Ma ciò che in pochi sanno, ed emerge da documenti ufficiali, è che l’indagine metrologica alla base di quella convalida è stata condotta nell’ambito del progetto "Climate Reference Station (CRS-EMPIR)".

Di questo parlerò nel prossimo e ultimo appuntamento, insieme alle conclusioni e alle ultime rivelazioni emerse dall’intervista con il Dott. Grassi.

Restate quindi connessi, perché questa storia non finisce qui...

domenica 14 settembre 2025

Presidente Mattarella, intervenga immediatamente: basta con questa retorica da anni di piombo!

Scusate se stasera rompo il silenzio, ma dopo aver ascoltato i notiziari nazionali, non ho potuto fare a meno di accendere il computer e scrivere. C’è qualcosa nell’aria che non mi piace, un’atmosfera pesante, carica di rabbia sterile, di accuse gratuite, di parole che sembrano già proiettili. 

E allora mi chiedo: dove stiamo andando? Perché la politica di questo paese parla come se non ci fosse un domani, come se il passato non avesse mai urlato abbastanza forte per essere ascoltato?

Osservate infatti quanto sta accadendo: le parole escono da quei microfoni cariche di rabbia, di odio, di sfiducia totale verso l’altro, sì... come se ogni avversario non fosse semplicemente un diverso interprete della democrazia, ma un nemico da annientare!

E difatti, i toni si alzano, i leader si lanciano accuse continue, e allora sento in me una fitta allo stomaco, perché so bene dove può portare questa deriva. Non è questione di allarmismo gratuito, né tantomeno di suggestione. Parlo di storia. Di una storia che abbiamo già vissuto, e che ha lasciato strade segnate dal sangue, famiglie spezzate, società in ginocchio.

Parlo degli anni di piombo, di quel periodo nero, lungo, atroce, cominciato nel 1969 e durato fino al 1984, quando il paese fu preso in ostaggio da chi credeva che la violenza fosse l’unica via per cambiare le cose.

Come dimenticare quei gruppi estremisti che, da destra a sinistra, agivano con metodi feroci: stragi in piazza, bombe sui treni, omicidi mirati, rapimenti. La loro arma era il terrore. Il loro obiettivo? Rovesciare lo Stato democratico, o costruirne uno nuovo, a seconda della bandiera che sventolavano.

A destra, c’erano quelli che si sentivano eredi di Salò, nostalgici di un ordine fascista mai morto davvero. Gruppi come "Ordine Nero e Terza Posizione" credevano che il parlamentarismo fosse una truffa, una resa alla modernità, e così seminavano morte per rendere impossibile la vita civile. Il 28 maggio 1974, a Brescia, una bomba esplose in piazza della Loggia durante una manifestazione antifascista: otto morti, centinaia di feriti. Poi, pochi mesi dopo, l’Italicus, il treno diretto a Monaco: esplosione nella notte, dodici morti, quarantotto feriti. E infine, l’apice dell’orrore: 2 agosto 1980, stazione di Bologna, ore 10:25. Una valigia con dentro mezza tonnellata di tritolo. Ottantacinque persone uccise. Il più sanguinoso attentato del dopoguerra. E tutto questo, non per caso, ma per progetto: destabilizzare, far regnare il caos, spingere il paese sull’orlo del baratro.

A sinistra, invece, c'erano quelli che ritenevano tradita la Resistenza, ingannata dalla Repubblica e dal PCI che aveva rinunciato alla rivoluzione. Movimenti come "Lotta Continua, Prima Linea, Brigate Rosse" sceglievano un altro metodo: colpire individui specifici, accusati di essere “nemici del popolo”. Giudici, poliziotti, sindacalisti, giornalisti. Li rapivano, li processavano in sedute grottesche, li uccidevano. Pensavano di costruire un mondo nuovo calpestando quello vecchio. Ma quel mondo nuovo non arrivò mai. Arrivarono solo il dolore, la paura, la memoria di uomini come il professor Ezio Tarantelli, assassinato per aver creduto nel dialogo tra parti sociali. Di Roberto Ruffilli, intellettuale riformatore, ucciso mentre lavorava a un progetto per modernizzare le istituzioni. Di Massimo D’Antona e Marco Biagi, consulenti del lavoro, freddati perché simboli di una politica ritenuta troppo morbida. E poi, Aldo Moro: presidente della Democrazia Cristiana, rapito, tenuto prigioniero per cinquantacinque giorni, e infine ucciso. Un crimine che non fu solo fisico, ma simbolico: fu l’omicidio dello Stato stesso.

Eppure, oggi, mentre assistiamo a una recrudescenza verbale senza precedenti, mentre i toni si accendono come micce, sembra che tutto questo sia stato dimenticato. I nostri politici, da sinistra a destra, passando per il centro, urlano, si insultano, si dipingono come traditori della patria, come mostri da cancellare. E non importa se fuori ci sono problemi veri: disoccupazione, precarietà, scuole fatiscenti, sanità al collasso, mancata sicurezza, criminalità e soprattutto illegalità diffusa. 

No, a loro interessa vincere la battaglia dei tweet, dei titoli, delle frasi ad effetto. Sono talmente presi dal teatrino del potere che non vedono il precipizio che si sta aprendo sotto i piedi del paese.

Perché la violenza non inizia sempre con un colpo di pistola o con una bomba. Inizia con una parola, con un’accusa infuocata, con un discorso che trasforma l’avversario in un mostro e quando milioni di persone ascoltano, qualcuno – forse giovane, forse fragile, forse arrabbiato – potrebbe decidere che agire è l’unica risposta. Come è già successo. Negli anni ’70 e ’80, furono migliaia le vittime di quella follia: civili, attivisti, forze dell’ordine, giornalisti, studenti, ma anche quei terroristi, uccisi nei conflitti a fuoco. Persone con nomi, storie, famiglie! Sì... perché ciascuno ha dovuto piangere i propri morti... 

Ecco perché (nel mio prossimo post) ho deciso di ricordarli tutti. Uno per uno. Perché ogni nome ricorda una ferita aperta. Ogni nome rappresenta un monito!

Ed allora, rivolgendomi a Mattarella, sì... il Presidente degli Italiani, chiedo: INTERVENGA!

Riprenda tutti quei suoi parlamenti. Obblighi una volta per tutte quei deputati e senatori – che spesso sono lì non per merito, ma per raccomandazione, per appartenenza, per favori di partito – a smettere con questa guerra verbale che non porta da nessuna parte se non verso il baratro. Non permetta che le vittime di quel terrorismo vengano infierite nuovamente, non permetta che il loro sacrificio sia vanificato da chi oggi usa la politica come un ring da combattimento.

La democrazia non è un gioco. È una conquista fragile. E quando le parole diventano lame, quando l’odio prende il posto del confronto, il rischio è che qualcuno possa decidere di fare un passo ulteriore, come negli anni di piombo, come negli Stati Uniti oggi. Come in altri luoghi dove la tensione sociale ha generato tragedie.

E' tempo di dire "Basta", fermarsi... sì... finché si è in tempo!

Giorgia Meloni, Elly Schlein, Matteo Salvini, Giuseppe Conte, Antonio Tajani, Matteo Renzi, e tutti gli altri, pensino a risolvere i problemi dei cittadini, non quello dei sondaggi, risolvano quindi i problemi reali, senza alimentare divisioni inutili, altrimenti, un giorno, qualcuno leggendo queste mie parole dirà: "Avremmo dovuto fermarci prima".

sabato 13 settembre 2025

Intervista al Dott. Alfio Grassi: Il caso delle temperature record e una verità sconcertante!

Come promesso ai miei lettori più attenti, oggi ho avuto il privilegio di incontrare il Dott. Alfio Grassi nel suo ufficio, un professionista che desidero ringraziare pubblicamente non solo per la disponibilità dimostrata, ma per il coraggio e l’integrità intellettuale con cui ha deciso di affrontare una tematica spinosa, proprio come aveva preannunciato nella sua breve risposta - vedasi link: http://nicola-costanzo.blogspot.com/2025/09/richiesta-intervista-al-dott-alfio.html.

Dietro la mia insistente richiesta di un confronto, c’era una semplice ma fondamentale ricerca: trovare delle risposte.

Sì... risposte che, fino ad oggi, sembravano sfuggire a qualsiasi logica, sepolte sotto una coltre di silenzi, dichiarazioni ufficiali spesso contraddittorie e una narrazione che non riusciva a soddisfare la curiosità e le legittime preoccupazioni di noi "semplici" cittadini.

Grazie all'intervento del Dott. Grassi, quel muro di omertà e di dubbi forse sta per essere finalmente scalfito, difatti, quel che è emerso nel corso della nostra lunga conversazione, va ben oltre le mie più rosee aspettative e, devo ammetterlo, le mie più fosche previsioni.

L’argomento è talmente vasto, complesso e ricco di dettagli cruciali che, per onestà intellettuale verso i miei lettori e per il rispetto della chiarezza che un tema del genere merita, ho deciso di suddividere il resoconto dell’intervista in più post (peraltro ho avuto poco tempo a disposizione stasera per organizzare tutto il materiale).

Ma non posso, e non voglio, trattenere oltre la notizia più sconvolgente. Voglio preannunciarvi sin da questo primo articolo che quanto scoperto oggi è di una portata tale da lasciare basiti. 

Le informazioni che il Dott. Grassi mi ha comunicato, supportate da documenti e una logica stringente, sono qualcosa che mai avrei creduto possibile. Sono certo che, come è successo a me, anche voi lettori resterete senza parole, sorpresi e profondamente turbati da ciò che sta dietro la facciata delle “temperature record” che hanno investito la nostra Sicilia.

Procediamo quindi...

Buonasera, iniziamo con la prima domanda: Occupazione del caso del presunto record e tempistiche - Dott. Grassi, desidero sapere come mai Lei si sta occupando di questo presunto record e soprattutto da quando?

Risposta: Da anni mi occupo di aspetti ambientali-climatici nella qualità di professionista geologico; in particolare, dall’anno 2016 ho avviato uno studio di monitoraggio sulle reti di rilevazioni di dati meteo installate nella Sicilia orientale, sia pubbliche che private, attraverso lo studio dei dati e dei sopralluoghi periodici, al fine di constatare lo stato di conformità di queste stazioni meteorologiche.

Nel 2017, dopo un’analisi accurata condotta sui dati registrati da una stazione ubicata nel comune di Floridia, appartenente alla rete SIAS (Servizio Informativo Agrometeorologico Siciliano), ente regionale gestito dall’Assessorato all’Agricoltura, mi rendo conto di alcune notevoli anomalie sull’andamento termico delle temperature diurne registrate e decido di effettuare un sopralluogo nel sito di ubicazione della stazione. 

In sede di sopralluogo mi accorgo, con grande stupore, che lo schermo protettivo del termometro presenta un’ampia apertura attraverso la quale, in alcune ore del giorno, entravano perfino i raggi solari, inficiando la reale misura termometrica in violazione di qualsiasi protocollo di conformità nazionale e internazionale attinente alla metodologia standard di regolare rilevazione della temperatura dell’aria sulla superficie terrestre. 

Seconda domanda: Scoperta delle non conformità della stazione SIAS di Floridia - Quando ha scoperto per la prima volta che la stazione SIAS di Floridia non era a norma?

Risposta: Come le ho detto, anni prima che avvenisse il record europeo di 48,8°, il sottoscritto si era accorto che la stazione non rispettiva minimamente i requisiti standard richiesti dai protocolli tecnico-scientifici ufficiali, ma non solo per la presenza del buco nello schermo solare di protezione del termometro, ma anche per l’infelice ubicazione della stazione. 

La stazione si trova circondata da alberi e nelle immediate vicinanze, a meno di 10 m, è presente una strada pubblica asfaltata che durante le ore diurne si riscalda notevolmente creando una bolla di calore che spesso, in condizioni di scarsa ventilazione, invade la stazione facendo impennare la temperatura rilevata. 

Già alcuni giorni dopo la registrazione del record, avvenuto l’11/08/21, il sottoscritto si è premurato di effettuare un monitoraggio temporaneo e comparativo attraverso l’uso di una stazione datalloger professionale piazzata a circa 50 m dalla quella SIAS, i cui risultati hanno confermato che in alcuni momenti del giorno, quando il vento proveniva dalla stessa direzione di quella del giorno in cui si registrò il record, la sovrastima della temperatura della stazione SIAS registrava picchi di quasi 3°.

Nel 2024, a spese mie, decisi di installare in un luogo non influenzato da ostacoli o strade una stazione professionale a 500 m di distanza da quella del SIAS, dotata di certificazione di calibratura del sensore termometrico e, quindi, rispettosa di tutti i requisiti di conformità richiesti dai protocolli tecnici - scientifici ufficiali. 

La stazione è stata messa in rete e, quindi, i dati di temperatura che vengono registrati in automatico ogni 10 minuti sono consultabili online da chiunque, Dopo 14 mesi di monitoraggio si è potuto constatare che la mia stazione restituisce temperature massime quasi sempre inferiori a quelli del SIAS e in certi giorni si sono registrate differenze di ben 3°!

Ma ecco che improvvisamente arriva il momento della rivelazione più sconvolgente, quella che ha giustificato ogni mia perplessità e che trasforma questa intervista in un’indagine su una delle pagine più opache della recente storia meteorologica italiana.

Sì, vi assicuro: questo è solo un assaggio, il primo di una serie di post che cercheranno di scavare a fondo, per arrivare alla verità.

E del resto, non si dice che la verità è come il sole? È vero: fa fatica a rimanere nascosta per sempre!

Restate quindi sintonizzati: i prossimi capitoli saranno ancora più incredibili.

venerdì 12 settembre 2025

Giornalisti d’assalto: una razza in via d’estinzione.

C’era un tempo in cui la notizia non era un prodotto confezionato, ma una preda da cacciare. Un tempo in cui l’inchiesta era un’arte fatta di coraggio e intuizione, alimentata da un’ostinazione incrollabile che non ammetteva limiti né compromessi.

Quei giornalisti d’assalto, con le maniche rimboccate e le macchine da scrivere come uniche compagne, sembrano oggi figure di un romanzo d’altri tempi, sostituiti da un silenzio assordante che profuma di compromesso...

Sì... un cambiamento che non è avvenuto per caso, ma per una precisa e triste volontà, un lento e inesorabile abbandono del dovere più sacro: raccontare la verità!

Ora quel testimone è stato raccolto da voci coraggiose e libere, da "blogger" e "freelance" che, privi di qualsiasi catena, si tuffano dove molti hanno paura persino di bagnarsi i piedi.

Certo, è facile additare il singolo giornalista, ma la verità è che è l’intero sistema ad essere malato, un sistema dove gli ordini calano dall’alto e il coraggio viene soffocato nella culla dai proprietari delle testate. 

La paura di problemi politici o, ancor peggio, di attirare l’attenzione della criminalità organizzata, ha trasformato molte redazioni in luoghi quieti e ossequiosi, dove l’unico assalto è quello alla credibilità del lettore. 

Hanno quindi preferito erigere muri di cautela e di omissioni piuttosto che difendere il diritto di sapere, dimenticando che il loro silenzio è complice di ogni ingiustizia.

C’è poi un’altra piaga, forse la più umiliante, che è quella del denaro che ha comprato le coscienze...

Quel silenzio così comodo, quella ritrosia nell’andare a fondo, è stata troppo spesso barattata con lauti finanziamenti camuffati da pubblicità, propagande elettorali o sponsorizzazioni di eventi. 

Sono i quattrini che entrano a palate nelle casse delle testate, che mantengono in vita strutture opulente e garantiscono stipendi mensili, ma che hanno il sapore amaro del ricatto e dell’ipocrisia. Già... un "patto faustiano" che ha sterilizzato l’istinto giornalistico, trasformando i cronisti in impiegati del consenso.

E così li vediamo procedere, tutti, con i piedi di piombo su un terreno che invece richiederebbe di essere calpestato con la forza delle idee. Quel passo incerto tradisce non solo una mancanza di coraggio, ma una profonda, miserabile carenza di professionalità. 

Hanno dimenticato che il vero professionista è colui che mette l’accertamento della verità prima del favore, l’inchiesta prima dell’incasso, e la propria integrità prima dell’ordine di servizio. Hanno svenduto l’onore della firma per la sicurezza dello stipendio, il sogno di cambiare il mondo con una scoop per la comoda mediocrità di un trafiletto innocuo.

Alla fine, ciò che emerge con più chiarezza non è solo la loro paura, ma il totale disprezzo per se stessi e per la missione che un tempo avevano scelto. Quel desiderio di scavare, di scoprire, di dare un nome e un volto alle ingiustizie, è stato seppellito sotto un cumulo di quieto vivere e calcoli opportunistici. 

E mentre loro arretrano, inchinandosi a poteri forti e a meschini ricatti, è nel coraggio solitario di chi blogga ogni giorno da una scrivania in casa, che rinasce la speranza di un’informazione pulita.

Perché è lì, in quelle voci scomode e libere, che risiede il vero spirito del giornalismo d’assalto, quello che loro hanno - ahimè - così tristemente dimenticato...

giovedì 11 settembre 2025

Doha e Varsavia: Il prossimo drone cadrà qui? Già... mentre i nostri governanti saranno ancora in TV a parlare!

Ancora una volta il mondo sembra scivolare inesorabilmente verso un baratro a causa di due eventi militari, distanti migliaia di chilometri da noi, ma che dipingono un quadro allarmante e un'escalation globale senza precedenti. 

A Doha, il raid israeliano che ha preso di mira i leader di Hamas in territorio qatarino, ha violato ogni norma di sovranità, scatenando condanne internazionali e minacciando di far saltare i fragili negoziati per il cessate il fuoco a Gaza e poche ore dopo, i cieli della Polonia sono stati violati da sciami di droni russi, in quello che Varsavia non esita a definire un atto di aggressione deliberato, spingendo la NATO a invocare l'articolo 4 e a mettere in discussione la sicurezza collettiva di tutto l'Occidente.

Due attacchi, due teatri, con un'unica pericolosa logica: la sfida aperta all'ordine internazionale e il disprezzo per la sovranità degli stati!

Ora, dietro la retorica ufficiale delle cancellerie, si nasconde ahimè una verità scomoda: qualcuno sta deliberatamente alzando la posta in gioco!

Netanyahu si assume la piena responsabilità dell'operazione a Doha, definendola un necessario colpo all'asse del male, mentre il Cremlino liquida le incursioni in Polonia come un tema di cui non è competente, attribuendole a fantomatici errori o a droni ucraini. 

Ma è difficile credere che si tratti di semplici coincidenze o calcoli errati. Queste azioni appaiono troppo audaci, troppo provocatorie per non essere dei test ben orchestrati. Test per saggiare la coesione e la reattività dell'Occidente, per verificare fino a dove sia possibile spingersi senza innescare una risposta militare definitiva.

La reazione della comunità internazionale è un coro dissonante di allarme e impotenza; già... da un lato, troviamo leader europei che condannano con fermezza entrambe le violazioni, parlando di inaccettabili violazioni della sovranità e promettendo solidarietà agli alleati colpiti, dall'altro, le parole sembrano vuote, già... di fronte alla necessità di dover procedere con azioni concrete.

Ed in tutto questo le dichiarazioni del Presidente Trump, che  definiscono errate le mosse israeliane, ma nel contempo loda l'obiettivo di eliminare Hamas, e si interroga con un criptico messaggio "eccoci qui" sulle violazioni russe, rivelando la profonda ambiguità e le divisioni che paralizzano qualsiasi possibilità di una risposta unitaria e risoluta. Il rischio ovviamente è che questa percezione di divisione e soprattutto di "debolezza", incoraggi ancor più audaci provocazioni e non mi meraviglierei che anche altri Paesi, come la Cina e la Corea del Nord, non pensino anch'essi di iniziare nuovi conflitti, per espandere i propri territori...

Ciò che emerge con chiarezza è che le tradizionali regole del gioco sono state stravolte: Il concetto di confine nazionale, sacro dopo la Seconda Guerra Mondiale, viene eroso da droni e raid transnazionali.

Le organizzazioni come la NATO e le Nazioni Unite sembrano arrancare nel buio e soprattutto sono costrette a dover reagire a crisi che mettono in discussione il loro stesso ruolo di garanti della sicurezza.

Difatti, il premier polacco Tusk avverte che siamo più vicini a un conflitto aperto di quanto lo siamo stati dalla Seconda Guerra Mondiale, e le sue parole non suonano più come un'allarmistica esagerazione, ma come un lucido e spaventoso avvertimento.

Mi chiedo, con un senso di angoscia crescente, dove sia il limite, sì... Qual è il punto di non ritorno oltre il quale una provocazione calcolata si trasformerà in uno scontro aperto e irreversibile? Ma non solo... cosa guida realmente questa fuga in avanti? È la ricerca di un vantaggio tattico locale, come indebolire Hamas o logorare il sostegno all'Ucraina, o fa parte di una strategia molto più ampia e oscura di ridisegnare con la forza l'ordine globale?

Perché di una cosa ormai sono convinto: le motivazioni ufficiali che ci vengono costantemente proposte, appaiono sempre più come pretesti, vere e proprie maschere che nascondono calcoli di potere più profondi e pericolosi.

Il filo rosso che lega Doha alla Polonia è la percezione che l'era della deterrenza e del rispetto formale della sovranità stia volgendo al termine, già... stiamo entrando in una fase nuova e pericolosa in cui le potenze revisioniste si sentono autorizzate a colpire ovunque, sfidando apertamente le alleanze occidentali e le norme internazionali, contando proprio sulla loro divisione e sulla loro ritrosia ad affrontare un rischio sistemico. 

Difatti, il pericolo maggiore non è forse nel contrasto e quindi nell'attacco in sé, ma nella lentezza e nella confusione della risposta, che potrebbe essere interpretata come un assenso implicito o, peggio, come una debolezza da sfruttare...

Alla fine, infatti, ciò che mi terrorizza non è la forza dei nostri avversari, ma la nostra fragilità. Già... la nostra incapacità di leggere queste mosse come parti di un unico, grande disegno destabilizzante e la nostra riluttanza a comprendere che siamo di fronte a una sfida esistenziale per un mondo libero e basato su regole condivise.

Forse, la prossima volta, un drone non cadrà in Polonia ma nel nostro paese, sì... mentre i nostri governanti vengono intervistati e  stanno "sterilmente" rispondendo alle domande di quei giornalisti in Tv, evidenziando con le loro risposte, di non aver compreso cosa stia realmente accadendo: vedrete... quanto tutto ciò accadrà, quando quel drone non riuscirà ad essere abbattuto - ma viceversa porterà con sé un carico di distruzione letale - beh... a quel punto, ogni discorso, anche questo mio, sarà di fatto, totalmente inutile.

Il tempo per le riflessioni sta finendo, sostituito dal rombo dei motori e dal sibilo dei missili in cieli che credevamo inviolabili...

mercoledì 10 settembre 2025

Richiesta intervista al Dott. Alfio Grassi: il caso delle temperature record in Sicilia e le responsabilità professionali.

Egregio Dott. Grassi,

buongiorno,

facendo seguito alla nostra piacevole conversazione telefonica, Le invio in allegato, come da Sua richiesta, il documento contenente le domande che avevo preparato per il nostro incontro previsto per la fine di questa settimana.

Questo anticipo Le consentirà di valutare gli argomenti con il giusto tempo a disposizione.

Qualora riuscisse a inviarmi le Sue risposte prima del nostro colloquio, mi sarebbe di grande aiuto per preparare al meglio la successiva discussione e per verificare la completezza delle sue risposte rispetto alle esigenze informative dei miei lettori.

Resto a Sua disposizione per qualsiasi ulteriore chiarimento.

RingraziandoLa per la disponibilità, Le porgo i miei più cordiali saluti.

Nicola Costanzo
(Vedasi quanto segue)


Risposta:

Buongiorno, la ringrazio dell'interessamento. Le invierò a breve le mie risposte che potranno essere approfondite in sede di intervista.

Le preannuncio che la questione è spinosa e piuttosto inquietante.

Distinti saluti

Alfio Grassi

Allegato alla comunicazione inviata:

Egregio Dott. Alfio Grassi,

la ringrazio innanzitutto per avermi risposto con così poco preavviso, ma come le ho anticipato telefonicamente (durante le sue vacanze), le notizie riportate nel web – a causa dei suoi interventi – sulla gestione poco chiara nella verifica delle temperature in Sicilia, hanno suscitato in molti lettori parecchie domande che finora non hanno trovato risposte.

Mi consenta altresì di ribadire che l'eventuale post che - da queste mie domande - potrei pubblicare nel sito web, è costruito sulle Sue dichiarazioni pubbliche e sulla Sua volontà di assumersi ogni responsabilità giuridica per le risposte fornite. Come ha evidenziato nella Sua comunicazione alla Regione Sicilia, le conseguenze di dichiarazioni inesatte o diffamatorie possono essere serie, e il Suo impegno a fornire documentazione a supporto delle Sue tesi è un elemento chiave per garantire integrità e credibilità.

Resto quindi in attesa di un celere incontro, certo che il Suo contributo sarà fondamentale per chiarire un caso che investe temi sensibili come l'affidabilità dei dati climatici, la trasparenza delle istituzioni e il ruolo dei professionisti nella vigilanza ambientale.

Le domande che ho preparato sono finalizzate a comprendere le motivazioni alla base dello studio e dell'analisi di queste temperature nella nostra isola.

________________________________________

I° Domanda: Occupazione del caso del presunto record e tempistiche

Dott. Grassi, desidero sapere come mai Lei si sta occupando di questo presunto record e soprattutto da quando.

La Sua expertise in ambito geologico e ambientale La rende un interlocutore privilegiato per questioni legate all'accuratezza dei dati climatici e alle loro implicazioni tecniche e normative. So che, in qualità di geologo e rappresentante del Consorzio della Pietra Lavica dell’Etna, Lei ha maturato una significativa esperienza nella critica verso le procedure di valutazione ambientale, come evidenziato nella Sua lettera alla Regione Sicilia. Questo impegno prosegue da anni, con particolare intensità a partire dalle delibere regionali del 2021 che hanno coinvolto la Commissione Tecnica Specialistica (CTS). La mia curiosità è quindi: quando ha deciso di applicare questa attenzione al caso specifico delle temperature registrate dalla stazione SIAS di Floridia, e qual è stato l'evento scatenante che L'ha spinta a investigare questo presunto record?

II° Domanda: Scoperta delle non conformità della stazione SIAS di Floridia

Quando ha scoperto per la prima volta che la stazione SIAS di Floridia non era a norma?

Le anomalie nelle stazioni meteorologiche possono compromettere l'integrità dei dati climatici, con ripercussioni sulle politiche ambientali e sulla credibilità scientifica. Dal Suo storico di impegno per la trasparenza nelle procedure tecniche , emerge una sensibilità particolare verso la qualità dei dati e le irregolarità nei processi di valutazione. Nel caso specifico di Floridia, è noto che le stazioni devono rispettare rigorosi standard per evitare distorsioni nelle misurazioni, come l'assenza di fonti di calore artificiali o ostacoli fisici che alterino i dati . Desidero quindi sapere quando e come ha identificato le prime irregolarità in questa stazione, e se ha condotto un'analisi comparativa con standard internazionali o linee guida nazionali.

III° Domanda: Segnalazione delle anomalie agli Enti preposti e risposte ricevute

Ha mai segnalato queste anomalie agli Enti preposti al controllo della stazione e cosa le hanno risposto?

Un aspetto cruciale della Sua indagine riguarda le azioni intraprese verso le autorità competenti. In passato, Lei ha denunciato pubblicamente le criticità della CTS regionale, sottolineando come le segnalazioni formali siano spesso ignorate o accolte con indifferenza . Questo pattern si è ripetuto per Floridia? Desidero conoscere nel dettaglio:

A quali Enti ha rivolto le Sue segnalazioni (es. ARTA Sicilia, Servizio VIA-VAS, o altri organismi di controllo).

Quali risposte ha ricevuto, se ha ottenuto risposte formali o se ha incontrato un muro di silenzio.

Se ha documentato tutto ciò per garantire tracciabilità e responsabilità legale.

Inoltre, la trasparenza nelle comunicazioni con gli Enti è essenziale per evitare che simili negligenze possano ripetersi in futuro.

IV° Domanda: Estensione delle anomalie ad altre stazioni della rete SIAS

Ha rilevato altre anomalie nelle altre stazioni della rete SIAS?

La coerenza dei dati attraverso una rete di stazioni è fondamentale per l'affidabilità delle rilevazioni climatiche. Alterazioni in multiple stazioni potrebbero indicare un problema sistemico, non solo locale. Dal Suo lavoro con il Consorzio della Pietra Lavica, Lei ha spesso evidenziato come le irregolarità nelle procedure tecniche siano spesso diffuse e non isolate . Pertanto, mi chiedo se ha esteso la Sua indagine ad altre stazioni SIAS in Sicilia o altrove, e se ha riscontrato pattern simili di non conformità. In particolare, sarei interessato a sapere:

Quali altre stazioni ha esaminato e con quali metodologie.

Se le anomalie riscontrate sono omogenee o variano a seconda del contesto ambientale o amministrativo.

Come queste eventuali scoperte si collegano alle Sue critiche più ampie verso la gestione tecnico-ambientale regionale.

V° Domanda: Motivazioni personali e sostegno economico delle indagini

Perché lei fa tutto questo e soprattutto chi sostiene le sue spese?

La Sua dedizione a casi come quello di Floridia solleva naturalmente interrogativi sulle Sue motivazioni e sul supporto materiale che riceve. Come professionista, Lei ha sempre agito con autonomia, denunciando conflitti di interesse e opacità nelle procedure pubbliche . Tuttavia, per chiarire ogni dubbio, è importante comprendere:

Cosa La spinge a investire tempo e risorse in queste indagini (es. tutela della professione, interesse scientifico, impatto ambientale).

Se riceve finanziamenti da enti pubblici, privati o associazioni di categoria per portare avanti queste attività.

Come gestisce i potenziali conflitti tra il Suo ruolo di geologo e le Sue battaglie civiche.

La trasparenza su questi aspetti rafforzerebbe la credibilità delle Sue denunce e sottolineerebbe la Sua assunzione di responsabilità giuridica per le dichiarazioni rese.

VI° Domanda: Interpretazione delle cause dietro il falso record e le temperature alterate

Cosa pensa che ci sia dietro questo falso record e la registrazione "alterata" di queste temperature?

Questa è forse la domanda più cruciale, poiché tocca il cuore delle implicazioni etiche, scientifiche e giuridiche del caso. Alterazioni di dati climatici possono avere motivazioni diverse: dalla negligenza tecnica a interessi specifici volti a influenzare politiche ambientali o narrative pubbliche. Dal Suo passato di critica verso la CTS , emerge una sfiducia verso organi tecnici che operano con opacità e metodi discutibili. Allo stesso modo, in ambito climatico, è noto che distorsioni nei dati possono derivare da errori strumentali, mancata manutenzione delle stazioni, o persino manipolazioni intenzionali . Nel caso di Floridia, quali fattori ritiene siano all'opera? Per esempio:

Interessi economici o politici legati a certi risultati climatici.

Incompetenza tecnica o mancanza di controlli adeguati.

Un contesto sistemico che tollera irregolarità nelle procedure ambientali.

La Sua opinione è cruciale per inquadrare il caso in un panorama più ampio di trasparenza e responsabilità scientifica.

Dott. Grassi, nel ringraziarla per la Sua disponibilità e attenzione, mi scuso anticipatamente se, nel formulare queste domande, le sarò sembrato diffidente e quindi sospettoso, ma vorrei evitare di dare l'impressione di volermi schierare dalla sua parte o quella dei suoi colleghi.

Ringraziando, porgo cordiali saluti,

Nicola Costanzo

martedì 9 settembre 2025

"Cà... non si jetta nenti". Quando il rifiuto diventa business!

C’è un silenzio strano che accompagna certi autocarri... già sono carichi di qualcosa chiamato “rifiuto”, pericolo e non...

Già.... nessuno li vuole nel proprio Comune, e allora vengono diretti chissà dove, con documenti che forse non quadrano. Ma tanto si sa: nessuno controllerà davvero

Sì, sembra tutto regolare, tutto in ordine, eppure, dietro quelle procedure si nasconde un movimento furtivo, un percorso che sa come evitare gli sguardi indiscreti.

Dietro ogni bidone, ogni tonnellata di materiale, ogni discarica - autorizzata o no - c’è un giro di soldi che fa invidia ai principali indici mondiali. E non parlo di pochi euro, ma di milioni. Milioni che si muovono tra le pieghe di un sistema che, sulla carta, dovrebbe proteggerci, ma che in realtà, costantemente, ci tradisce.

Il rifiuto, in fondo, è solo un errore di prospettiva. Per qualcuno è immondizia; per altri, è materia prima. E quando quella materia prima non ha un prezzo stabilito, quando il suo valore dipende da chi la smaltisce, da chi la ricicla, o da chi, ancor peggio, la brucia o la seppellisce illegalmente... ecco che diventa terreno fertile per chi sa muoversi nell’ombra.

Non importa di cosa si tratti. L’importante è che qualcuno paghi per farla sparire. E chi riesce a farla sparire - anche se lo fa male, anche se la nasconde in un campo invece che in un impianto autorizzato - intasca. E ahimè, intasca bene!

Ecco così che nascono le discariche abusive, scavate nel terreno come fossero tombe per la dignità di un territorio. Ecco sorgere falsi impianti di riciclaggio, dove il materiale non viene mai lavorato, ma solo accumulato, per poi sparire di nuovo o essere rivenduto per riempimenti, colmate, e via discorrendo. E così, mentre sulle carte tutto risulta trasformato, rigenerato, reinserito nel ciclo produttivo... quel materiale misteriosamente svanisce.

Per far ciò, nascono società fantasma: niente autocarri, niente dipendenti, men che meno stabilimenti. Eppure emettono fatture, mensilmente, appoggiandosi ad autorizzazioni ottenute con nomi prestati, documenti taroccati e, soprattutto, funzionari compiacenti.

E così, mentre questo sistema marcio gira, l’ambiente si ammala, l’acqua si inquina, l’aria diventa veleno. E nessuno alza la voce. Sì, perché qualcuno, da qualche parte, sta guadagnando troppo. E non ha alcuna intenzione di fermarsi.

Eppure, il problema non è solo di chi smaltisce il rifiuto, è di chi decide cosa farne, e soprattutto di come si controlla la sua tracciabilità. Perché dietro ogni tonnellata di rifiuto c’è un appalto, una gara, una commessa che può valere milioni e milioni di euro. E quando i controlli sono deboli, quando chi dovrebbe vigilare chiude un occhio - anzi, tutti e due - allora il crimine organizzato capisce in fretta che gestire i rifiuti è più redditizio della cocaina.

Senza confini, senza rischi di sequestri, con coperture legali che durano anni. Basta un autocarro, un terreno isolato, uno stabilimento interdetto. Gli si aggiunga un funzionario corrotto... ed ecco, il gioco è fatto. Il rifiuto non è più un problema ambientale: diventa un prodotto. E come ogni prodotto, ha un prezzo. Solo che quel prezzo lo paghiamo noi, in salute, con un paesaggio contaminato: suolo, acqua, aria avvelenati. Non solo: la dispersione di sostanze tossiche rende il territorio inadatto all’agricoltura, creando effetti devastanti sugli ecosistemi.

Ma forse la cosa più amara è che tutto questo accade mentre parliamo di economia circolare, di sostenibilità, di transizione ecologica. Belle parole, progetti ambiziosi. E soprattutto, finanziamenti europei. Fondi ricevuti per il riciclo, incentivi incassati per le energie pulite. Ingenti somme di denaro che finiscono nelle tasche di chi ha imparato a falsificare – persino la coscienza.

Perché il rifiuto, se ben gestito, potrebbe davvero diventare risorsa. Potrebbe ridurre l’inquinamento, creare lavoro vero, alimentare nuove industrie. Ma quando il sistema è infetto, quando la trasparenza è un optional, allora anche la speranza si trasforma in merce di scambio.

E allora, “ca’ non si jetta nenti” diventa una frase amara, ironica, quasi beffarda. Perché in realtà si getta tutto: la legalità, la responsabilità, e soprattutto il futuro!

Si tiene solo il guadagno. Sporco, silenzioso, continuo. Fino a quando qualcuno non deciderà che quell’autocarro illegale non deve più circolare per le nostre strade. Fino a quando qualcuno - onesto e incorruttibile - capirà che il rifiuto non è un affare, ma un dovere.

Perché se quel dovere non inizieremo a rispettarlo, tra un po’ di anni... lo pagheremo tutti. In particolare i nostri figli. E i nostri nipoti.

lunedì 8 settembre 2025

Sì... fa caldo, ma la verità sembra restare nell'ombra!

Non so che dire… la vicenda delle temperature in Sicilia continua a rivelarsi un groviglio inestricabile di dubbi e opacità, e più leggo le notizie riportate sul web, più mi convinco che ciò che sfugge alla mia vista, sia molto più interessante - e forse decisivo - di ciò che mi viene mostrato.

Se ricordate, qualche giorno fa mi interrogavo su alcune affermazioni riportate su www.meteoweb.eu  in particolare riguardo alle stazioni SIAS dichiarate "malfunzionanti", e su quel presunto record europeo di 48,8°C registrato a Floridia nell’agosto 2021. Un dato la cui ombra di illegittimità, anche alla luce delle ultime rivelazioni, sembra allungarsi sempre di più.

Difatti, la lettura del paper tecnico-scientifico utilizzato dalla WMO per convalidare ufficialmente quel record non ha fatto altro che alimentare nuove perplessità. Anzi, da quanto ho approfondito in queste ore, quelle perplessità si sono trasformate in un vero e proprio sospetto. Sono emerse contraddizioni evidenti, affermazioni che appaiono costruite ad arte per superare l’esame della commissione internazionale. E mi ritrovo, ancora una volta, a chiedermi: quale sia davvero il gioco in corso?

Il geologo Alfio Grassi - che ho contattato telefonicamente e che gentilmente mi ha concesso un incontro nel suo ufficio per metà della prossima settimana - nel suo ultimo contributo smonta pezzo per pezzo lo studio, evidenziando quelle che a tutti gli effetti sembrano vere e proprie falsità.

La prima riguarda lo schermo solare della stazione, quel guscio protettivo fondamentale per garantire una misurazione accurata della temperatura. Nel documento della WMO si afferma che lo schermo del sensore principale era intatto, e che le foto che ne mostravano uno danneggiato si riferivano invece a un sensore secondario di backup.

Eppure, un confronto incrociato tra le foto scattate da Grassi pochi giorni dopo il record e i fotogrammi di una trasmissione televisiva successiva dimostra il contrario: lo schermo sottoposto alle verifiche di laboratorio - e presentato come originale - è proprio quello danneggiato, con il famoso buco che avrebbe potuto alterare significativamente la lettura termica.

Questo non è un semplice dettaglio tecnico: è una discrepanza fondamentale, che getta un’ombra pesantissima sull’intera procedura di convalida. A tutto ciò si aggiunge il fatto sconcertante che la verifica dello stato della stazione sia avvenuta esclusivamente attraverso fotografie fornite dal SIAS, senza alcuna ispezione diretta sul campo da parte di tecnici indipendenti. E ancora: la strumentazione è stata poi sostituita in modo opaco, senza trasparenza né protocolli condivisi, violando ogni principio di corretta prassi scientifica.

Ma le incongruenze non finiscono qui. La descrizione del sito di misurazione fornita nel paper sembra volutamente ignorare la realtà dei fatti. Si legge che il terreno circostante è prativo, con "piccoli alberi", e che una stretta stradina asfaltata non si trovava a monte rispetto alla direzione del vento durante l’evento record.

Guardando però una semplice mappa satellitare, emerge con chiarezza che la strada si trova esattamente a nord-ovest - la stessa direzione da cui proveniva il vento in quelle ore. Ciò significa che una potenziale bolla di calore generata dall’asfalto sarebbe stata spinta direttamente verso i sensori, falsando la misurazione.

Inoltre, quei "piccoli alberi" sono in realtà un filare alto diversi metri, disposto in modo da poter favorire il ristagno dell’aria calda, creando un microclima anomalo. Sono dettagli troppo grossolani per essere semplici errori di valutazione: sembrano piuttosto elementi di una narrazione costruita ad hoc, finalizzata a dipingere uno scenario ideale che nella realtà non esiste.

Tutto questo mi porta a chiedermi: perché tanta ostinazione nel difendere un dato numerico? Perché investire tante energie, autorevolezze e procedure internazionali su un valore che presenta così tante crepe?

Penso che si stia giocando una partita che va ben oltre la meteorologia: una schermaglia tra schieramenti, dove la scienza viene piegata, strumentalizzata, trasformata in arma di persuasione. Da una parte, chi quel record - gonfiato o meno - lo brandisce per alimentare una certa narrazione climatica, amplificando allarmi; dall’altra, chi forse cerca di coprire inefficienze strutturali, ritardi tecnologici o, semplicemente, di salvare la faccia di un sistema già sotto pressione.

Il vero mistero, allora, non è più il termometro di Floridia. Il vero mistero è ciò che si nasconde dietro la volontà di renderlo credibile a tutti i costi: interessi istituzionali, pressioni mediatiche, ambizioni di visibilità, o forse qualcosa di ancora più profondo, legato al modo in cui oggi la scienza viene selezionata, filtrata e usata.

Auspico che il Dott. Grassi possa finalmente chiarire questa circostanza, che ormai sta rasentando il malcostume scientifico. E che qualcuno, da qualche parte, abbia ancora il coraggio di chiedersi non solo quanto ha fatto caldo, ma come e perché lo sappiamo. Perché la verità non sta nei numeri, ma nel modo in cui vengono prodotti.

Se desiderate un’analisi ancora più dettagliata, potete leggere l’articolo pubblicato ieri intitolato: Meteo, le falsità contenute nel ‘paper’ con il quale la WMO ha convalidato il record europeo di Floridia del 2021 – disponibile qui: https://www.meteoweb.eu/2025/09/meteo-le-falsita-contenute-nel-paper-con-il-quale-la-wmo-ha-convalidato-il-record-europeo-di-floridia-del-2021/1001834997/

domenica 7 settembre 2025

Non siete eredi dei padri, ma dei figli che quei padri hanno ucciso.

Sì... avrei dovuto pubblicare questo post alcuni giorni fa, ma purtroppo alcuni impegni ed altri post che avevo preparato hanno avuto la precedenza e quindi ho dovuto posticipare questa pubblicazione. 

C'è però un motivo più profondo: quando la notizia mi ha raggiunto, sono rimasto senza parole. È un paradosso, perché le sue sono state tra quelle che più mi hanno trasmesso la vicinanza e la forza di Peppino Impastato.

Oggi, provando a superare quello sconforto, voglio unirmi al ricordo di Luisa Impastato che dice: ci lascia un altro pezzo grande della nostra storia, una storia di ragazzi che volevano cambiare il mondo sfidando il potere della mafia. Con profonda gratitudine e sincera tristezza salutiamo Salvo Vitale, fondatore di Radio Aut e da sempre testimone della lotta, che ha incarnato con straordinaria coerenza il senso più autentico della testimonianza quotidiana. La sua voce è stata un esempio luminoso di libertà e responsabilità, capace di guidare intere generazioni a comprendere che il cambiamento nasce da ciascuno di noi.

Era lui, nel film "I cento passi", a essere interpretato da Claudio Gioè nel momento del monologo più straziante e vero, quello che squarcia il velo dell'omertà. In quel monologo diceva: domani leggerete che Peppino si è suicidato, che ha abbandonato la politica e la vita, come Pinelli, come Feltrinelli, tutti suicidi. Poi non leggerete proprio niente, perché i giornali parleranno di altro, perché chi se ne frega del piccolo siciliano di provincia. E concludeva, con un'amarezza che era un pugno nello stomaco per tutti: spegnete questa radio, tanto si sa che niente può cambiare, e diciamolo una volta per tutte che noi siciliani la mafia la vogliamo, perché ci dà sicurezza, perché ci identifica, perché ci piace. Noi siamo la mafia!

Ma Salvo Vitale, quel ragazzo di Cinisi nato nel 1943, amico e compagno di battaglie di Peppino Impastato, a quella rassegnazione non si è mai arreso, nemmeno nei momenti più difficili. Ha invece custodito e rinnovato la memoria collettiva, trasformandola in azione concreta.

Difatti, dopo la morte di Peppino, ha continuato la sua attività attraverso "Radio Aut", lavorando senza sosta per cercare la verità, puntando il dito contro il boss Gaetano Badalamenti, insegnando storia e filosofia ai giovani, perché la cultura arrivasse a tutti. Con le sue parole, i suoi gesti e il suo impegno costante ha mostrato cosa significhi contrastare le mafie sul piano civile e culturale, senza paura, senza piegarsi.

Ecco perché a lui va la mia gratitudine, sì... per la strada che ha tracciato con dignità e coraggio, una strada lastricata dalla forza semplice di persone che non hanno accettato di essere "Nuddu ammiscatu cu nenti", un esempio, insieme a quello di Peppino, che ogni giorno orienta il mio cammino, già... di chi crede - ancora tra mille difficoltà - nella giustizia e soprattutto nella democrazia, ricordando a me e a tutti voi, che la vera sicurezza non viene dalla sottomissione, ma dal riscatto!

sabato 6 settembre 2025

Rifiuti: business illegale con le abituali complicità e distrazioni dello Stato.

La gestione dei rifiuti rappresenta, oggi più che mai, uno dei settori più appetibili e preoccupanti sotto il profilo dell’illegalità, sì... un vero e proprio "banchetto" imbandito, a cui ovviamente la criminalità organizzata non ha potuto resistere, già... per ovvie ragioni di profitto. 

E quindi, in questi anni, ci hanno messo le mani sopra, costruendo un sistema "velato" fatto di imprese affiliate o quantomeno compiacenti, perfettamente oliato, per compiere ogni tipo di operazione fraudolenta. 

Questo meccanismo perfetto funziona grazie anche ad una rete di collusioni che spesso include chi, per quieto vivere, per interesse o per pura negligenza, si astiene dal verificare scrupolosamente quei previsti documenti, accettando in tal modo quei predisposti formulari, con un’acquiescenza che sa più di "complicità" che di distrazione. 

Forse - ed è questo il dubbio più amaro - perché anche loro fanno parte di quel malaffare, di quel circuito che permette a troppe imprese di intascare migliaia e migliaia di euro in maniera del tutto illegale, avvelenando il territorio e il mercato.

Proprio in questo contesto già torbido, dal 9 agosto 2025, è entrato in vigore il decreto n. 116/2025, che ha cambiato in maniera significativa le regole del gioco. Le nuove norme, sulla carta, mirano a colpire duramente le illegalità con sanzioni così severe da poter mettere in ginocchio intere aziende. 

Ma viene da chiedersi se questo inasprimento punitivo sia davvero finalizzato a ripulire il settore o se, in un modo perverso, rischi di alimentare ancora di più il giro d’affari illecito, spingendo gli operatori disonesti a trovare stratagemmi sempre più sofisticati per eludere i controlli, magari corrompendo chi quei controlli dovrebbe farli. 

Il punto focale è l’iscrizione all’Albo nazionale dei gestori ambientali, che non è più una mera formalità ma un requisito essenziale, con sanzioni che vanno dalla sospensione dell’attività alla cancellazione con divieto di reiscrizione per due anni, il che equivale a una condanna a morte per un’impresa.

Le conseguenze si fanno ancor più personali e gravi quando si parla di documenti. Omissioni o errori nella compilazione di registri e formulari non sono più tollerati e si pagano con multe salatissime, mentre i conducenti rischiano la sospensione della patente. 

Il trasporto di rifiuti pericolosi senza la corretta documentazione diventa addirittura un reato che prevede fino a tre anni di carcere e la confisca del mezzo. È proprio qui che il sospetto si fa più forte: tutta questa trafila burocratica, così rigida e punitiva, non potrebbe essere sfruttata proprio da quel sistema criminale per creare un mercato parallelo di documenti falsi impeccabili, venduti a peso d’oro a chi vuole evitare la galera, arricchendo ancor di più le stesse organizzazioni che il decreto vorrebbe combattere? 

Il decreto ha anche inasprito le pene per il trasporto illegale, portando la reclusione fino a cinque anni, e ha esteso le sanzioni persino a comportamenti prima considerati banali, come gettare un mozzicone di sigaretta dal finestrino, rendendo ogni azione potenzialmente sanzionabile attraverso un controllo telecamere sempre più pervasivo.

Il messaggio ufficiale è chiaro: mettersi in regola o essere spazzati via! 

Quindi la domanda che rimane, insistente e provocatoria, è: chi trarrà il vero vantaggio da questa selva di regole? Forse proprio coloro che, dall’ombra, offrono la “protezione” per navigarvi dentro, sì... garantendo formulari compilati “a dovere” per qualcuno che - di fatto - non ha poi alcuna intenzione di verificare, perpetuando così quel circolo vizioso di illeciti e corruzione, iniziato da decenni e che sembra non finire mai...

Il messaggio ufficiale - come ormai consuetudine da questo governo nazionale, "persuasivo e propagandistico" - è di compiere una pulizia esemplare (sì come la riforma realizzata sulla "giustizia"...). Ma è un'ironia amara, perché è proprio questo business sporco - grazie alle montagne di denaro che genera - ad offrire loro, la migliore opportunità di ripulirsi. Perché, con quei soldi, si può comprare tutto: il silenzio, i documenti, la distrazione di chi controlla e soprattutto il consenso dei miei connazionali! 

Quel denaro è un sapone così potente e profumato che, chi dovrebbe vigilare, impregnato fino al midollo da quelle banconote profumate, non riesce più a vedere lo sporco che ha sotto gli occhi. Resta talmente abbagliato dal lucente riflesso del "sapone" che, ahimè, non distingue più il rifiuto dalla tangente. 

Sì... alla fine, l'unica cosa che viene veramente lavata via, è la loro vista!

venerdì 5 settembre 2025

Il teatrino della politica nei consigli comunali siciliani. "Come non si fa": ministri del niente, consiglieri di plastica!

Sì, piango. Ma le mie lacrime non sono scaturite da una crisi di nervi, né da un dispiacere o da un dolore fisico. Non sono nemmeno lacrime di riso...

No, non piango per una disgrazia o per una sfortuna.

Piango per qualcosa che mi rattrista nel profondo, suscitando in me un pianto vero, amaro e silenzioso: quel pianto che nasce dalla consapevolezza che il teatro della finzione non è più solo al cinema o sul palco di una sala. Ora si è insediato in municipio. E gli attori, ahimè, non sono pagati per recitare, ma per governare.

Mi è capitato di osservare in questi giorni alcuni video – non vi dico per quale Comune, perché l’amico che li stava osservando e che mi hanno incuriosito, mi ha chiesto di tenere l'anonimato, e onestamente non posso dargli torto – e resto quindi lì, immobile, con gli occhi lucidi, come davanti a una tragedia che nessuno ha voglia di ammettere. Una tragedia vestita da farsa, diretta da registi incapaci, interpretata da personaggi che sembrano usciti da un provino fallito, per una parodia del potere.

Non serve nominare i luoghi, perché tanto il copione è identico ovunque. Cambiano i nomi, i cognomi, il colore della giacca, della cravatta, ma il copione è sempre lo stesso: un’opera buffa in tre atti, dal titolo “Come non si fa”, interpretata da chi non sa fare nulla, se non raccomandarsi...

Sono lì non perché hanno studiato, perché hanno idee, perché hanno a cuore il bene comune, no... sono lì perché papà conosce il segretario del partito, perché la zia ha votato per il capo corrente, perché il cugino ha fatto un favore dieci anni fa a uno che oggi ha un cognome importante... 

Il loro curriculum? Una rete di raccomandazioni, un’agenda piena di debiti di riconoscenza e zero competenze!

Eppure, ogni settimana, indossano la giacca della serietà, si siedono dietro un tavolo con il gonfalone, accendono il microfono e iniziano lo spettacolo. Mezz'ora di dibattito che sembra una rissa da bar dopo mezzo litro di vino: urlano, si puntano il dito, si accusano di cose che non capiscono neanche loro, mentre fuori, fuori dal palazzo, la città aspetta una strada asfaltata, una scuola riaperta, una ristrutturazione necessaria, un servizio che funzioni. Ma a loro non interessa. A loro interessa chi ha detto cosa, chi ha osato guardare male il capogruppo, chi non ha applaudito abbastanza quando è stato letto l’ordine del giorno numero due.

Le grandi questioni? Le emergenze sociali? Le infrastrutture? I giovani che se ne vanno? Macché. Sono dettagli noiosi, roba da amministratori seri. Loro, invece, discutono su insulti ricevuti, su offese nei social, sui post ingiuriosi pubblicati nel web, su fatti e vicende del tutto personali, sì... ogni tanto s'interessano di regolamenti interni mai applicati, di verbali contestati per una virgola messa male, di mozioni presentate solo per far perdere tempo all’altro schieramento. 

Sì... sono maestri nell’arte del nulla, campioni olimpici del burocratese sterile!

E mentre si azzuffano per un posto in commissione o per un incarico a un parente, fuori qualcuno aspetta un’ambulanza, un altro cerca lavoro, un altro ancora non ha la luce in casa. Ma loro non vedono o fingono di non vedere. 

Perché tanto, alla fine della seduta, ognuno tornerà a casa con la coscienza a posto: ha fatto il suo dovere, ha difeso il suo clan, ha garantito un posto a un amico, un appalto a un socio, un favore a chi glielo chiederà domani.

Questa non è politica! È un sistema di scambio clientelare travestito da democrazia. È un circo dove i clown pensano di essere ministri e i cittadini sono solo comparse fuori campo. E il pubblico? Il pubblico è stanco, amareggiato, deluso, ma soprattutto, ormai, ironico. Perché ridere di questi personaggi è l’unico modo per non piangere davvero...

Alla fine, la vera riforma non è cambiare le leggi, ma cambiare il casting. Perché finché al potere ci mettiamo gli "amici degli amici", invece di soggetti capaci e competenti, lo spettacolo continuerà e il sipario non calerà mai...

giovedì 4 settembre 2025

Quando il lavoro onesto diventa un rischio: curnutu e vastuniatu!

C’è un silenzio che pesa più di qualsiasi parola, soprattutto dopo aver fatto tutto ciò che ti era stato chiesto. 

Sì... hai voluto seguir la strada dritta, hai così compilato ogni modulo, superato i controlli, persino quelli che sembrano inventati apposta per scoraggiare chi non ha alcuna protezione o appoggio... 

Hai altresì presentato i documenti antimafia, come se la tua onestà dovesse essere dimostrata, come se fossi tu il sospettato, no... chi ti commissiona il lavoro. 

Eppure, non hai mai alzato la voce, hai continuato a camminare dritto, convinto che prima o poi qualcuno avrebbe visto il tuo impegno e avrebbe così riconosciuto il tuo valore.

E quando finalmente arriva quel contratto, già... quel pezzo di carta sembra promettere un futuro in salita, sì... lo guardi con gli occhi lucidi di chi non ci credeva più.

Non era stato un colpo di fortuna, ma il risultato di anni di fatica, di scelte difficili, di rinunce difficili, le stesse che poi hanno fatto arricchire i tuoi avversari. 

Eri comunque pronto a metterci il tuo impegno, la faccia, i mezzi, il tempo, ormai eri dentro, non hai ricevuto alcun acconto e così hai investito il tuo denaro, pensando comunque che alla fine, se avresti fatto bene il tuo dovere, qualcuno avrebbe fatto il suo...

Ed allora la tua imprese lavora senza sosta, sì... con la stessa cura che metteresti per realizzare casa tua; rispetti i tempi, superi gli imprevisti, risolvi problemi che - come solitamente accade - non dipendono da te, completi quindi un mese di lavori, verifichi la contabilità consegnata dalla tua D.l. e dopo qualche giorno emetti la fattura concordata, in attesa dei fatidici 60/90 gg...

Sì... aspetti quel pagamento, lo aspetti con la pazienza, già perché sai che nel mondo degli appalti il denaro viaggia lento, aggiungerei... troppo lento: Sessanta, novanta e a volte anche centoventi giorni, ti dicono che è normale...

Ma stranamente (o dovrei dire "spesso") dopo tutto quel tempo, il bonifico non arriva!!!

Ed allora, chiami, mandi solleciti, mostri documenti, fatture, verbali di consegna, ma ricevi solo silenzi e le classiche risposte vaghe, già... le stesse che come neve al sole si sciolgono improvvisamente... ed allora ti rivolgi ai legali, iniziano le procedure dei decreti ingiuntivi, ed invece di vedere finalmente una soluzione, ecco che ti arriva una "bella" comunicazione: il contratto è disdetto.

"Curnutu e vastuniatu" così si dice a Catania, non perché hai sbagliato, non per la tua inadempienza, ma perché ti sei permesso - già... hai osato chiedere a quel Committente (che siede alla destra del padre...) - i tuoi soldi, i tuo diritti, già... ciò che ti spetta per legge!!!

Ma di quale legge parliamo? Una legge che tutela i ladri e colpisce gli onesti...? Sì... è quando ti rivolgi allo Stato che comprendi tutto il tuo fallimento, già... quando entri in un'aula di Tribunale che comprendi di non aver più una rapida soluzione ai tuoi problemi, anzi il più delle volte, vieni punito per aver preteso il rispetto delle regole.

Sei un estraneo in un gioco di cui non conosci le regole, o meglio, in cui le regole cambiano a seconda di chi le fa e soprattutto chi le deve seguire. 

Non importa se hai rispettato ogni vincolo, ogni obbligo, loro possono disattendere "impunemente" ogni obbligo, possono cancellare quel rapporto istaurato come se fosse un errore di battitura e così, mentre tu lotti per non affondare, per pagare i tuoi operai, i fornitori, per mantenere aperta un'impresa che magari ha radici profonde in questo territorio, loro, sì... questi grandi appaltatori, se ne stanno al riparo, protetti da centinaia di clausole che sembrano fatte apposta per salvarli, anche quando sono loro a creare i problemi!!!

Nel frattempo mentre tu aspetti invano i tuoi pagamenti... fallisci, mentre loro - viceversa - ricevono quei fondi pubblici previsti e consegnati loro da una politica che utilizza quel sistema per raccomandare parenti e familiari, ma soprattutto per foraggiare un sistema parallelo, illegale, che poi ricambia attraverso preferenze elettorali, si con quel noto scambio di voti.

Ma infatti da "Siciliano"  mi sono sempre chiesto: perché affidare questi lavori a chi non vive qui, a chi non conosce il territorio, a chi non ha alcun interesse a costruire qualcosa di duraturo? Perché non dare direttamente appalto a chi ha le competenze, a chi ha le maestranze, a chi da generazioni tiene in piedi l’economia di questa terra? Perché inserire un anello intermedio che non aggiunge valore, ma solo costi, ritardi e rischi? 

Ma forse anch'io la risposta la so da sempre: Sì... forse perché quel collegamento non è mai stato tecnico, ma politico? Forse perché dietro quei nomi vi sono appoggi, raccomandazioni, scambi di favori che nulla hanno a che fare con la trasparenza o il merito, ma servono principalmente ad oliare questo sistema marcio!

Ma quando ne parlo a gran voce, quando pubblico i miei post, sì... sono in molti a darmi ragione, ma poi girato l'angolo, scrollano le spalle, già... come se questo meccanismo perverso sia inevitabile, mi sembra il classico discorso dello sconfitto! Ma la verità è che nella maggior parte dei casi, molti di essi, appartengono - direttamente e/o indirettamente - a quel sistema clientelare e collusivo, sì... sono proprio essi, i loro figli, parenti e amici, ad essersi genuflessi e ad aver approfittato e ancora approfittano di quel marciume

Credetemi... quanto riporto non è rabbia, non me ne fotte un caz..., tanto - come dico sempre - io mi accontento del mio piatto di pasta, di più tanto non posso mangiarne...- e quindi, non ho bisogno di "LORO", sì... di quei politici, di quegli imprenditori mafiosi e collusi (ancor più di quei loro lacchè - incompetenti - chiamati "teste di legno"),ed ancora, di amici e conoscenti che operano nel servizio pubblico (finora mi sono sempre rivolto - a pagamento - ai servizi privati...), non ho bisogno di raccomandazioni, perché mi sento abbastanza preparato che solitamente le imprese a fare una "cinquina" assumendomi e mai il contrario, difatti, in questi miei 35 anni di servizio, nessuno mai ha pensato di licenziarmi, difatti, in quelle poche circostanze, sono stato io ad inviare le dimissioni - solitamente per giusta causa. 

D'altronde come potrei convivere in un'impresa, avendo la consapevolezza che essa appartiene, di fatto - ad un'associazione criminale o permette quotidianamente che metta in campo meccanismi fraudolenti, gli stessi che poi le permettono di evadere e quindi incassare migliaia e migliaia di euro...

parliamo di semplici raggiri (ma sono truffe che lo Stato - ahimè - non riesce neppure a comprendere o quando ci riesce è ormai troppo tardi... eppure sono lì...sotto i loro occhi, ma a volte ho come l'impressione che quei soggetti si trovino nella "stanza con l'elefante") ma d'altronde lo Stato punisce chi le regole le rispetta, mentre premia o forse dovrei dire "ricompensa", chi riesce a far durare più a lungo questo sistema, d'altronde lo stesso che lo tiene in vita. 

E così... in questi anni, centinaia di imprese oneste siciliane hanno chiuso, non per incapacità, ma viceversa, per mancanza di giustizia. 

Perché alla fine quello che manca davvero in questa terra non è il denaro, ma il senso di quel diritto che ormai nessuno, sembra più voler far rispettare! E quindi: Curnutu e vastuniatu!

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