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sabato 12 luglio 2025

Lo Stato in mano alla mafia: i custodi della legge che hanno svenduto la giustizia!

Un altro giorno, un altro velo che si solleva su quel sottile strato di ipocrisia sotto cui si cela la realtà...

Già... si parla ancora una volta di collusioni, di appalti pilotati, di indagini archiviate con troppa fretta, quasi fosse un copione già scritto e recitato troppe volte. 

E al centro di tutto questo, come sempre, ci sono loro: coloro che avrebbero dovuto vegliare sul rispetto delle regole, garantire trasparenza e giustizia. 

E invece oggi sono lì, tra gli indagati, come parte del problema anziché della soluzione...

Si racconta di documenti che dovevano sparire per sempre, di registrazioni che non avrebbero mai dovuto vedere la luce. Eppure eccole qua, riemerse dopo decenni, come se il tempo non fosse servito a cancellare ma solo a rimandare l’inevitabile. 

Difatti, chi ha deciso che certe verità non meritavano di essere conosciute? E soprattutto, perché qualcuno ha ritenuto che fosse meglio dimenticare?

Intanto le domande si accumulano, pesanti come macigni, mentre le risposte - come sempre in questo nostro Paes abile a celare le verità - continuano a mancare. Si scopre che forse alcune indagini non sono andate fino in fondo, che investigatori e magistrati non hanno collaborato come avrebbero dovuto.

Si fa strada, ancora una volta, l’idea scomoda che qualcosa sia stato deliberatamente lasciato cadere, come se certe tracce fossero troppo pericolose da perseguire.

C’è l'ennesimo pentito che parla, che racconta di accordi, di pressioni, di processi che qualcuno avrebbe voluto sistemare prima ancora che iniziassero. C’è un ex presidente coinvolto, e intorno a lui, un vortice di accuse che sembra non finire mai. Ma il vero dolore, la vera amarezza, arriva quando ti rendi conto che anche chi era chiamato a fermare tutto questo, forse invece ne è stato complice o quantomeno silente testimone.

E allora non puoi più fingere di non capire. Non puoi più pensare che sia solo un caso isolato, un incidente nella macchina dello Stato. Quando chi indossa una toga o una divisa finisce nel registro degli indagati, quando chi dovrebbe rappresentare la legalità ne diventa lo spettro oscuro, allora ogni certezza vacilla.

Restano i dubbi, le domande senza risposta, la fatica di credere ancora in qualcosa o in qualcuno. Resta la consapevolezza amara che forse il sistema non è solo fragile, ma malato dentro e che nessuno, davvero nessuno, può dirsi esente dal peso di questa colpa diffusa. 

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