Ovviamente non pensiate che lo stia difendendo... i Dittatori fanno tutti e sempre la stessa fine...(e questo è sempre un bene...), ma ciò che non sopporto è quella ipocrisia ricamata del tutto Italiana, dove le parole ed i gesti, fortemente sostenuti in precedenza, oggi vengono con la violenza di un temporale cancellate...
Lo stesso è già accaduto durante l'ultima guerra, dove nessuno dopo l'uccisione di Mussolini, era più fascista..
Questa è la maggioranza degli Italiani... Berlusconi, Prodi, D'Alema, Fini, Casini, Di Pietro e tutto il circondario... prima di qua, poi di là, come se tutto fosse un gioco, senza alcun percorso politico... e noi tutti, come tanti stronzi, ancora a votarli...
Tra il 1956 e il 1961 frequentò la scuola coranica di Sirte e nel 1968 si iscrisse all'Accademia Militare di Bengasi.
Concluso il corso e dopo un breve periodo di specializzazione in Gran Bretagna, fu nominato capitano dell'esercito all'età di 27 anni. Insoddisfatto del governo guidato dal Re Idris I, giudicato da Gheddafi e da numerosi ufficiali troppo servile nei confronti di USA e Francia, il 26 agosto del 1969 guidò un colpo di stato contro il sovrano, che portò il 1º settembre dello stesso anno alla proclamazione della Repubblica, guidata da un Consiglio del Comando della Rivoluzione composto da 12 militari di tendenze panarabe filo-nasseriane. Gheddafi, che nel frattempo era stato nominato colonnello, si mise a capo del Consiglio instaurando un regime dittatoriale in Libia.
Il titolo prendeva spunto dal colore della bandiera libica, che infatti è completamente verde, e che richiama la religione musulmana, dato che verde era il colore preferito di Maometto ed il colore del suo mantello.
Inoltre, per cercare di ridurre al minimo le spese, egli rifiutò il lusso, dormendo sempre (anche e certamente per motivi di sicurezza personale) in una base militare di Tripoli...e poi all'interno di una tenda che non ha mai una sede fissa...
Gli italiani furono privati di ogni loro bene, compresi i contributi assistenziali versati all'INPS e da questo trasferiti in base all'accordo all'istituto libico corrispondente, e furono sottoposti a progressive restrizioni finché furono costretti a lasciare il Paese entro il 15 ottobre del 1970.
Dal 1970, ogni 7 ottobre in Libia si celebra il “giorno della vendetta”, in ricordo del sequestro di tutti i beni e dell’espulsione di 20.000 coloni italiani.
In politica estera, egli finanziò l'OLP di Yasser Arafat nella sua lotta contro Israele.
Inoltre, propose spesso un'unione politica tra i tanti Stati islamici dell'Africa e, in particolare, caldeggiò un'unione politica con la Tunisia ai primi degli anni settanta ma la risposta negativa del presidente tunisino Bourguiba fece tramontare questa ipotesi.
Dal 16 gennaio 1970 al 16 luglio 1972 fu anche, ad interim, primo ministro della Libia prima di lasciare il posto a ʿAbd al-Salām Jallūd.
Nel 1977, grazie ai maggiori introiti derivanti dal petrolio, Gheddafi poté dotare la sua nazione di nuove strade, ospedali, acquedotti ed industrie.
Sull'onda della popolarità, nel 1979 rinunciò a ogni carica politica, pur rimanendo l'unico leader del paese con l'appellativo di "guida della rivoluzione".
Si rese anche responsabile del lancio di un missile contro le coste siciliane, fortunatamente senza danni.
Divenuto il nemico numero uno degli Stati Uniti d'America, egli fu progressivamente emarginato dalla NATO. Inoltre, il 15 aprile 1986, Gheddafi fu attaccato militarmente per volere del presidente statunitense Ronald Reagan: il massiccio bombardamento ferì mortalmente la figlia adottiva di Gheddafi, ma lasciò indenne il colonnello, che era stato avvertito del bombardamento da Bettino Craxi, allora Presidente del Consiglio in Italia.
Il 21 dicembre del 1988 esplodeva un aereo passeggeri sopra la cittadina scozzese di Lockerbie: perirono tutte le 259 persone a bordo oltre a 11 cittadini di Lockerbie.
Prima dell'11 settembre 2001 è stato l'attacco terroristico più grave. L'ONU attribuì alla Libia la responsabilità di questo attentato aereo e chiese al governo di Tripoli l'arresto di due suoi cittadini accusati di esservi direttamente coinvolti.
Al netto e insindacabile rifiuto di Gheddafi, le Nazioni Unite approvarono la Risoluzione 748, che sanciva un pesante embargo economico contro la Libia, la cui economia era già in fase calante.
Nel 1999, con la decisione della Libia di cambiare atteggiamento nei confronti della comunità internazionale, Tripoli consegnò i sospettati di Lockerbie: Abdelbaset ali Mohamed al-Megrahi fu condannato all'ergastolo nel gennaio 2001 da una corte scozzese, mentre Al Amin Khalifa Fhimah fu assolto.
Quando anche Nelson Mandela fece appello alla "Comunità Internazionale", a fronte della disponibilità libica di lasciar sottoporre a giudizio gli imputati libici della strage di Lockerbie e al conseguente pagamento dei danni provocati alle vittime, l'ONU decise di ritirare l'embargo alla Libia (primavera del 1999).
Grazie a questi passi l'allora presidente statunitense George W. Bush decise di togliere la Libia dalla lista degli Stati Canaglia (in cui rimangono invece l'Iran, la Siria e la Corea del Nord) portando al ristabilimento di pieni rapporti diplomatici tra Libia e Stati Uniti.
Nel 2004, il Mossad, CIA e Sismi individuarono una nave che trasportava la prova che Gheddafi possedeva un arsenale di armi di distruzione di massa.
Invece di rendere pubblica la scoperta e sollevare uno scandalo, Stati Uniti e Italia, posero a Gheddafi un ultimatum che questi accettò.
Il leader libico si è recato al Campidoglio, a La Sapienza (dove ha ricevuto la contestazione degli studenti del movimento dell'Onda), alla sede di Confindustria e ha incontrato le massime cariche italiane.
Durante la visita di stato ha mostrato, appuntata sulla divisa militare, una foto dell'eroe della resistenza libica antitaliana Omar al-Mukhtar, suscitando interesse e qualche perplessità.
Particolarmente ostili all'accoglienza trionfale preparata per il leader libico da parte del governo sono stati i Radicali Italiani, che con il deputato Matteo Mecacci e il senatore Marco Perduca (entrambi membri della delegazione Radicale nel PD) hanno organizzato manifestazioni di protesta, in aula del Senato e fuori.
Il 16 novembre 2009 Gheddafi torna in Italia, a Roma, per partecipare a un incontro della Fao. Durante il suo soggiorno romano, organizzò alcune "lezioni" di Islam e Corano a un centinaio di ragazze hostess dell'agenzia Hostessweb, regolarmente stipendiate per la presenza, chissà forse è seguito un party " Bunga Bunga " ....
Da questa data (e in seguito alla pubblicazione delle foto di Hannibal sul quotidiano "la Tribune de Genève"), il dittatore libico si è prodigato con ogni mezzo nell'attuazione di misure di ritorsione contro lo Stato svizzero.
Fra queste figurano la proposta di smembramento della Svizzera inoltrata all’ONU, l'interruzione dei collegamenti aerei fra Libia e Svizzera garantiti da Swiss, il boicottaggio delle banche elvetiche (e in tutta fretta il dittatore libico ha ritirato circa 5 miliardi di franchi depositati nella Confederazione), la sospensione delle forniture petrolifere dirette in Svizzera e la sospensione della concessione di visti a favore di cittadini svizzeri. Su tutte, la misura con più conseguenze è risultata l'arresto, successivamente trasformatosi in rapimento, del dirigente di ABB Max Göldi, liberato il 14 giugno 2010 dopo quasi 700 giorni trascorsi in mani libiche e dell'impresario edile svizzero-tunisino Rachid Hamdani, nel frattempo liberato.
L'immobilismo delle autorità elvetiche, in un primo tempo giustificato dalla separazione dei poteri vigente in Svizzera, ha poi lasciato spazio a una fervente attività diplomatica volta a ottenere la liberazione dei due ostaggi trattenuti nel paese africano. Il 20 agosto 2009 il Presidente della Confederazione Hans-Rudolf Merz rivolgendo le scuse ufficiali alla famiglia Gheddafi per l'arresto di Hannibal Gheddafi e della moglie Aline, ha acconsentito a un arbitrato internazionale al fine di dirimere la controversia, senza peraltro ottenere la liberazione degli ostaggi promessa.
Dopo il fallimento dell'arbitrato, arenatosi al momento di definire il giudice arbitro, sono intervenuti numerosi colpi di scena.
Quando la soluzione alla crisi sembrava vicina, immancabilmente subentravano nuovi problemi. Conseguentemente al rifiuto di concedere visti per l'area Schengen a 188 esponenti del governo libico voluto dalla Svizzera, e quale ritorsione per l'esito del voto sull'Iniziativa contro l'edificazione di nuovi minareti in Svizzera, il 15 febbraio 2010, il colonnello Gheddafi proclamò la Jihad contro la Svizzera, scatenando le reazioni di disapprovazione dei maggiori Stati occidentali e della folta comunità islamica residente in Svizzera. Da parte sua, la Libia ottenne il supporto di 17 Stati della Lega araba e un certo sostegno da parte dell'Italia e Malta, importanti partner commerciali di Tripoli.
Anzi, la TV pubblica svizzera RSI ritiene che Berlusconi abbia piuttosto creato dei problemi per aver convinto l'Europa a spingere la Svizzera a rinunciare alla sua strategia delle limitazioni sui visti Schengen, strategia che aiutò la liberazione di Hamdani.
Il29 agosto 2010 Gheddafi inizia un nuovo soggiorno in Italia per celebrare il secondo anniversario della firma del Trattato di Amicizia fra Italia e Libia.
Anche durante questo suo soggiorno romano, organizza alcune "lezioni" di Islam e Corano a quasi 500 ragazze hostess, regolarmente stipendiate per la presenza. «L'Islam dovrebbe diventare la religione di tutta l'Europa» ha apostrofato Gheddafi alle ragazze. Tre ragazze, due italiane e una spagnola, si sono presentate con il velo perché si sono convertite all'Islam.
Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi esaltava l'amicizia tra Italia e Libia durante la cerimonia per il secondo anniversario del Trattato di Bengasi e affermava che ''tutti dovrebbero rallegrarsene'' e chi critica ''e' prigioniero di schemi superati''.
La giornata di ieri, segnata dalla richiesta di 5 miliardi all'anno per fermare l'immigrazione clandestina in Europa e da nuove polemiche sulla visita del leader libico, si e' conclusa con una cena di gala.
Oggi c'e' il Trattato di amicizia e nuove sfide da affrontare insieme, prima fra tutte, quella della ''pericolosa'' immigrazione africana che spetta alla Libia, ''ponte'' privilegiato tra l'Africa e l'Europa, contrastare con l'aiuto economico dell'Unione europea. Cinque miliardi di euro e' la cifra richiesta da Gheddafi per impedire che ''l'Europa - cosi' ha prospettato il colonnello - un domani potrebbe non essere piu' europea e diventare addirittura nera perche' - ha spiegato - in milioni vogliono venire in Europa''. ''Attualmente - ha affermato dipingendo uno scenario fosco - subiamo una immigrazione dall'Africa verso l'Europa ma in questo momento si tratta di una cosa molto pericolosa: non sappiamo che cosa succedera', quale sara' la reazione degli europei bianchi e cristiani di fronte a questo movimento di africani affamati e non istruiti''.
''Non sappiamo - ha insistito Gheddafi - se l'Europa restera' un continente avanzato e coeso o se si distruggera' come avvenne con le invasioni barbariche''. ''Dobbiamo immaginare che questo possa succedere - ha sottolineato a sostegno del proposta da lui stesso avanzata - e prima che succeda dobbiamo lavorare insieme, fermare l'immigrazione sulle frontiere libiche''.
''L'Europa - ha scandito - ci deve ascoltare'' mentre tocca all'Italia sostenere in sede europea la richiesta di Gheddafi di fare della Libia l'avamposto chiave nel contrasto all'immigrazione clandestina. Berlusconi da parte sua ha ricordato come con la stipulazione del Trattato di amicizia fra i due Paesi si sia ''voltato pagina'' e chiuso per sempre la pagina nera del colonialismo.
Gheddafi lo ha più volte lodato menzionando il ''grande coraggio'' del presidente del Consiglio per le scuse presentate dal premier per il passato coloniale italiano in Libia, ''un errore - ha sottolineato il Colonnello - commesso dall'Italia fascista, non dall'Italia''.
Da qui anche la richiesta avanzata alla comunità internazionale affinché sia l'Italia ad avere un seggio al consiglio permanente di sicurezza dell'Onu.
Un ''diritto'' dell'Italia, secondo Gheddafi, che ha avuto, al contrario della Germania, la forza e il coraggio di liberarsi da sola del fascismo ''impiccando Mussolini per le strade''. Nell'Italia di oggi poi, il leader libico, ha incoraggiato ad investire i suoi stessi connazionali che dispongono di risorse economiche e finanziarie.
Un nuovo flusso di investimenti libici potrebbe presto arrivare in Italia a rafforzare la crescente presenza nelle nostre banche, societa' e industrie in combinazione con la corsa delle imprese italiane a realizzare le infrastrutture del paese nordafricano. Il leader Muammar Gheddafi, alla cerimonia per il Trattato italo-libico, dove e' presente una nutrita schiera di personalità dell'economia e della finanza italiana, incoraggia i libici con risorse finanziarie ''a venire in Italia per investire in Italia''.
Il Colonnello chiede anche scambi di conoscenza e tecnologie ma sono le parole sugli investimenti, poche ma precise in un discorso fiume di 40 minuti ricco di citazioni storiche e incentrato sulle colpe del colonialismo e le nuove sfide dell'emigrazione, a creare piu' interesse fra la comunita' finanziaria. Diversi esponenti del mondo dell'economia e manager, prima di recarsi alla cena ufficiale (slittata a oltre la mezzanotte) sottolineano ''l'affidabilita' oramai assodata' dei libici come partner e un ambiente molto migliorato per realizzare gli affari. ''I libici - spiega uno di questi -. sono un partner che guarda al medio-lungo termine con molte risorse''.
Nella tribuna d'onore a pochi passi dal premier Silvio Berlusconi e dal leader libico ad assistere al carosello dei Carabinieri e alle evoluzioni dei cavalieri arabi, si sono notate le presenze dell'ad di Unicredit Alessandro Profumo (dove i libici sono oramai il primo socio con il 7% del capitale) accanto a Jonella Ligresti, al presidente Telecom Gabriele Galateri, ai vertici Enel Piero Gnudi e Fulvio Conti il quale ha spiegato che il gruppo ''ha interessi potenziali in Libia'' anche se al momento non c'e' nulla. Presente anche Massimo Ponzellini, presidente di Impregilo che realizzera' insieme ad altre 20 imprese italiane (fra cui Todini, Salini, Condotte e Cmc) l'autostrada finanziata dall'Italia a risarcimento dei danni del'epoca coloniale, e il numero uno di Finmeccanica Pierfrancesco Giarguaglini, anch'essa impegnata nel paese insieme a Zarubezhstroytechnology, societa' controllata dalle Ferrovie Russe Jsc Rzd, un contratto da 247 milioni di euro per realizzare sistemi di segnalamento, alimentazione e comunicazione sulla tratta da Sirte a Bengasi.
Con Finmeccanica inoltre i libici hanno siglato una nuova joint venture (dopo la Liatec, Libyan Italian Advanced Tecnology Company, costituita nel 2006 per realizzare elicotteri). Il rapporto fra il gruppo ENI e il paese e' piu' che consolidato e di recente il colosso italiano ha annunciato investimenti sul posto per 25 miliardi di euro.
Questa era la situazione in Libia, prima dei nuovi accadimenti avvenuti in questi mesi in Tunisia, Algeria, Marocco, Egitto, Bahrein, Gibuti, Yemen, Sudan, e vedremo in questi giorni cosa succederà in Iran..., con ovviamente tutte le ripercussioni, in particolare la produzione del greggio, che in questo momento ha subito incrementi ai distributori che non si vedevano dalla guerra del golfo...