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domenica 24 febbraio 2019

In Sicilia i testamenti cominciano sempre col cognome e poi segue il soprannome, la fisiologia del soprannome...

Se dovessi decidere quale intervento mi ha particolarmente appassionato stamani, presso l'Hotel Sheraton di Catania, quello proposto dell'ex On. Trantino - senza sminuire gli altri - è stato reputato dal sottoscritto, di profonda sensibilità... 
L'Avvocato esordisce con una  frase: "Il mio non è un intervento da politico"!!!
"I politici sono come le rose, quando profumano... ci sono politici che farebbero meglio a non sbocciare mai", e questo incontro con Nello è un incontro propizio tra, un fratello maggiore e un fratello minore... 
Anche perché io che ci tenevo tanto a candidarmi, ma mi sono visto escluso quando ha detto "gli anziani si chiudono con lui che ha sessant'anni", io che ho qualche mese in più sono escluso, ma pazienza, per questa volta tollereremo...
Nello ha detto una cosa straordinaria che però deve essere coniugata a una novità, concreta e attuale che è apparsa ieri, e che diventa sintomatica...
Io l'ho seguita sempre questa Meridiana che è quella dei dati Istat.
I dati Istat sono la cartella clinica della società e quindi quando noi parliamo di politica - non dimenticatelo - parliamo di politica in quanto specchio della società, la politica metaforica, la politica alata, appartiene a qualche congresso dove c'è la formazione, i ragazzi hanno bisogno di energie nuove, ma non certamente ai bisogni concreti della gente...
E la notizia allarmante, tra tante, che io ho appreso, è che il 67% di popolazione non ha più fiducia nel prossimo, cioè non crede... 
Signori questo è un episodio biblico, e quando Nello parlava di aree, in cui si può costruire un nuovo soggetto, senza bisogno di ammiccamenti, gli ammiccamenti si fanno con le amanti non con i matrimoni, noi abbiamo bisogno di stabilire matrimoni solidi, con chi ci sta, con chi intende scommetterci, con chi non presenta all'incasso le ambizioni prima di dimostrare quello che vale... 
E allora mi domando perché il 67% non crede, ed ecco allora il grande divario che forse culturalmente può salvare il quesito: "Da un lato la indifferenza, il prossimo che non esiste, l'altro che io devo ignorare; dall'altro la differenza, cioè quelli che possiamo completamente far sapere agli altri che cosa in concreto vogliamo e non certamente con ipotesi e teoremi, ma scendendo - non è terrorismo il mio se dico che parlerò soltanto un quarto d'ora, 20 minuti, dopodiché siete riconsegnati alla vostra libertà... e quello sarà il momento più felice - voglio indicarvi che mi sono immaginato come un emigrante che torna dopo anni nel suo paese e non trova più niente Raffaele (Stancanelli), ma qui non c'era la casa di..., Tusa può dire ad un certo punto, questa è la cultura del passato non ho... la cultura dell'oblio... che è la più tragica delle cose, la cancellazione della memoria!!!
E qui non c'era l'altro e qui non c'è questo, a quel momento mi sono detto, io emigrante che mi trovo davanti a tutti questi perché ho a tutti che c'è... mi trovo nelle condizioni di poter garantire soltanto il mio cognome, perché Sciascia diceva "in Sicilia, i testamenti cominciano sempre col cognome e poi segue il soprannome, la fisiologia del soprannome"...
In Sicilia quando ad un certo punto si diceva... "Tanu l'orbu" non è perché era cieco, ma dietro il soprannome c'è sempre una filosofia, perché ignorava a questo punto le disinvolture della moglie e per questo lo chiamavano "Tanu l'orbu", evidentemente cercava di non vedere...
Oppure c'era "Turi menzuchilu", al mio paese che vuol dire mezzo chilo, che i figli crescevano ogni anno, ma il pane a tavola, la "vastedda", era sempre mezzo chilo, perché non c'era possibilità di averne di più..
Ed allora mi sono chiesto, ma che cosa è successo in Sicilia, me lo sono chiesto come studioso della politica, perché altro titolo non ho... 
E' successa un'epidemia straordinaria, è successa una mortalità di quelli che crescono ogni giorno e nessuno se ne accorge, siamo diventati afoni, è morta la parola!!!
Ma come... nella terra dei canterini, nella terra delle donne che battevano i panni e cantavano con tutte le miserie e le angustie che avevano alle spalle, alle spalle in senso letterario... ma come nella terra dove i contadini convertivano muli e cavalli nell'aria, a pestare la spiga perché uscisse il grano, non c'è la parola, ma come, nelle chiese affollate di cori, ci sono soltanto anziane signore, le pie donne e qualche giovane dalla voce bella... e dove è finita la parola???
E allora io mi sono preoccupato, mi sono preoccupato perché noi abbiamo - attenzione - un movimento, chiamatelo come volete, non mitizzo qui i termini, un movimento che ha bisogno della parola, in senso biblico, "parla perché io ti veda", e noi dobbiamo essere visti, altrimenti di comunicazione non abbiamo, attraverso la parola...
Come non c'è più la parola, c'è la rinuncia... ancor di peggio, c'è la rinuncia alla pelle, noi vedete che sono tutti tatuati, la pelle... la seta di madre natura non è più ammessa, deve essere coperta, da questo lenzuolo di geroglifici, di scarabocchi, d'insulti, di motti, di donne nude, di donne vestite, ecc...
Anche gli atleti ne sono colpiti, lo vedete nelle manifestazioni sportive quando li mettono in onda... come gli atleti che profumavano di giovinezza e di doccia, coperti tutti, anche nelle parti che non si vedono, e che sta succedendo... rinuncia ulteriore persino alla pelle....
Ma attenzione la tragedia non si ferma, qui... 
C'è la rinuncia al carattere, il carattere del siciliano, il siciliano che - ecco riprendo il tema perché faccio l'incastro con quello che ha detto Nello, non perché avessi bisogno di completamenti, ma ho bisogno di prendere da lui, quello che è diventato terribile -  il carattere del siciliano, non c'è più!!!
Il siciliano era quello che, se trovava uno che bussava alla porta, a mezzogiorno - perché erano tutti manziornisti nei paesi - diceva... "settiti e mangia cu noi...anzi pigghiti un muzzicuni" e dov'è questo siciliano, sono stati soppressi tutti, c'è stata un'invasione... che successo???
L'invasione c'è stata perché sono tornati gli inglesi, ed hanno occupato l'intero spazio del nostro linguaggio, non c'è più l'Italiano, sono tutte parole inglesi con  qualche divagazione italiana e tra poco attaccheranno l'ultima ridotta... i cognomi, sì... i cognomi, perché i nomi sono andati via, perché i nomi sono Jessica, Melody, Kalvin, i tempi di Pippino, Gioacchino, Iannuzzo, sono finiti, ma non è un discorso da niente, non è un discorso di carattere, episodico, che sta in qualche nicchia, non è un discorso di colore, è un discorso di costume...
E qui si sta parlando di un movimento che deve rinnovare e non può rinnovare senza dimenticare le fondamenta, no senza fermarsi alle fondamenta... perché dopo le fondamenta c'è da costruire piani su piani, ma senza le fondamenta non ha importanza sapere quanti piani può costruire... crollerà!!!
E allora se tutto questo sta avvenendo, ci sarà una risposta, che cosa sta succedendo... ecco perché oggi noi abbiamo tre tipologie che sono nate, pochi se ne sono accorti...
I "neet"... i neet sono i giovani che non vogliono sapere niente né del passato, né del futuro...
Poi ci sono oltre a questi, gli "😄" i quali a questo punto hanno rinunciato ai propri doveri e ai diritti, perché devono vivere non si sa quale rivoluzione; si alzano alle dodici del mattino, se hanno i soldi prendono l'aperitivo, se non li hanno lo fanno mettere in conto che poi passa papà, e questi sono quelli che dovranno edificare non si sa quale futuro...
Ed infine ci sono i più terribili di tutti, i "cherofobici"... i cherofobici sono quelli che hanno paura della felicità, e persino c'è la cantante ufficiale, bravissima... l'Attili, che ad un certo punto dice col cuore: "è strafatto di spine"!!!
E questo è un mondo di cui dobbiamo tenere conto, non è che sto parlando dell'arca, non sta parlando della mia terra, della vostra terra e i "cherofobici" hanno paura della felicità, ma come, Nello... non predicavamo noi la felicità???
I comizi... ha per carità i comizi... se ancora ho un qualche minimo posto nel vostro cuore, siano benedetti i comizi... perché scommettevamo la faccia e il cuore e tornavo a casa pieno di occhi e pieno di strette di mano...
Era la droga, mia moglie mi diceva "non sei stanco"??? Io vorrei ricominciare... io benedico quei marescialli che alle dodici meno cinque di sera, quando dovevo prendere la parola mi dicevano, Onorevole il mio orologio si è fermato faccia lei... io lo sapevo, comprendevo e cercavo di fare...
E allora se tutto questo è fatto... e siamo nella condizioni di quelli che predicavano, noi... predicavamo la felicità, Nello forse non c'è ne siamo accorti, non parlavamo al circolo del polo, parlavamo in tuguri, a giumarra, parlavamo in zone desolate, dove ad un certo punto avevamo le folle più degli abitanti, perché volevano sentire, la gente voleva sentire la parola, ecco l'importanza della parola, ma Almirante non diceva... "io vi voglio tutti proprietari e non proletari", è questa era la felicità, era il discorso di futuro, tutto morto???
Fintanto non m diranno che io ho fatto male, Nello ha fatto male, Raffaele ha fatto male, parlo di quelli un po della generazione con divari anche ventennali, a credere anche nei miti, a credere nel poeta che ci animava e ci trasformava, quando non mi diranno - e me lo dimostreranno - che aver creduto a  Brasillach: "Questo Paese mi fa male, questo Paese è ingiusto, questo Paese è duro... ma è la mia Patria"!!!  
E allora... per tutti i giovani e anche non più giovani di questa Patria, che come me, hanno avuto la fortuna di non soffrire le sciagure delle guerre, mi permetto di condividere questa toccante poesia di Robert Brasillach:
Il mio paese mi fa male
Il mio Paese mi fa male per le sue vie affollate,
per i suoi ragazzi gettati sotto gli artigli delle aquile insanguinate,
per i suoi soldati combattenti in vane sconfitte
e per il cielo di giugno sotto il sole bruciante.
Il mio Paese mi fa male in questi empi anni,
per i giuramenti non mantenuti,
per il suo abbandono e per il destino,
e per il grave fardello che grava i suoi passi.
Il mio Paese mi fa male per i suoi doppi giochi,
per l'oceano aperto ai neri vascelli carichi,
per i suoi marinai morti per placare gli dei,
per i suoi legnami troncati da una forbice troppo lieve.
Il mio Paese mi fa male per tutti i suoi esilii,
per le sue prigioni troppo piene, per i suoi giovani morti,
per i suoi prigionieri ammassati dietro il filo spinato,
e tutti quelli che sono lontani e dispersi.
Il mio Paese mi fa male con le sue città in fiamme,
male contro i nemici e male con gli alleati,
il mio Paese mi fa male con tutta la sua giovinezza
sotto bandiere straniere, gettata ai quattro venti,
perdendo il suo giovane sangue in rispetto al giuramento
tradito di coloro che lo avevano fatto.
Il mio Paese mi fa male con le sue fosse scavate,
con i suoi fucili puntati alle reni dei fratelli,
e per coloro che contano fra le dita spregevoli,
il prezzo dei rinnegati piuttosto che una più equa ricompensa.
Il mio Paese mi fa male per la sua falsità da schiavi,
con i suoi carnefici di ieri e con quelli di oggi
mi fa male col sangue che scorre,
il mio Paese mi fa male. Quando riuscirà a guarire?

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