Il provvedimento cautelare è stato emesso nell’ambito dell’indagine diretta dalla Direzione distrettuale antimafia di Messina e condotta dai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Messina e della Compagnia di Taormina, che ha documentato tutta una serie di reati che vanno dall'associazione finalizzata al narcotraffico a numerosi episodi di spaccio di stupefacenti, estorsioni e rapine, tutti reati aggravati ai sensi dell’art. 416-bis.1 del codice penale.
Come emerso dall’indagine, gli affiliati di quella organizzazione criminale - intercettati- dichiaravano che la sostanza stupefacente, stava per giungere sull'isola “a quintali”, tanto da pernsare di rivolgersi ad altri soggetti pur di scongiurare il rischio di mancanza di continuità nell’attività di spaccio al minuto, circostanza, quest'ultima che farebbe perdere enormi profitti.
Ed allora, visto quanto avviene in maniera continuativa, non riesco a comprendere perchè non si vogliano prendere quei semplici provvedimenti affinchè nell'isola non giunga neppure un grammo di sostanza stupefacente!
Quindi, ripendendo quanto avevo scritto (facendo scherzosamente funzioni da "docente") e ricordando come l'ingresso su ruote per i cittadini nell'isola sia legato principalmente a due porti, quello di Messina l'altro a Palermo, cui seguono quelli per le merci, su autocarri e/o conteiner in porti ben precisi, ed infine vi sono gli ingressi per le barche a diporto.
Quindi, riepilogando, controllare le auto/furgoni/camper/etc... è abbastanza semplice: basta effettuare i controlli nei traghetti che da Villa San Giovanni giungono a Messina (stessa situazione per quanti giungono a Palermo...)! Già... basterebbe utilizzare (per Porto), all'incirca una ventina di militari con unità cinofile ed il gioco è fatto...
Passiamo ora agli altri Porti: beh.. in questi la situazione dovrebbe risultare ancor più semplice visto che esiste in quelle aree, la cosiddetta "Dogana" e quindi è già predisposta una struttura che effettua quei necessari controlli e quindi - per quanto da cittadino possa prevdere - da quei porti, non dovrebbe entrare neppure un grammo di droga!!!
Stessa circostanza dovrebbe valere per tutte le imbarcazioni da diporto che entrano nei vari porticcioli; ritengo che anche lì, vi siano ulteriori controlli mirati.
Tuttavia, comprenderete da voi come qualcosa di fatto non funziona e non chiedetemi cosa... ma certamente se nella mia isola, l'ntroito più rilevante per la criminalità organizzato è costituito dalle piazze di spaccio, qualcosa in quel controllo del territorio, dimostra che non sta funzionando!!!
Ccerto qualcuno a questa mia affermazione potrebbe rispondere: la droga giunge nell'isola attraverso i sommergibili!!!
Sì potrebbe essere, d'altronde ora che mi ci si fa pensare, ricordo perfettamente quando da bambino mio padre mi portò al cinema (eravamo ad Addis Abeba), per vedere l’auto sommergibile di James Bond, resa famosa dal film “La spia che mi amava”.
Già... una "Lotus Esprit S1" guidata da Roger Moore (anche se, in realtà, l'attore non pilotò mai il prototipo, essendo un vero mezzo subacqueo, tanto che per le scene fu chiamato Don Griffin, un ex Navy Seal), ancora oggi una delle auto più iconiche della storia del cinema. Come dimenticare quella vettura capace di trasformarsi, in un attimo, da automobile a sottomarino?
Ora, non voglio certo insinuare che i "narcos siciliani" abbiano in dotazione una flotta di Lotus trasformabili, ma a questo punto, visto che i metodi "tradizionali" d'ingresso sembrano così ben controllati, mi chiedo: dovremmo forse assumere "Q", sì... il geniale inventore di 007, come consulente per la sicurezza portuale?
Perché se l'unica spiegazione logica per tutto questo stupefacente che circola è che arriva tramite auto anfibie o mini-sottomarini, allora forse - anziché potenziare i reparti antidroga - dovremmo rivolgerci a quelle produzioni cinematografiche, sì... per capire come fanno quegli effetti speciali, ad essere poi così realistici!
Si conclude qui il mio ruolo da sceneggiatore improvvisato. Tornando seri: un plauso alle forze dell’ordine per il lavoro svolto, ma è evidente che servono più mezzi, uomini e coordinamento per vincere questa battaglia. Altrimenti si perde tutti.
Perché a pagare il prezzo più alto, come sempre, sono i giovanissimi di questa nostra bellissima terra, lasciati in balia di un mercato che li divora. La Sicilia merita di essere protetta con azioni concrete, non solo grazie al suo mare, ma salvaguardando il futuro delle nuove generazioni.
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