proseguo stasera l’approfondimento con il Dott. Alfio Grassi, dopo avervi lasciati con una rivelazione che ha scosso le fondamenta di ciò che abbiamo sempre dato per scontato: i dati sulle temperature record in Sicilia non sono solo - secondo il geologo - discutibili, ma potrebbero essere il frutto di un sistema malato, fatto di incuria, omissioni e forse anche di una sorta di complicità silenziosa tra chi produce i dati e chi dovrebbe controllarli.
Nel precedente post, vi ho riportato le prime due risposte del Dott. Grassi, dove emergeva con chiarezza come la stazione SIAS di Floridia, quella stessa che registrò il clamoroso 48,8°C considerato per mesi il record europeo, fosse collocata in condizioni tecnicamente inaccettabili: schermo solare danneggiato, esposizione diretta ai raggi solari, vicinanza ad asfalto surriscaldato, ventilazione alterata da alberi circostanti. Eppure, quel dato è stato accolto, diffuso, utilizzato come prova scientifica di un clima impazzito.
Ma ora andiamo oltre, perché ciò che viene fuori dalle domande successive non riguarda più un semplice errore tecnico isolato, bensì un fenomeno molto più ampio, sistematico, che mina alla base l’attendibilità di un intero sistema di monitoraggio climatico regionale, e forse nazionale.
La terza domanda che ho posto riguardava le segnalazioni formali: se il Dott. Grassi avesse denunciato le anomalie agli enti preposti e quale risposta avesse ricevuto. La sua risposta è stata netta, precisa, e soprattutto documentata: Certamente, ho segnalato allo stesso SIAS il malfunzionamento della stazione di Floridia trasmettendo un dettagliato report sulle prove e cause della sovrastima sistemica; sono andato anche personalmente a riferire al Dirigente Generale dell’Assessorato all’Agricoltura, ma non solo: ho scritto a tutti gli Enti nazionali e internazionali competenti in meteorologia (Aeronautica Militare, Laboratorio Metrologico INRiM, WMO), ma nessuno ha mai dato riscontro ai miei accertamenti tecnici. E le ripeto: a supporto della mia tesi ho anche trasmesso un documento tecnico sulle clamorose risultanze degli studi condotti dal sottoscritto e la relativa documentazione fotografica attestante le palesi difformità strumentali e di localizzazione della stazione SIAS di Floridia.
Viene spontaneo dire: "tutto ciò è alquanto strano". Già... nessuno che risponde, non una nota, non un’accusa, non un controllo incrociato, non una rettifica. Si... so bene che quanto riportato accade spesso nella mia terra, già... nella mia meravigliosa Sicilia, non so... sarà colpa di quell'intrinseca idea mentale conosciuta come "omertà", difficilissima da sradicare, ma in questo caso i silenzi riguardano tutti, già... da Nord a Sud! Solo silenzi... sì, ma parliamo di silenzi che non sembrano frutto di disattenzioni, ma di calcolo...
E quando un professionista serio, preparato, mette nero su bianco prove tecniche inconfutabili e nessun ente reagisce, ecco che non siamo più di fronte a un problema di trasparenza, ma a qualcosa di più grave: la normalizzazione della disinformazione e la salvaguardia della poltrona.
Ed è a questo punto che non potevo non chiedermi – e non chiedergli – se quanto scoperto a Floridia fosse un caso isolato o parte di un quadro più ampio. E qui, la risposta alla quarta domanda spalanca una porta su un panorama ancora più inquietante.
Il Dott. Grassi mi conferma che le anomalie non riguardano solo Floridia, ma molte altre stazioni della rete SIAS: i miei studi sono stati estesi anche ad altre stazioni SIAS e non solo. Nel corso degli anni ho potuto constatare che molte stazioni non sono a norma, per difetto di strumentazione, per mancata manutenzione, per infelice posizionamento. Per la rete SIAS, oltre alla stazione di Floridia, ho riscontrato che anche le stazioni di Mineo, Mazzarrone, Noto, Lentini, Francofonte, Paternò, Augusta – ne cito solo alcune – non rispettano i requisiti minimi di conformità. Stessa cosa ho potuto constatare per la rete della Protezione Civile e persino per qualche stazione gestita dall’Aeronautica Militare.
Ed ancora: Ci tengo a precisare che di per sé la misurazione della temperatura in qualsiasi ambiente è sempre legittima, ma una cosa è usare i dati per un’utilità amatoriale o per scopi privatistici, altra cosa è attribuire al dato rilevato una valenza meteo-climatica. In quest’ultimo caso, il dato deve essere verificato e studiato nel rispetto di rigidi protocolli di convalida e ufficialità, e i requisiti strumentali e di localizzazione devono essere pienamente soddisfatti. In assenza dei quali, il dato va scartato.
Quanto sopra – tiene a precisare il Dott. Grassi – non significa che ogni singola misurazione sia falsa, ma che molti dati vengono raccolti in condizioni che violano i protocolli internazionali, rendendo quindi quei valori inutilizzabili per finalità climatologiche ufficiali. Eppure, stranamente, quegli stessi dati vengono regolarmente citati nei bollettini, nei comunicati stampa, nelle campagne mediatiche sul cambiamento climatico.
Perché – permettetemi di aggiungere da profano – esiste una differenza abissale tra rilevare una temperatura per uso privato e farne un dato scientifico ufficiale. Comprenderete certamente che nel primo caso tutto è lecito, mentre nel secondo servono conformità, verifica, validazione. E quando queste mancano, non si tratta di semplici imprecisioni: si tratta di legittimare un falso.
Mi sorgono allora alcune domande, le stesse che molti di voi si staranno ponendo: quanti dei “record” che ci vengono annunciati con toni apocalittici sono davvero tali? Quanti sono gonfiati da errori strumentali, da ubicazioni sbagliate, da stazioni isolate in mezzo all’asfalto, circondate da cemento e traffico? E soprattutto: chi decide quali dati vengono presi in considerazione e quali vengono ignorati?
Il quadro che emerge non è quello di un complotto, forse, ma di un sistema che preferisce la narrazione allo scrutinio, il sensazionalismo alla precisione. Un sistema che, pur di alimentare una certa visione del clima, accetta dati fragili, li amplifica, li celebra, mentre chi osa metterli in discussione viene emarginato, ignorato, cancellato con il silenzio.
E mentre scrivo, penso a quanta fiducia riponiamo nei numeri, nei grafici, nei bollettini ufficiali, pensando ad essi come oggettivi, neutri, incontrovertibili. Ma se dietro quei numeri c’è incuria, indifferenza, o addirittura volontà di non vedere, allora non stiamo parlando solo di meteorologia: stiamo parlando di qualcos'altro.
E forse, proprio come il sole che il Dott. Grassi ha citato nella nostra conversazione, la verità prima o poi riesce a filtrare, anche attraverso le crepe dello schermo solare di una stazione malconcia.
Ed allora – come dice spesso mia figlia Alessia: "grazie al mio fiuto da profiler e/o investigatore" – sarà forse merito al fatto che, in questi lunghi anni, frequentando uffici delle Procure, la Dia, la Gdf, le sezioni di polizia giudiziaria a seguito delle mie denunce, sto iniziando a comprendere – come molti di voi – cosa vi sia davvero dietro quel record di temperatura di 48,8°C registrato a Siracusa l’11 agosto 2021, che fu ufficialmente convalidato, in prima battuta, dopo un attento esame.
Ma ciò che in pochi sanno, ed emerge da documenti ufficiali, è che l’indagine metrologica alla base di quella convalida è stata condotta nell’ambito del progetto "Climate Reference Station (CRS-EMPIR)".
Di questo parlerò nel prossimo e ultimo appuntamento, insieme alle conclusioni e alle ultime rivelazioni emerse dall’intervista con il Dott. Grassi.
Restate quindi connessi, perché questa storia non finisce qui...
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