L'intercettazione va ovviamente presa con il beneficio d'inventario, dopotutto non c'è modo di verificarne la fondatezza su quanto racconta l'ex "capo dei capi"...
Dopotutto, è difficile credere solo in parte a ciò che una persona dice... non avendo di contro un eventuale riscontro...
Certo, se le forze dell'ordine intervenute nell'arresto a casa Riina, avessero preso quei documenti posseduti all'interno della cassaforte a casa del Boss, forse oggi avremmo avuto un maggiore riscontro oppure avremmo potuto dimostrare che quanto riportato nelle intercettazioni,non è altro che il frutto di una fantastica ricostruzione...
Certo, Riina discutendo con il compagno d'aria (il pugliese A. Lorusso) dimostra di conoscere tante notizie... ed è strano, perché molte di quelle circostanze sono avvenute dopo il suo arresto e non si comprende in quali modi - con regime carcerario duro come quello del 41bis - sia stato in condizioni d'apprenderle quelle notizie... così dettagliate e aggiornate...
Difatti, parlando del cavaliere, racconta dei suoi festini, di Ruby e poi ancora di come negli anni 80, consegnava alla sua associazione criminale 250 milioni di lire ogni sei mesi, circa 40 milioni di lire al mese!!!
L'intermediario era ovviamente il senatore Dell'Utri (oggi detenuto) che temeva a suo tempo per la sua persona (credeva infatti di poter essere sequestrato) o che potessero colpire i suoi ripetitori in Sicilia....
Dichiara Riina: “È venuto, ha mandato là sotto ad uno, si è messo d’accordo, ha mandato i soldi a colpo, a colpo, ci siamo accordati con i soldi e a colpo li ho incassati”; quello… è venuto il palermitano… mandò a lui, è sceso il palermitano ha parlato con uno… si è messo d’accordo… dice vi mando i soldi con un altro palermitano. Ha preso un altro palermitano, c’era quello a Milano. Là c’era questo e gli dava i soldi ogni sei mesi a questo palermitano. Era amico di quello… il senatore”...
Il “palermitano” è Tanino Cinà, lo stesso che negli anni Settanta suggerì a Dell’Utri di mandare Vittorio Mangano come stalliere ad Arcore quando Berlusconi cercava “protezione”...
L'ex boss definisce Dell’Utri, “una persona seria”; dopotutto, se pagava (
per come riportato) nei modi precisi e puntuali, è logico pensare che non si può... che parlarne bene!!!
Contrariamente andò a Catania... dove il "Cavaliere" non voleva pagare la cifra richiesta... ed allora... gli bruciarono la Standa": sì, gli hanno dato fuoco alla Standa… minchia aveva tutte le Stande della Sicilia... - ma non vuole pagare - e allora gli ho detto: bruciagli la Standa”.
A differenza di Dell'Utri, i giudizi sul cavaliere sono pieni di sdegno, è considerato difatti dall'ex boss, un “buffone disgraziato” e poi continua con la figlia Barbara e su come abbia messo "ko" il giocatore Pato ed infine, parla di quel “disgraziato” d'Angelino Alfano...
Certo non sapremo mai, quanto di quelle dichiarazioni siano veritiere e chissà se forse, un giorno, qualcuno, farà emergere quei documenti riservati che comproveranno non solo le sue dichiarazioni, ma che in quel preciso periodo, la trattativa "Stato-mafia" (tanto successivamente dibattuta), non era frutto di una fantasia, ma purtroppo qualcosa di concreto e reale!!!
Un giorno la storia della nostra Sicilia verrà riscritta e forse quel giorno, s'inizierà a dare le giuste risposte a tutte quelle domande mai espresse (o volontariamente taciute...), per fare sì che non si possa mai giungere alla verità!!!
D'altronde è quanto hanno deciso per noi siciliani: se alzi la mano e fai una domanda, sarai sciocco per cinque minuti.... ma se non alzi la mano e non chiedi mai, resterai sciocco tutta la vita!!!
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