Ci si dimentica o meglio si è fatto in modo di non ricordare quanto fosse già accaduto alcuni anni prima contro un esponente dello Stato, mi riferisco al rapimento del sostituto procuratore Mario Sossi, avvenuto a Genova il 18 aprile del 1974.
Il Pubblico ministero noto per il processo contro il gruppo armato genovese "XXII Ottobre", venne rapito e sottoposto ad un "processo" sommario da parte di quei brigatisti per venir quindi giudicato e condannato a morte: lo slogan in voga all'epoca era "Sossi fascista, sei il primo della lista".
I brigatisti decisero comunque di offrire allo Stato un'opportunità in cambio della sua liberazione, veniva chiesta la scarcerazione di alcuni membri di quell'organizzazione criminale, garantiti da un salvacondotto per alcuni Stati quali Cuba, Corea del Nord o l'Algeria.
Il 18 maggio le BR diedero un ultimatum di 48 ore, scaduto il quale, Sossi sarebbe stato ucciso, accade comunque due giorni dopo qualcosa di incredibile...
Già... la Corte d'appello di Genova concesse la libertà provvisoria agli otto detenuti, ordinando la scarcerazione; mentre il Ministro dell'Interno diede l'ordine di circondare il carcere di Marassi per impedire la messa in libertà dei detenuti; a quel punto il procuratore generale impugnò l'ordinanza ricorrendo in Cassazione e i detenuti non poterono essere rimessi in libertà prima della decisione della Suprema Corte, a quel punto le BR decisero di rilasciare Sossi, senza ottenere alcuna una contropartita:, il magistrato venne liberato a Milano il 23 maggio 1974 tornando a Genova in treno..
Quindi, l'esperienza c'era stata, si era già passati per una vicenda analoga e quindi tanto si poteva fare per salvare la vita del presidente Moro, ma forse altri, colleghi vicino ad egli, sì... uomini di quel suo partito democristiano, volevano diversamente...
“Il mio sangue ricadrà su di voi” è la frase che Aldo Moro scrisse in una delle quattro lettere intercettate dal Viminale mai recapitate ai destinatari in cui il Presidente rifletteva sui tradimenti che stava subendo da parte dei suoi colleghi, da Cossiga a Zaccagnini e soprattutto Andreotti a cui rivolge in modo sprezzante queste parole: “Tornando a lei, onorevole Andreotti per nostra disgrazia e per disgrazia del paese…lei ha potuto navigare tra Zaccagnini e Fanfani, imitando un De Gasperi inimitabile e che è milioni di anni luce lontano da lei…passerà alla triste cronaca che le si addice…”!!!
Da quanto sopra si comprende come fossero in tanti a non voler libero il Presidente Moro, dagli USA che non desideravano veder l’attuazione un “compromesso storico”, passando alla DC in quel suo peggior periodo e cosa dire del tentativo di colpo di Stato ideato nel 1964 dall'allora comandante dell'Arma dei Carabinieri Giovanni de Lorenzo, per passare alla strage di Piazza Fontana, “Gladio” e l’affare "Lockeed", la società che nel 1976 ammise di aver pagato tangenti ad alcuni nostri ministri, politici e militari per vendere i propri aerei militari...
Ma d'altronde il nostro Stato è bravo in questo, nel celare verità scomode o documenti pericolosi, ecco quindi che diventa fondamentale proteggere, realizzare omissioni ed applicare tutta una serie d'inerzie, affinché quegli intrecci non abbiano ad emergere..
Sono tutti legati tra essi, esponenti politici, criminali, massoni, uomini delle istituzioni, industriali e soprattutto servizi segreti e militari appartenenti al SISMI ed alla CIA, perché gli affari vengono prima di tutto...
Non parliamo poi della prigione di Moro in Via Montalcini – , stranamente molti di quegli appartamenti erano intestati a un noto immobiliarista, si socprì successivamente che nel Consiglio d’Amministrazione di quella sua azienda erano presenti parecchi esponenti della P2 e fiduciari dei Servizi Segreti, peraltro nella stessa palazzina abitava un’informatrice del SISDE che informò il commissario di Pubblica Sicurezza su una presunta trasmissione in alfabeto Morse dall’interno 11, ma stranamente non si procedette nelle verifiche: si scopri successivamente che anche il commissario era iscritto a quella loggia massonica...
Non parliamo poi delle indagini gestite da un gruppo di militari dell’anti-terrorismo, tra cui un direttore dei servizi segreti, un generale, un commissario e tutti i collaboratori di Cossiga: risultarono iscritti alla P2, ma soprattutto furono determinanti dei fallimenti delle nostre forze dell’ordine, collezionando insuccessi ed errori, sia durante i giorni del sequestro che dopo.
Da quanto sopra riportato si può comprendere come quanto successo in quel periodo e soprattutto le circostanze ambigue messe in atto, abbiano evidenziato come lo scopo principale fosse quello di evitare la liberazione del presidente Moro, affinché l’obiettivo primario venisse realizzato e cioè distruggere il Partito Comunista nel momento in cui stava raggiungendo il suo massimo apice e ciò per molti non doveva accadere.
I nostri attuali politici pensano di essere esonerati da quelle colpe, già... forse si sentono sollevati moralmente, d'altronde cosa dire, loro se pur presenti durante quegli avvenimenti, non erano artefici di quanto accaduto, bensì furono altri colleghi che avrebbero dovuto pagare e che viceversa sono rimasti impuniti,: ma forse si è ancora in tempo, grazie al ruolo ora ricoperto, possono provare a fare di più facendo conoscere a ciascuno di noi quanto realmente accaduto, altrimenti ancora una volta, il sangue di quell'innocente ricadrà su di loro!!!
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.