E quando al mattino sorge un sole
che assomiglia a una nube
a una chiazza d’olio che opprime
la voce dell’angelo custode
e muore due volte quel giorno scuro
che nasce sotto la bolla
d’un temporale accigliato,
che soffoca le ali di chi vola in cielo
con l’abito abbinato scalfito
da mano mafiosa e quel fazzoletto puro
in un angolo ripiegato dal vento
intriso di lacrime e da un velo irritato,
uno sbuffo d’aria afosa si alza in volo
al ritmo dello strazio, o del patimento
col tono del rimbombo e quel fragore
del tuono sulla soglia e un goccio
d’acqua amara sul fiore di una tomba.
"A Cesare Terranova e un fiore a Lenin Mancuso" di Fabio Strinati.
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