Le inchieste giornalistiche e le denunce politiche hanno finora portato alla luce ombre sempre più inquietanti: procedure poco trasparenti, intrecci tra politica e affari, criminalità organizzata ed ancora, vecchi protagonisti di scandali passati che tornano pericolosamente al centro della scena.
Nel frattempo, i costi lievitano senza controllo, mentre i dati sull’impatto ambientale e sociale vengono sistematicamente "aggiustati" per adattarsi alla narrativa ufficiale.
Ai cittadini, dunque, non resta che assistere, spettatori di un’opera apparentemente inutile, progettata per arricchire pochi a spese di molti.
E allora, la domanda sorge spontanea: non sarà che dietro la facciata di questa infrastruttura epocale si nasconde l’ennesima bancarotta programmata?
Sì, perché non siamo di fronte alla solita strategia per drenare fondi pubblici o coprire errori di gestione e malaffare. Questa volta, la mancata realizzazione del progetto potrebbe diventare un comodo pretesto per giustificare un’eventuale bancarotta pilotata.
E chi pagherà il prezzo di questo disastro? Non i grandi protagonisti di questa vicenda, ma le imprese affidatarie, subappaltatori e fornitori. Una strage economica preparata a tavolino, un "delitto" che rischia di trascinare nel baratro interi settori produttivi.
Ecco perché è fondamentale aprire gli occhi e riflettere.
E quindi a chi oggi si fida ciecamente delle promesse dei ministri, a chi si dice orgoglioso di far parte di questo progetto, è necessario chiedere: siete certi che dietro questa grande opera non si celi una decisione già presa nelle stanze del potere? Una decisione che non mira al bene comune, ma che potrebbe trasformarsi nel più grande buco finanziario della storia recente, capace di spingere il Paese verso una recessione devastante.
Perché, diciamolo chiaramente: il futuro dello Stretto è stato già deciso: e non prevede la costruzione di un ponte!!!
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