Un gesto importante, quasi poetico, soprattutto in un panorama televisivo che raramente pensa al bene comune.
Ma c’è un altro aspetto da considerare: è anche la resa di un programma che non ha funzionato. Un esperimento mal riuscito, incapace di intrattenere o raccontare, chiuso dagli ascolti prima ancora che dal palinsesto. Per fortuna, però, quel milione diventa speranza per tanti bambini.
Mediaset fa un passo avanti, mostrando (per una volta e auspico che non sia l'ultima) un volto diverso...
Ma la domanda sorge spontanea: quanti altri programmi trash dovrebbero seguire la stessa sorte?
E la Rai? Qui il discorso si fa più amaro. Servizio pubblico dovrebbe significare qualità, cultura, informazione. Invece, tra dibattiti inconcludenti, conduttori riciclati e intrattenimento sterile, sembra solo un carrozzone che sopravvive per inerzia.
Servirebbero inchieste, approfondimenti, spazio per l’arte e i giovani ed invece, si preferisce inseguire l’audience con format vuoti o quantomeno inconcludenti!
Intanto, la scelta di Mediaset diventa un esempio concreto. Il milione andrà alla nuova Terapia Intensiva pediatrica del Gaslini, come confermano le parole commosse del direttore Andrea Moscatelli e del presidente Edoardo Garrone.
Una tv commerciale che dà una lezione di responsabilità sociale: possibile che sia proprio lei a farlo? E possibile che la Rai, che paghiamo noi, non riesca a fare altrettanto?
Complimenti a Mediaset, allora. Ma non basta. Servirebbe un cambiamento più profondo: meno trash, più sostanza. Meno facce note, più idee nuove. Io intanto mi aggrappo a questo piccolo segnale di umanità. E sogno una televisione dove la qualità non sia un’eccezione, ma la norma.