Ma la verità è già scritta, nascosta sotto gli occhi di tutti, sepolta da decenni di menzogne e complicità!
Già... quella stessa politica che oggi si commuove davanti alla borsa di Paolo Borsellino, è la stessa che ha beneficiato del suo sangue e di quello della sua scorta. Sono loro, quelli che hanno governato e governano ancora, i veri mandanti di quel golpe a tavolino orchestrato con le bombe e il terrore.
La mafia fu solo il braccio armato, i corleonesi gli esecutori materiali, ma chi davvero voleva Falcone e Borsellino morti sapeva che senza di loro il potere sarebbe stato più facile da controllare. E così è stato.
I nomi, le prove, i collegamenti, erano tutti lì, scritti in quell'agenda rossa. Ma invece di leggerla, di pubblicarla, l’hanno fatta sparire o meglio... chi se ne impossessato Forse l’hanno solo copiata, autenticata da qualche notaio compiacente, e nascosta in una cassetta di sicurezza in Svizzera, pronta per essere usata come merce di ricatto o come salvacondotto per una carriera senza macchia.
Oggi parlano di sacrificio, di memoria, di lotta alle mafie. Ma sono le stesse voci che per anni hanno taciuto, che hanno girato lo sguardo, che hanno fatto finta di non sapere. Il movimento di popolo nato dopo quelle stragi è stato strumentalizzato, trasformato in retorica, svuotato del suo significato più profondo. Perché la verità scomoda non serve a chi ha costruito il proprio potere sulle macerie di via D’Amelio e di Capaci.
La borsa esposta in Parlamento è un simbolo, dicono. Sì, è il simbolo di tutto ciò che è stato rubato, di tutto ciò che è stato insabbiato. L’odore della pelle bruciata è ancora lì, ma nessuno vuole più sentirlo davvero.
Perché ammettere che la politica è complice di quelle stragi significherebbe smantellare un sistema costruito sul sangue dei giusti. E questo, nessuno di loro è disposto a farlo.
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