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domenica 25 aprile 2010

La libertà è la misura della maturità di un uomo e di una nazione...

La prima definizione di "politica" risale ad Aristotele ed è legata al termine "polis", che in greco significa città. Secondo il filosofo ateniese, la politica rappresentava l'amministrazione della "polis" per il bene comune. 

Per Max Weber, invece, la politica è essenzialmente aspirazione al potere, mentre David Easton la definisce come l'allocazione di valori imperativi, ovvero decisioni, all'interno di una comunità.

Al di là delle diverse definizioni, più o meno interessanti, la politica in senso generale riguarda tutti i membri di una società, non solo coloro che si dedicano alla politica attiva o operano nelle strutture istituzionali. Quindi, "fa politica" anche chi, subendo quotidianamente gli effetti negativi delle decisioni di chi è al potere, scende in piazza per protestare.

Eppure, molti di noi pensano che la politica non ci appartenga, che sia qualcosa di distante dalla nostra vita quotidiana. Ci ricordiamo di essa solo quando siamo chiamati a votare, spesso su sollecitazione di qualche conoscente che, una volta eletto, si dimentica rapidamente di noi.

Il problema fondamentale, però, non è come liberarci dalla politica, ma come liberarci da coloro che la usano per perseguire interessi personali. È giunto il momento di dire basta a chi, sia al governo che all'opposizione, dimentica i reali bisogni dei cittadini. Certo, molti pensano che tutto questo sia utopistico. Cosa può fare un singolo individuo in un sistema così corrotto, dove dal più modesto consigliere al più blasonato onorevole (che di onorevole spesso non ha neppure il nome) tutti sembrano lottare solo per il proprio tornaconto?

Eppure, io credo che ognuno di noi possa fare molto. Si può cominciare strappando le tessere di partito, poi quelle dei sindacati, che spesso vendono i propri servizi in cambio di benefici personali, ergendosi a paladini dei diritti ma agendo come mediatori per ottenere vantaggi. E ancora, bisogna diffidare dei consigli espressi nei media, nei libri, nelle scuole e persino nelle chiese, dove spesso si cerca di influenzare la collettività con ideologie politiche, religiose o di altro tipo.

Come disse Frank Herbert, autore di Dune: "Quando io sono più debole di te, ti chiedo la libertà perché ciò è in accordo con i tuoi princìpi. Quando sono io più forte di te, ti tolgo la libertà perché ciò è in accordo con i miei princìpi."

La vera svolta può avvenire solo attraverso di noi. Dobbiamo unirci, farci sentire, proporre nuove soluzioni. Possiamo cominciare dal web, creando un movimento libero, senza ideologie partitiche, con l'unico obiettivo di risollevare il Paese. Un Paese che ormai sembra aver raggiunto una condizione da Terzo Mondo, dove un finto benessere illude pochi, mentre la maggioranza vive indebitata e sopravvive a stento.

Non è troppo tardi, almeno non per i nostri figli. Se cominciamo a unirci, tra qualche anno qualcosa cambierà. Perché la libertà non sta nello scegliere tra bianco e nero, ma nel sottrarsi a questa scelta imposta. La libertà non è qualcosa che ci viene regalata: ognuno di noi deve conquistarsela, e solo allora diventerà libero nella misura in cui lo desidera.

Come nel film Braveheart, in cui Mel Gibson urla ai suoi uomini: "Ricordate, potranno toglierci la vita, ma non ci toglieranno mai la libertà!"

Ah, la libertà... persino un vago accenno, persino una debole speranza che sia possibile, dà le ali all'anima.




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