"Il popolo italiano ha il diritto di conoscere la verità", dicono...
Ma la verità è già scritta, nascosta sotto gli occhi di tutti, sepolta da decenni di menzogne e complicità!
Già... quella stessa politica che oggi si commuove davanti alla borsa di Paolo Borsellino, è la stessa che ha beneficiato del suo sangue e di quello della sua scorta. Sono loro, quelli che hanno governato e governano ancora, i veri mandanti di quel golpe a tavolino orchestrato con le bombe e il terrore.
La mafia fu solo il braccio armato, i corleonesi gli esecutori materiali, ma chi davvero voleva Falcone e Borsellino morti sapeva che senza di loro il potere sarebbe stato più facile da controllare. E così è stato.
I nomi, le prove, i collegamenti, erano tutti lì, scritti in quell'agenda rossa. Ma invece di leggerla, di pubblicarla, l’hanno fatta sparire o meglio chi se ne impossessato ha fatto sì che quelle parole scritte dal giudice restassero celate.
Penso altresì che gli uomini dei servizi deviati siano intervenuti per recuperarla immediatamente la strage (basti osservare le foto in cui qualcuno - di cui si sconosce l'identità - interviene per recuperare quella borsa e di conseguenza il suo contenuto), oppure leggere le dichiarazioni di quel vigile del fuoco nel 2012, per poi consegnarla a chi aveva partecipato a realizzare quella strage.
Quella borsa non è finita in un magazzino dimenticato, no... è stata recuperata, copiata e nascosta da chi aveva interesse a seppellire la verità!!! Credo altresì che qualcuno che ha avuto modo di averla per qualche istante in mano, l'abbia copiata e autenticata, sì... da un "notaio compiacente" (come accaduto con altri documenti falsi negli anni '90), per poi riporre il tutto in una qualche cassetta svizzera, pronta per essere usata come ricatto contro politici e/o giudici.
Chiamiamolo un salvacondotto per una carriera senza macchia nei confronti di chi sapeva e di chi ha taciuto per i propri interessi politici e finanziari, già... se quella borsa conteneva l'agenda personale con riportati i nomi dei collusi, tenerla nascosta - ma "pronta all’uso" - ha garantito a quei soggetti impunità e favori per decenni, per i propri familiari.
Oggi parlano di sacrificio, di memoria, di lotta alle mafie, ma sono le stesse voci che per anni hanno taciuto, che hanno girato lo sguardo, che hanno fatto finta di non sapere. Il movimento di popolo nato dopo quelle stragi è stato ahimè strumentalizzato, trasformato in retorica, svuotato del suo significato più profondo. Perché la verità scomoda non serve a chi ha costruito il proprio potere sulle macerie di via D’Amelio e di Capaci.
La borsa esposta in Parlamento è un simbolo, dicono. Sì, è il simbolo di tutto ciò che è stato rubato, di tutto ciò che è stato insabbiato. L’odore della pelle bruciata è ancora lì, ma nessuno vuole più sentirlo davvero.
Perché ammettere che la politica è complice di quelle stragi significherebbe smantellare un sistema costruito sul sangue dei giusti. E questo, nessuno di loro è disposto a farlo.