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domenica 5 dicembre 2010

Mario Ciancio indagato per associazione mafiosa...

La notizia ha scosso Catania: Mario Ciancio Sanfilippo, editore e direttore del quotidiano La Sicilia, è stato iscritto nel registro degli indagati per concorso esterno in associazione mafiosa dalla Procura di Catania.

Al di là dei dettagli giudiziari (ancora non pubblici per il segreto istruttorio), ciò che colpisce è il tempismo. Perché solo ora? In un momento in cui la politica regionale e nazionale è sotto attacco sistematico, con indagini che riemergono come fossero "dimenticanze" rispolverate all’improvviso, viene da chiedersi: chi sta suonando questa partitura?

C’è l’impressione di un regista invisibile che, dietro le quinte, muove fila con precisione chirurgica per creare caos e instabilità, ottenendo esattamente ciò che vuole: sfiducia nelle istituzioni e nei media.

Le contraddizioni eclatanti.

Il segreto istruttorio violato – Come sempre, le notizie escono prima nei TG che in tribunale. Ma se gli atti sono coperti da riservatezza, chi le diffonde? E perché?

L’imprenditore "senza macchia" – Ciancio, uomo di 50 anni di carriera, finora senza un illecito al casellario, ora viene dipinto come colluso. Se fosse davvero un criminale, come ha fatto a sfuggire alla giustizia per mezzo secolo?

La logica degli investimenti – Si parla di "interessi economici", ma qual è l’imprenditore che non investe per ottenere rendite? Se fosse reato, metà della classe dirigente dovrebbe essere indagata.

Un copione già visto.

Alla fine, temo, tutto si risolverà in un nulla di fatto – come il 65% dei processi italiani. Intanto, però, il danno d’immagine è fatto. E presto, altri nomi illustri usciranno dal "cilindro magico" delle procure, in un gioco che ricorda metodi coercitivi degni di altri tempi.

La domanda vera è: a chi giova? A chi vuole farci credere che questa sia "giustizia", e non un teatro ben orchestrato per distrarre, dividere e controllare?

Tra 40 anni (se ci sarò…) forse sapremo la verità. O forse no.

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