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sabato 19 marzo 2022

We build or not we build: this is the question...

Webuild, gigante delle costruzioni nato dalla fusione tra Impregilo e Salini, gioiello dell’economia italiana...

Metropolitane, green buildings, reti ferroviarie, arterie autostradali, ma anche dighe e impianti idroelettrici, grandi infrastrutture complesse in nome della mobilità sostenibile della riduzione dell’impatto ambientale delle aree più urbanizzate del pianeta. 

Nata solo due anni Webuild rappresenta un classico esempio di “partenariato pubblico-privato” in forma aziendale. 

Già... un caso raro caso tra società a partecipazione pubblica di gruppo con maggioranza delle quote di proprietà privata per progetti in oltre 50 Paesi, con 70mila dipendenti al suo attivo ed un fatturato pari a 6,4 miliardi di euro nel 2020...

Ovviamente Webuild per le sue attività si avvale spesso delle garanzie all’export di Sace: le due società sono legate anche per un’importante questione legata al valzer delle nomine: rappresentano l’ultima ridotta di resistenza a livelli apicali di figure legate a Massimo D’Alema ai vertici delle società vicine o controllate dallo Stato, dunque un target importante per future procedure di nomine, anche se il partito dalemiano ai tempi ai vertici dello Stato è oggi stato ridotto a causa degli esponenti usciti dal canale di contatto costruito dall’ex premier con quel mondo oltre Atlantico, assumendo di fatto la guida del board di consulenti di Ernst&Young Italia (Ey).

Già... "Ey", una società di consulenza britannica, ben inserita nel contesto finanziario ed imprenditoriale statunitense di cui proprio Donato Iacovone, capo di Ernst & Young Italia, è diventato nel 2020 diventato il presidente del gruppo infrastrutturale Webuild, mentre a novembre 2019 Rodolfo Errore, già partner di Ey, è finito in Sace con il ruolo di presidente. 

Un giro di nomine che nei prossim mesi apriranno il ritorno di Sace al Mef e coinvolgeranno sicuramente anche Webuild...

Certo, avranno la meglio la continuità operativa e l’adesione dimostrata dai contratti alla nuova normalità europeista e ancor più atlantista del Presidente del Consiglio Draghi, su cui i dalemiani puntano molto in quanto prevendono nella volontà del governo in carica, la distribuire a cascata, di posizioni e nomine a loro favorevoli...

Ovviamente tutto può accadere, anche il fatto che ciò che oggi possa sembrare eterno o immodificabile, non possa improvvisamente dimostrarsi friabile o mutevole; mi riferisco in particolare a quanto vado leggendo sul web in inchieste giudiziarie, dalle quali emergano fatti gravi che evidenziano come solitamente dietro a condizioni idilliache, si celino fragenti ambigui i quali vengono solitamente bloccati attraverso veri e propri scudi di protezione, quest'ultimi infatti sono stati abilmente costruiti - attraverso assunzioni pilotate o la gestione di una parte di quei subappalti - in modo che taluni referenti, posti all'interno di quegli enti istituzionali, chiudano un occhio sui controlli a cui dovrebbero di fatto, obbligatoriamente dedicarsi... 
Non so dirvi i motivi che mi condicono a certe sensazioni, ma quando osservo imprese così importanti entro in agitazione e in me si manifestano forti preoccupazioni!!!

Chissà... sarà forse perchè ripenso a quanto accaduto a suo tempo a quei nostri quattro "Cavalieri del lavoro": già... come dimenticare i "F.lli Costanzo, Rendo, Graci e Finocchiaro" e le loro rispettve società, finite da un giorno all'altro a gambe levate, comportando  la fine improvvisa di centinaia di migliaia di posti di lavoro, non solo di propri dipendenti, ma anche di tutto l'indotto che operava attraverso di esse ...

D'altronde a conferma di quanto riportato alcuni giorni fa in un mio post, ecco di poche ore la chiusura settimanale della Borsa che ha visto per l'appunto il titolo di Webuild in calo di ben il 4% (1,614 euro)!!!

Cosa aggiungere, speriamo in bene...  

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