Ecco cosa è stato riportato dal procuratore aggiunto di Catania, nella qualità di teste, nel processo in corso a Caltanissetta sul depistaggio delle indagini sulla strage di via D'Amelio che portò alla morte del giudice Borsellino e dei cinque agenti della sua scorta.
Secondo quanto è emerso, sembra che a tenere i contatti con Bruno Contrada (ex numero due del Sisde, successivamente condannato per concorso esterno in associazione mafiosa) vi fosse in quegli anni Gianni Tinebra (Procuratore della Repubblica di Caltanissetta e titolare delle inchieste per la strage di Capaci e per quella di via d'Amelio).
E difatti, sin dal primo avvio delle indagini ed ancor prima che i collaboratori di giustizia iniziassero a riferire sulle dinamiche e sulle motivazioni che avessero spinto a quel attentato (di cui l'allora boss di cosa nostra - Toto Riina - ha sempre respinto ogni diretta partecipazione...), si era sin da subito intuito che era nell'ambito della attività giudiziaria svolta dal giudice Falcone che andava ricercato il movente di quell'azione criminale!!!
Infatti dagli elementi acquisiti risultava in modo inequivocabile che qualcosa all'interno di quegli organi inquirenti non aveva funzionato a dovere, se pur tra quegli uomini erano in molti ad aver impegnato tutta la propria vita in quell'azione di contrasto alla mafia...
Non va dimenticato che proprio in quegli anni, cosa nostra avesse elevato la propria strategia criminale, finalizzandola con la sistematica eliminazione di quanti in prima persona si erano impegnati a contrastarla...
Ma nello stesso tempo bisogna ricordare la palese ed oltraggiosa opera di delegittimazione compiuta nei confronti di alcuni magistrati tra cui proprio il giudice Falcone - operata attraverso l'invio di lettere dal “corvo” - per seguire con quelli in ambito "istituzionale", come quella sua rigettata candidatura per le elezioni del CSM, ed anche quella in occasione della copertura del posto di Consigliere Istruttore dopo il pensionamento di Antonino Caponetto e per finire la mancata designazione dell’Alto commissario per il coordinamento della lotta contro la delinquenza mafiosa!!!
Era ovvio che in ciascuna di quelle azioni di arresto non vi fossero soltanto attacchi animati da semplici e meschini sentimenti di invidia, ma vi era un intrecciato gioco di potere che aveva quale fine, quello di contribuire a delegittimare il lavoro del giudice per continuare a favorire le azioni delittuose compiute da cosa nostra...
Abbiamo da sempre visto come nel corso della storia della mafia essa -
prima di realizzare un omicidio eccellente - provi ad isolare la vittima designata, in particolare ne scredita la sua immagine pubblica, nell'intento di limitare così al massimo le possibili reazioni delle istituzioni e soprattutto della società civile...
Ecco perché è più semplice credere ad un attentato compiuto dai servizi segreti "deviati", che provare a far passare come mafioso quell'attentato di Via d'Amelio, compiuto sicuramente per colpire quanto il giudice sapeva e conservava in quella famosa "agenda rossa"!!!
Egli a differenza di quanto ci hanno sempre voluto raccontare, si trovava già sotto mira di una parte dello Stato, quello che non voleva che si sapesse cosa stesse accadendo e quali intrecci politico/istituzionali/mafiosi erano in atto, gli stessi che poi successivamente, si diedero da fare attraverso quei depistaggi...
Ho letto che fu il procuratore Gianni Tinebra a chiedere aiuto ai Servizi segreti, in particolare ad uno dei suoi uomini più importanti, già l'allora numero due del "Sisde", Bruno Contrada...
Un incontro irrituale, considerato che i servizi segreti non si occupano di fare indagini, eppure tramite l'allora capo della polizia Vincenzo Parisi, si giunse a quell'incontro, per dare risposta alle richieste di "
aiuto" da parte della Procura...
Una circostanza ambigua visto che lo stesso Procuratore aveva già con se a Palermo l'unico ad avere una ampia competenza e conoscenza nella lotta alla mafia, che era per l'appunto... il capo della mobile!!!
Una vicenda certamente oscura che presentò anche alla fine e dopo tanti anni alcuni buchi neri... come ad esempio l'esposto querela presentato in aula dallo stesso Bruno Contrada - circa 80 pagine con un centinaio di allegati - dove facendo nomi e cognomi egli accusava pentiti mafiosi,ufficiali dei carabinieri, funzionari di polizia e via discorrendo, ma soprattutto dove attraverso quelle carte si evidenziava in maniera inconfutabile, di come vi fosse stato un tentativo di depistaggio nelle indagini, ma stranamente, tutto venne archiviato...
Di una cosa comunque possiamo esser certi: quanto accaduto allora, rappresenta una delle tante pagine buie della storia di questa nostra fragile Repubblica Italiana!!!
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.