È arrivato oggi pomeriggio il verdetto del processo per i lavori di messa in sicurezza eseguiti sulla carreggiata dell’autostrada A18 dopo la frana di Letojanni dell’ottobre 2015, che secondo la Procura della Repubblica di Messina furono pagati troppo, con costi gonfiati, ed eseguiti male.
La Prima sezione penale del Tribunale di Messina, presieduta dalla giudice Maria Eugenia Grimaldi con a latere Francesco Torre e Francesca Capone, ha assolto i sei imputati da tutti i reati contestati dalla Procura, facendo così crollare il castello accusatorio che nel 2020 diede il via al dibattimento dopo l’inchiesta avviata nel 2017 che portò l’anno dopo all’applicazione di misure cautelari per due dirigenti del Consorzio per le autostrade siciliane e un imprenditore.
Il Tribunale ha assolto l'allora direttore generale del Cas S.P., l’ex dirigente dell’area tecnica G.S., l’imprenditore F.M., il geometra A.S., allora responsabile del Cas per la sicurezza delle strade, l’ingegnere F.C. e il geologo G.T., questi ultimi nella qualità di progettisti dei lavori scelti dall’impresa, dai sei capi di accusa con la formula “perché il fatto non è previsto dalla legge come reato”, mentre per tutti gli altri “perché il fatto non sussiste”.
I reati contestati andavano dal disastro ambientale al peculato, dal falso in atto pubblico all’abuso d’ufficio, fino all’inadempimento in pubbliche forniture.
A fine gennaio il pubblico ministero Francesca Bonanzinga aveva chiesto la condanna a 7 anni e 10 mesi di reclusione per "................". 7 anni per "..........", 6 anni e 10 mesi per "..............", 5 anni per ".................".
I sei sono stati difesi dagli avvocati "...".
L’accusa contestava una serie di comportamenti illeciti durante la la fase di progettazione e quella di esecuzione degli interventi di messa in sicurezza dell’area, nonché la realizzazione di una barriera di contenimento del movimento franoso giudicata totalmente inadeguata rispetto al livello di rischio idrogeologico.
Secondo la Procura i due dirigenti del Cas avevano omesso di esercitare qualsivoglia tipo di controllo nei confronti della ditta incaricata dell’esecuzione dei lavori, sostenendo in luogo di quest’ultima le spese di progettazione dei lavori e permettendo una ingiustificata lievitazione dei costi dell’opera, senza impedire che la realizzazione dei lavori venisse eseguita in maniera inadeguata, con modalità diverse da quelle indicate nel prezziario Anas, tanto che il 25 novembre 2016 si verificò lo sfondamento della protezione con colamento di materiale sciolto misto a detriti e rotolamento a valle di blocchi di diversa pezzatura, che finirono sulla corsia destinata alla circolazione, a causa dell’inadeguatezza della rete, come attestato dal Genio civile il 6 dicembre 2016.
In sostanza gli inquirenti sostenevano che il Cas avesse consegnato all’impresa "............." un mandato in bianco senza fornire alcuna indicazione sul tipo di lavori da effettuare e sui costi da sostenere, abdicando a vagliare l’idoneità dell’intera opera ad assicurare effettivamente la messa in sicurezza del tratto autostradale.
Tesi che non hanno retto in giudizio.
Tra sessanta giorni si conosceranno le motivazioni della sentenza.
potete trovate l'articolo completo di Andrea Rifatto, pubblicato nella pagina web di Sikilynews al link: https://www.sikilynews.it/cronaca/frana-di-letojanni-sei-assolti-per-i-lavori-di-messa-in-sicurezza-cadono-tutte-le-accuse/16343.
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