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venerdì 22 marzo 2024

I peggiori tra gli uomini??? Gli "infami"!!! "Malvagi traditor"... li definiva Dante nel suo XXXII° capitolo dell'Inferno!!!

Già... sono i peggiori tra tutti gli uomini!!!

Traditori, dal latino "infamis", indegni della pubblica stima ed ancora, abietti, abominevoli, ignobili, obbrobriosi, scellerati, spregevoli, turpi, vergognosi, di cosa assai brutta, mal fatti cattivi, orrendi, orribili, pessimi, schifosi, sleali, malvagi, disgraziati, farabutti, scellerati, sciagurati per se e per gli altri...

La Treccani ala voce "infami" riporta quanto segue: "Nel gergo della malavita, chi fa delazioni o denunce ai danni del proprio clan ≈ (gerg.) è cosiderato canarino, spia, traditore/i"!!! 

Ed ancora: rendere infame, coprire d’infamia, disonorare, screditare il nome di qualcuno con accuse disonoranti o comunque lesive del suo onore, l’attività di chi diffonde accuse, l’effetto che queste hanno sull’onore della persona coperta d'infamia da calunnie o con gravi rivelazioni, presso i cittadini o nell’opinione pubblica. 

Secondo Dante questi uomini "traditori" sono dannati e difatti il sommo Poeta li pone nella prima zona (Caina) del IX Cerchio dell’Inferno, detta così proprio dal nome di Caino che secondo il racconto biblico uccise il fratello Abele (Gen., IV, 8)!!!

La pena per questi individui è descritta nel Canto XXXII (32 esimo) dell’Inferno e consiste nell’essere imprigionati nel lago ghiacciato di Cocito, dal quale emerge solo la loro testa rivolta all’ingiù. Nella zona Lucifero con le sue ali, sbatte e produce un vento gelido, che congela le acque di quel fiume infernale...

Rileggiamo insieme quel meraviglioso passo: 
“Non fece al corso suo sì grosso velo
di verno la Danoia in Osterlicchi,
né Tanai là sotto ‘l freddo cielo,
com’era quivi; che se Tambernicchi
vi fosse su caduto, o Pietrapana,
non avrìa pur dall’orlo fatto cricchi.
E come a gracidar si sta la rana
col muso fuor dell’acqua, quando sogna
di spigolar sovente la villana,
livide, insin là dove appar vergogna
eran l’ombre dolenti ne la ghiaccia,
mettendo i denti in nota di cicogna.
Ognuna in giù tenea volta la faccia;
da bocca il freddo, e da li occhi il cor tristo
tra lor testimonianza si procaccia”.

Ed allora anch'io, come quel sommo Poeta, nel veder sotto i miei piedi quelle anime dannate all'interno del lago che per gelo avea di vetro e non d’acqua sembiante, ecco che mi volsi e andai via, lasciando per sempre quei luoghi e quei corpi, affinchè restassero per sempre in quell'eterno oblio... 

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