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domenica 5 ottobre 2025

Una lettera alla Russia: la preoccupazione di un padre per un conflitto che potrebbe allargarsi.

Ieri, 4 ottobre, non era soltanto una giornata di commemorazione religiosa, ma soprattutto un’occasione per celebrare i valori universali di San Francesco, simbolo di pace, fraternità, solidarietà e amore per il prossimo.

È per questo che avevo iniziato, in onore della festa di San Francesco, queste righe: un testo che dava seguito a un gesto compiuto nei giorni scorsi - una missiva ufficiale inviata al Ministero degli Affari Esteri della Federazione Russa

Un piccolo atto, forse inconcludente come una goccia in un oceano, ma che vuole ricordare come anche una goccia di colore verde - sì, proprio come la speranza - possa cambiare il colore dell’acqua intera. 

Come dicevo, l’ho inviata non come rappresentante di alcuna istituzione, ma semplicemente come cittadino, come padre di due figlie, come uomo che crede nella verità e nella pace.

La mia preoccupazione nasce dall’ascolto dei notiziari serali, da titoli che parlano di un presunto attacco della NATO contro la Russia. Come genitore, questa narrazione mi spaventa profondamente: non tanto per la guerra in sé, quanto per il riconoscimento di un copione ormai familiare - quello della costruzione mediatica del nemico, dell’amplificazione deliberata dei toni, di notizie che sembrano studiate per accelerare il passo verso un conflitto più ampio.

Da trent’anni lavoro come project manager e/o responsabile QHSE, sia in ambito nazionale che internazionale, e da quindici mi dedico alla scrittura attraverso questo blog, riflettendo su informazione, potere e democrazia. Proprio questa esperienza - e soprattutto il contatto diretto con persone di altre nazionalità - mi ha permesso di crescere, aiutandomi a conoscere realtà molto diverse dalla mia.

Inoltre, la passione per lo studio, in particolare per la storia, mi ha fatto comprendere quanto spesso i media trasformino eventi complessi in narrazioni semplificate, manipolate o addirittura inventate, con lo scopo di plasmare l’opinione pubblica e generare un consenso artificiale.

Sono fermamente convinto che l’attuale escalation - inclusa la recente notizia sui droni lanciati dalla Russia sui territori di Polonia, Estonia e Romania - non corrisponda alla verità dei fatti. Così come non ho mai creduto al racconto sul sabotaggio dei gasdotti Nord Stream nel Mar Baltico, episodio rimasto senza inchieste indipendenti. Temo, infatti, che si stia cercando di costruire un pretesto per allargare un conflitto già gravissimo.

Questa guerra avrebbe potuto essere evitata già nel 2014, se allora fosse prevalsa la diplomazia invece dell’espansione strategica, se si fosse ascoltato ciò che il Presidente Putin proponeva in termini di sicurezza collettiva, anziché illudere l’Ucraina con promesse di ingresso nella NATO. Oggi il rischio è che si ripeta quanto accaduto nel secolo scorso: un conflitto che potrebbe travolgere nazioni attualmente non coinvolte, compreso il nostro Paese.

Per questo ho chiesto una dichiarazione ufficiale, chiara e inconfutabile, che smentisca categoricamente l’ipotesi di un attacco con droni da parte della Russia. La mia richiesta vuole evidenziare - e quindi permettere di comprendere - se gli ordigni mostrati dai media corrispondano realmente a modelli di fabbricazione russa o se invece siano repliche costruite ad hoc per alimentare la narrativa bellica.

So di non essere un interlocutore istituzionale, ma credo fermamente che ogni persona che, nel silenzio, sceglie di dire la verità, accenda una luce. E come scrivo spesso: «Chi nel corso della vita ha acceso anche soltanto una luce, nell’ora buia di qualcuno, non è vissuto invano».

Confido che, nonostante le circostanze difficili, ci sia ancora spazio per il dialogo, per la verità e per la pace. Auspico che questa guerra possa finire e che il mondo - compresi i popoli del Medio Oriente - possano ritrovare un equilibrio fondato sul rispetto reciproco, non sulla paura.

Perché quando un padre scrive una lettera, non lo fa da politico o da stratega, ma dalla prospettiva fragile e al tempo stesso determinata di chi desidera un futuro possibile per i propri figli.

Nicola Costanzo
Cittadino italiano, scrittore e osservatore indipendente.

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