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giovedì 23 ottobre 2025

Convegno “Tradizione è Futuro – Difendere la vita, difendere la famiglia”.

Qualche settimana fa, a Catania, ho partecipato a un convegno interessante che mi ha lasciato molto da pensare... 

Oggi torno su quelle riflessioni, perché credo che su temi come la vita e la famiglia non bastino le certezze: serve soprattutto rispetto per la libertà di coscienza di ciascuno.

Chi mi segue sa che diffido delle formule rigide, di quei “valori” declinati come se esistesse un unico modello giusto per tutti. La crescita - personale e collettiva - nasce invece dal confronto libero, dal dialogo senza imposizioni, lontano da ogni forma di coercizione morale o ideologica.

È con questo spirito che guardo nuovamente con interesse all’appuntamento di sabato 25 ottobre, presso la Sala Ovale del Comune di Messina: “Tradizione è Futuro – Difendere la vita, difendere la famiglia”.

L’iniziativa, promossa da Carlotta Nicastro, Giuseppe Pisa e Romj Crocitti (dirigenti dei Movimenti della Democrazia Cristiana Sicilia) e moderata dal Sen. Dott. Domenico Scilipoti Isgrò, vuole riaffermare valori fondanti e lo fa in un momento in cui il futuro richiede, più che mai, solidarietà e senso comune.

Apprezzo profondamente questi spazi di riflessione, specialmente quando affrontano questioni complesse senza pretendere di avere risposte semplici. Perché la vita reale non è mai bianco o nero.

A portare i saluti istituzionali saranno l’Assessora ai Servizi Sociali del Comune di Messina, Avv. Alessandra Calafiore, il Dott. Giovanni Frazzica (Segretario Provinciale DC), il Dott. Pippo Previti (Vice Segretario) e il Dott. Umberto Bonanno (Vice Coordinatore dei Giovani DC): un segnale che queste tematiche attraversano diversi livelli della società.

Solitamente la mia presenza a eventi come questo — o ad altri simili — non è un'approvazione acritica, ma quella di un semplice cittadino che sceglie di ascoltare, riflettere e, se possibile, porre domande o condividere osservazioni. Credo nel confronto, anche quando non sempre condivido tutto. Anzi: proprio quando non condivido, il dialogo diventa essenziale.

E quindi, pur condividendo taluni principi generali, resto distante da chi li vuole trasformare in dogmi, ignorando la complessità delle vite reali e il dolore che spesso le attraversa.

Ne ho già scritto nel mio post precedente (http://nicola-costanzo.blogspot.com/2025/09/un-convegno-domani-catania-per.html) e alcuni lettori mi hanno scritto via email per dirmi che si riconoscevano in quelle parole. Mi fa piacere, perché significa che non siamo soli nel cercare un pensiero onesto, non ideologico.

Prendiamo l’aborto, per esempio. Come espresso, avevo posto riserve sull’idea di una sua abolizione incondizionata. Obbligare una donna - magari vittima di violenza - a portare a termine una gravidanza non è “difendere la vita”: è imporle un trauma profondo, fisico e psicologico. E questo non toglie nulla al rispetto per chi, nella stessa situazione, sceglie di proseguire. La libertà deve valere per entrambe.

Lo stesso vale per la famiglia. Certo, il modello tradizionale ha una sua forza. Ma non è l’unico capace di dare amore, stabilità, educazione. Pur avendo qualche perplessità - soprattutto per il disagio sociale che ancora oggi pesa su certe famiglie “diverse”, riconosco con onestà che molte coppie omogenitoriali offrono un affetto più autentico e responsabile di tante famiglie eterosessuali in crisi.

E poi ci sono le frontiere etiche, come la gravidanza surrogata. Da un lato, suscita legittime preoccupazioni: il corpo non può diventare merce. Dall’altro, non possiamo ignorare i casi in cui è un gesto gratuito - magari di una sorella o una parente - che restituisce speranza a chi soffre per l’infertilità. La realtà è più sfumata di quanto spesso si voglia ammettere.

Ed è proprio per questo che servono convegni come quello di sabato: luoghi dove cittadini e operatori possano incontrarsi senza pregiudizi, confrontare esperienze, ascoltare storie vere.

Perché dietro ogni dibattito astratto c’è il dramma dell’infertilità, il calvario della procreazione medicalmente assistita, le delusioni, le speranze. E quando tutto questo fallisce, c’è l’iter adottivo: un labirinto burocratico che spesso sembra progettato per scoraggiare l’amore, non per sostenerlo.

E mentre si discute di “valori”, non possiamo dimenticare un’altra emergenza: il femminicidio. Una violenza di genere che colpisce donne già fragili, sole, senza protezione. Questo sì che è un tema urgente -e concreto - per ogni società che voglia dirsi civile.

Spero quindi che gli interventi di Livio Lucà Trombetta, Antonino Greco, Letterio Interdonato, Marco Faraci e Rebecca Rinaldo possano andare oltre gli slogan e offrire spunti autentici.

Auspico inoltre che iniziative come questa non restino isolate, ma si moltiplichino in tutta Italia: non per imporre verità, ma per coltivare il dubbio, la responsabilità, la capacità di guardare negli occhi chi la pensa diversamente e riconoscerne l’umanità.

Sì… se posso permettermi un suggerimento per il titolo del prossimo convegno, vedrei bene: Tradizione, futuro e il coraggio del dubbio.


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