Una condizione rassicurante certo, ma basata su che cosa ancora non si comprende...
Abbiamo alcune tra le più grandi compagnie a rischio chiusura come l'ex Ilva, l'Alitalia, Whirlpool, Blutec, Anpal, Mercatone Uno, Ferrosud, Jsw (ex Aferpi), Sider Alloys (ex Alcoa e Candy Hoover, a cui potrebbero seguire alcuni dei più importanti Istituti di credito giunti a rischio default.
Per quanto riguarda poi i settori le difficoltà colpiscono sono ovunque: dall'agricoltura, all'allevamento, dalla pesca passando per il commercio, da quella attività manifattura e/o manifatturiera, dalle costruzioni al mondo della moda, dalla logistica ai trasporti, a cui possiamo far seguire la filiera della informazione/comunicazione/intrattenimento ed ahimè anche quell'unico settore che ancora funziona chiamato turismo!!!
Sono tempi difficili per tutti, ma il risultato visivo è quello che viviamo in un periodo in cui tutti ormai sappiamo bene che quanto che ci viene detto dai nostri politici (ripeto... tutti indistintamente) è sostanzialmente una menzogna, ma ci siamo talmente assuefatti a quelle parole che, quella espressa “finzione”, è diventata la normalità...
D'altronde a vederli, ad ascoltarli in quelle loro continue propagande, si comprende come nessuno di loro abbia la più pallida idea di quale sia l’alternativa allo status quo e noi sentendoli parlare cosa facciamo ( mi verrebbe da dire: a differenza di ciò che avviene in altri stati europei e mondiali...), nulla... accettiamo in silenzio è basta!!!
Insomma eccoci tutti nell'epoca della "ipernormalizzazione"...
Ho visto un documentario (non ricordo il nome dell'autore... forse un certo Smith) che racconta quanto è accaduto in quasi mezzo secolo di storia: "dagli anni ’70 le persone hanno smesso di vedere la realtà come qualcosa che può essere cambiata, ma si limitano ad avere un "cool detachment", un cinismo ironico, che di fatto porta all'accettazione di quello che viene propinato da potere".
Infatti riguardandoci noi tutti oggi, non siamo forse un po' così?
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