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mercoledì 14 maggio 2025

"TikTok": l’esodo è iniziato.

Qualche giorno fa mi sono imbattuto in una notizia che, in fondo, sapevo sarebbe arrivata presto, eppure, leggerla nero su bianco mi ha fatto per un momento riflettere sulle possibili conseguenze...

Negli Stati Uniti, sempre più utenti stanno abbandonando TikTok e non è solo una questione di trend che muoiono o algoritmi che cambiano: è un vero e proprio esodo, dettato da timori legati alla privacy, pressioni politiche e quel senso di precarietà che ormai avvolge ogni piattaforma social.

La scadenza del 19 gennaio 2025 - quella in cui "ByteDance" avrebbe dovuto cedere TikTok a un acquirente americano - è slittata, come spesso accade quando i giganti del tech e la politica si scontrano. 

Ma c’è una differenza rispetto al solito: questa volta, gli utenti non stanno ad aspettare, in particolare gli influencer che hanno troppo da perdere tra follower, collaborazioni e anni di lavoro costruito. E così, mentre a Washington si discute, loro hanno già iniziato a migrare.

Dove vanno? beh... la risposta potrebbe anche sorprenderti...

Tra le alternative che stanno emergendo, spicca "Xiaohongshu", conosciuta anche come "Little Red Book", una piattaforma cinese che unisce il visual appeal di Instagram alla logica di scoperta di Pinterest, e nelle ultime ore ha visto un’impennata di milioni di iscritti, molti dei quali ovviamente in fuga da TikTok.

Ma Xiaohongshu sarà davvero il nuovo TikTok? La risposta è più complicata di un semplice sì o no.

Da un lato, il potenziale c’è: l’interfaccia è intuitiva, il modello di contenuti è simile, e soprattutto, c’è un’intera generazione di creator pronti a ricostruirsi un pubblico. 

Dall’altro, però, ci sono ostacoli non da poco, ad esempio la barriera linguistica: la maggior parte dei contenuti è ancora in cinese, e senza una versione localizzata per il mercato occidentale, molti utenti potrebbero desistere.

La questione censura: Xiaohongshu opera sotto le regole di Pechino, il che significa limitazioni su temi che altrove sono considerati innocui (dalla politica ai diritti civili). Per molti creator, abituati alla relativa libertà di TikTok, potrebbe essere uno shock.

E poi c’è il paradosso più grande: se Xiaohongshu crescesse a sufficienza da sostituire TikTok, non finirebbe presto nel mirino degli stessi legislatori americani? Le preoccupazioni su controllo dei dati, sicurezza nazionale e influenza geopolitica sono identiche.

È qui che il discorso si fa più ampio. Il problema non è TikTok in sé, ma il sistema in cui operano questi colossi. Ogni volta che una piattaforma viene messa sotto torchio, migliaia di persone sono costrette a trasferirsi, a ricominciare da zero. Ma esiste davvero un posto neutrale, dove creatori e utenti possano esprimersi senza doversi preoccupare di confini, leggi o algoritmi dettati da logiche esterne?

Forse no. O forse, la soluzione è diversa: smettere di cercare un rifugio perfetto e imparare a navigare questa instabilità, accettando che nel mondo digitale, l’unica costante sia il cambiamento.

E tu, hai già pensato a dove atterreresti se TikTok dovesse chiudere?

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