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martedì 20 maggio 2025

C'era un tempo in cui la gente scendeva in piazza, alzava la voce, lottava per qualcosa in cui credeva...

Già... ora si preferisce pubblicare un commento anonimo lasciato nel buio di un social network.

Una società che di fronte agli scandali più vergognosi, politici corrotti, istituzioni infiltrate dalla criminalità, fondi pubblici svenduti agli amici degli amici, reagisce con un sospiro e poi cambia canale. 

Non è più nemmeno rassegnazione, è peggio: è normalità!

Ci siamo abituati a vivere in un sistema che funziona solo se accetti le sue regole perverse: il clientelismo che ti fa ottenere un posto, l’evasione che ti tiene aperta l’attività, il silenzio che ti protegge. 

E così, mentre i potenti si spartiscono tutto, il cittadino comune rimane inchiodato alla sua paura o, forse, alla sua complicità. 

Perché alla fine, se anche tu (in piccolo...) hai bisogno di quel favore, di quella raccomandazione, di quella furbata per sopravvivere, come puoi pretendere di alzare la testa?

Una volta c’era chi scendeva in piazza, chi rischiava la pelle per un ideale, chi credeva che la democrazia fosse una lotta quotidiana. Oggi no. Oggi prevale il calcolo: "Tanto cosa cambia?". 

E allora restiamo inerti, osservando ipocriti i politici che si mangiano il futuro di tutti, mentre noi ci consoliamo con la battuta sarcastica sul gruppo WhatsApp o con lo sfogo sotto un post, sempre rigorosamente in incognito.

Ma la verità è che il tempo delle rivolte è finito. Non perché manchino le ingiustizie, anzi, tutt'altro, è perché abbiamo smesso di credere di poterle combattere. Abbiamo scambiato la libertà con l’illusione del quieto vivere, e ora ci ritroviamo prigionieri di un sistema che ci divora, mentre fingiamo di non vedere. Perché è più comodo. Perché è più sicuro. Perché, in fondo, abbiamo già deciso che non vale la pena.

E forse è proprio questo il tradimento più grande: non quello dei politici ladri, ma il nostro!

Perché quando rinunciamo perfino a pretendere giustizia, diventiamo complici del male che denunciamo a denti stretti, solo quando nessuno ci sente.


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