Negli anni ’60, il jet-set internazionale ne fece la meta più desiderata, con quel tocco di magia dato anche dal casinò “Kursal”, ospitato per pochi anni a Villa Mon Repos.
Di quel periodo, pur non avendolo vissuto di persona (non ero ancora nato), mi è rimasto un ricordo lontano, filtrato dal tempo eppure vivido, già... quelle bellissime fiches in madreperla, così calde al tatto e piene di eleganza, tanto diverse dai freddi e impersonali gettoni di plastica di oggi.
Erano piccole opere d’arte, luminose e preziose, ricavate dal ventre delle conchiglie, e quando l’amico Saro Fichera – ahimè scomparso – me le fece sfiorare tra le dita, sentii il peso di un’epoca leggendaria. Erano le stesse che Cary Grant usava al tavolo da gioco, lo stesso Cary Grant che Hitchcock immortalò in quelle strade, tra i vicoli e i panorami mozzafiato.
E poi loro, le icone: Elizabeth Taylor e Richard Burton, Ava Gardner, Marlene Dietrich, che aveva uno scivolo costruito apposta per lei per scendere sul palco. Fellini, Woody Allen, e poi ancora Tom Cruise, De Niro, Monica Bellucci... Nomi che hanno trasformato Taormina in un palcoscenico senza tempo, dove ogni sera era una festa, ogni incontro una storia da raccontare.
Ricordo ancora le foto conservate negli album, quando in quel periodo della mia giovinezza - siamo alla fine degli anni 80 - trascorrevo le mie notti nella "Villa Mon Repos" ad organizzare le serate di quella che era a suo tempo, la più famosa discoteca dello Jonio, chiamata "Tout Va".
Anch'io nel mio piccolo come quelle Star passavo le mie notti estive (e anche invernali...) in maniera spensierata, tra luci, musica, risate ed altro ancora, in un’atmosfera che sembrava non finire mai. Poi, come accade per quel jet-set, anche per il sottoscritto quel periodo svanì o almeno così ho creduto per Taormina e per il suo circondario: Giardini Naxos, Recanati, Letojanni...
Viceversa quel borgo ha ritrovato la sua luce, e oggi il mondo se n’è accorto di nuovo. Il New York Times parla di un milione e quattrocentomila presenze solo nel 2024, di hotel di lusso e voli diretti dagli States, di turisti che arrivano per assaporare quel mix unico di storia, cucina e mare.
E mentre la serie HBO la riporta sotto i riflettori, mi tornano in mente le parole di Guy de Maupassant, che definì quel borgo: “un quadro in cui si ritrova tutto ciò che esiste per sedurre occhi, spirito e immaginazione”.
È così, Taormina non è solo un posto, è un’emozione che ti resta dentro, come quelle fiches di madreperla, come le risate di una notte d’estate, come il riflesso del mare al tramonto. Sì... un luogo che, non importa quanto tempo passi, sa sempre tornare a splendere.
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