C'era un tempo in Sicilia, in cui i Siciliani contavano davvero..., ed io oggi, voglio soltanto ricordarvi quella storia...
Nel 1266, la Sicilia inizia ad essere governata dagli Angioini, i quali erano una dinastia francese sotto Carlo d’Angiò.
Questi, nel corso della dominazione, avevano esasperato la situazione personale ed economica della popolazione locale, che era diventata critica, attraverso politiche dispendiose, privazioni delle libertà ed una opprimente politica fiscale... (più o meno come oggi...).
Gli Angiò inoltre, si erano mostrati totalmente insensibili alle richiesta di sostegno loro pervenute ed anzi provvidero ad applicare un esoso sistema fiscale, praticando continue usurpazioni, soprusi e violenze... (mi sembra di rivivere una analoga situazione ...).
Un giorno, precisamente il 31 marzo 1282, dei soldati francesi, abusarono di una donna che si era appena sposata e stava uscendo dalla chiesa; secondo la ricostruzione storica, la reazione al gesto di un soldato dell'esercito francese ( un certo Drouet ), che si era rivolto in maniera irriguardosa ad una giovane nobildonna accompagnata dal consorte, mettendole le mani addosso, con il pretesto di doverla perquisire. A difesa di sua moglie, lo sposo riuscì a sottrarre la spada al soldato francese e lo uccise.
Tale gesto costituì la scintilla che diede inizio alla rivolta e nel corso della notte che ne seguì, i palermitani al grido di " Mora, mora!", si abbandonarono ad una vera e propria caccia ai francesi, che dilagò in breve tempo in tutta l'isola, trasformandosi in una carneficina. I pochi francesi che sopravvissero al massacro vi riuscirono rifugiandosi nelle loro navi, attraccate lungo la costa.
Si racconta che i siciliani, per individuare i francesi che si camuffavano fra i popolani, facessero ricorso ad uno shibboleth, cioè ad una parola difficile da pronunciare, infatti, mostrando loro dei ceci, "cìciri " e chiedendo di pronunziarne il nome; quelli che venivano traditi dalla loro pronuncia francese (sciscirì ), venivano immediatamente uccisi.
Questa fu la scintilla, che fece scoppiare la rivolta popolare nei confronti degli angioini e che sfociò in una guerra che durò venti anni.
I baroni siciliani, utilizzarono la rivolta, ed iniziarono ad appoggiare la sollevazione popolare anche per dare un segno della loro forza, ma soprattutto per convincere Pietro d'Aragona, a poter accorrere in aiuto dei Siciliani.
In questo contesto infatti, avveniva l'elezione di Papa Martino IV, su cui in Sicilia si riponevano le ultime speranze; invece il Papa, che era francese ed era stato eletto proprio grazie al sostegno degli Angiò a cui era particolarmente legato, si mostrò sin da subito insensibile con i Siciliani.
Nel contempo comunque, i siciliani furono aiutati da Pietro III d’Aragona e così nel 1302 ( pace di Caltabellotta ), la Sicilia passava dalla dominazione angioina a quella aragonese...
Questo episodio, acquistò un significato rilevante nell'ottica di quel progetto che divenne l'unità d'Italia, dando quindi inizio a quei movimenti d'indipendenza e dall'allontanamento, nei confronti delle potenze straniere ancora presenti sul nostro territorio... ed affermando così, gli interessi degli italiani contro quelli degli stranieri.
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