Trump sembra dimenticare chi sia il vero aggressore in questa guerra: la Russia, che ha invaso l’Ucraina, non il contrario. La sua pressione su Kiev, invece di rafforzare la resistenza ucraina, rischia di indebolirla, costringendo il paese a scelte dettate dalla necessità di sopravvivere economicamente e militarmente, piuttosto che dalla volontà di difendere la propria sovranità.
In sostanza, la strategia di Trump, seppur motivata dall’intento di porre fine al conflitto, rischia di tradursi in un’implicita concessione alla Russia, consolidando il controllo di Mosca sui territori occupati e minando gli sforzi dell’Ucraina per riaffermare la propria indipendenza. Una pace imposta, insomma, che potrebbe rivelarsi più un'umiliazione che una soluzione.
Ma c’è di più: questa forzatura rischia di creare un pericoloso precedente!
Se l’Ucraina cede alle pressioni di Trump, il messaggio inviato alla comunità internazionale è chiaro: un paese aggredito può essere lasciato solo, costretto a negoziare con il proprio aggressore sotto la minaccia di perdere il sostegno dei propri alleati.
Questo non solo mina la credibilità degli Stati Uniti come garante della sicurezza globale, ma rischia anche di incoraggiare ulteriori azioni aggressive da parte della Russia o di altri attori internazionali.
Inoltre, Trump sembra ignorare le conseguenze a lungo termine di questa strategia...
Una Ucraina indebolita e costretta a compromessi non sarà in grado di ricostruire il proprio futuro in modo autonomo, rischiando di diventare uno stato fantoccio diviso tra le influenze di Mosca e Washington. E mentre Trump cerca una "vittoria politica" immediata, il prezzo più alto lo pagherà il popolo ucraino, già provato da anni di guerra e occupazione.
E allora, osservando attraverso i media internazionali quanto accaduto nello Studio Ovale e prendendo atto dei limiti evidenti di quei rappresentanti – mi riferisco ai due uomini più influenti della governance americana, che hanno dimostrato scarsa competenza in relazioni internazionali – spero che qualcuno, dall'altra parte dell’oceano, possa suggerire al Presidente Trump una soluzione concreta per porre fine rapidamente a questo conflitto.
Per questo, nel prossimo post, mi permetterò di indicare quale strada percorrere per arrivare a una soluzione definitiva e, soprattutto, equilibrata.
Non un'imposizione, né compromessi umilianti, ma un punto di partenza per ridurre le tensioni e avviare finalmente un processo di pace duraturo.
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