Un messaggio di conciliazione, di unità, di dialogo, perché mai come oggi, in quella piazza gremita di leader mondiali, si è materializzata la contraddizione più grande del nostro tempo: siamo tutti insieme, eppure profondamente divisi.
Francesco ha speso la sua vita a tendere ponti, a cercare di sanare fratture che sembravano incolmabili, ha parlato ai potenti con la stessa umiltà con cui abbracciava gli ultimi, ha denunciato le ingiustizie senza paura, ha sfidato logiche di potere che per decenni hanno avvelenato non solo la Chiesa, ma l’intera umanità.
E ora, nella sua morte, ha compiuto un ultimo miracolo: riunire, anche solo per poche ore, chi sulla Terra sembra non poter più trovare un linguaggio comune.
Sì... guardiamoli, quei volti. Vi sono i leader più importanti, alcuni attualmente coinvolti in scontri e guerre sanguinose, gli stssi che si accusano reciprocamente di crimini, che hanno alzato muri invece che abbatterli.
Eppure, oggi, sono lì, seduti a pochi metri l’uno dall’altro, uniti nel silenzio. È una scena che fa riflettere: perché ci vuole la morte di un uomo di pace per fermare, anche solo per un giorno, la macchina della discordia?
Forse è proprio questo il senso più profondo del suo lascito. Francesco non ha mai creduto nell’invincibilità dell’odio. Anche quando tutto sembrava perduto, ha continuato a seminare speranza, ricordando a tutti una verità semplice eppure dimenticata: il dialogo è sempre possibile. Sempre!
Ma c’è una domanda che brucia: quanto durerà questa tregua? Quanto resterà di questo momento, una volta che le telecamere si spegneranno e i potenti torneranno ai loro palazzi?
Perché se c’è una lezione che Francesco ci ha insegnato, è che la pace non è un evento, ma un cammino. E sta a noi, ora, decidere se vogliamo percorrerlo o restare inchiodati alle nostre divisioni.
Quindi, sarebbe bello pensare che questo funerale non sia la fine, ma un nuovo inizio. Che quelle strette di mano, quei cenni di rispetto, quelle lacrime sincere possano trasformarsi in qualcosa di più. Che i leader presenti oggi a Roma capiscano, finalmente, che la vera forza non sta nei missili o nelle sanzioni, ma nella capacità di ascoltare, di mediare, di costruire.
Francesco ci ha mostrato che un altro mondo è possibile. Ora tocca a loro renderlo reale.
Per cui, non servono miracoli: serve coraggio, il suo, per esempio...
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