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lunedì 14 aprile 2025

Mr. Trump??? Scusi, ma la pace promessa in medio oriente che fine ha fatto?

Dopo tutte le promesse fatte, avremmo dovuto assistere finalmente a un cammino di pace e invece, ancora una volta, prevalgono le provocazioni e la spirale di violenza.

Infatti, proprio alcuni giorni fa, l’ex presidente USA, Donald Trump, ha commentato la situazione di Gaza con parole pesanti: "Non so perché Israele abbia dato loro quella terra. Lo hanno fatto perché gli è stata promessa la pace. È la terra più pericolosa sulla faccia della Terra".

Queste dichiarazioni, insieme al suo recente video (generato con l’intelligenza artificiale) che ritraeva Gaza trasformata in un resort di lusso, hanno suscitato reazioni forti, soprattutto in un momento già drammatico per la regione.

Già... invece di cercare soluzioni, la violenza continua. Nelle ultime ore, Israele ha bombardato Gaza City, compreso l’ospedale Al-Ahli, l’unico ancora operativo a pieno regime. Le autorità locali denunciano un attacco deliberato, mentre l’esercito israeliano sostiene di aver colpito un centro di comando di Hamas all’interno della struttura, accusando il gruppo di usare civili e ospedali come scudi.

Intanto, migliaia di persone sono costrette a fuggire dai campi profughi di Nuseirat e Khan Younis, mentre gli aiuti umanitari rimangono bloccati.

E allora mi chiedo: dove stanno tutte quelle promesse di pace?

Davanti a tanta distruzione, ciò che emerge è l’assenza di una volontà autentica di dialogo. Le parole divisive e le azioni militari non fanno altro che alimentare odio e sofferenza, mentre la comunità internazionale osserva, troppo spesso in silenzio.

Servono mediazioni urgenti, non proclami. Cessate il fuoco immediati, non nuove escalation. Protezione per i civili, ovunque essi siano, non giustificazioni per il loro sacrificio.

La pace non si costruisce con i missili, ma con il coraggio di sedersi al tavolo, riconoscendo diritti e dignità di tutti. Eppure, dal 1948 a oggi, questo coraggio è mancato. Ma non può mancare per sempre!

Perché sotto le macerie di Gaza, tra le paure di Israele, nelle stanze del potere e nelle piazze del mondo, c’è una verità che resiste: nessun conflitto si risolve con la forza, ma solo con la giustizia.

La domanda, ora, non è "chi ha ragione?", ma "quanto sangue sarà ancora versato prima di capirlo?".

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