Approfitto del titolo del film appena visto con Paola Cortellesi, Alessandro Gassman e Fabrizio Bentivoglio, per riprendere nuovamente un tema che mi sta molto a cuore... quello del disagio sociale, della povertà, delle disuguaglianze, tra chi ha troppo e chi non possiede nulla...
Il film è come la nostra vita, dovrebbe raccontare momenti felici e gioiosi... come potrebbe essere guardare al cinema una commedia e di contro invece, nasconde quei momenti amari, che sono di fatto... la realtà di questo nostro paese!!!
Gli attori sono bravi, aggiungerei perfetti nel calarsi nei personaggi che rappresentano in maniera disinvolta, quasi fossero essi stessi a dover rivivere le proprie esperienze quotidiane...
E' un misto tra quella commedia all'italiana e quel neorealismo nato e sviluppatosi in Italia durante il secondo conflitto mondiale e nell'immediato dopoguerra, negli anni compresi tra il 1943 e il 1955, caratterizzato da trame ambientate fra le classi disagiate, dove si evidenziavano i problemi dei lavoratori e delle lavoratrici, con il più delle volte... riprese all'aperto e utilizzando per le parti secondarie, attori non professionisti o certamente agli inizi delle loro carriere...
Primeggiano le condizioni disastrose economiche e morali, quel tentare a tutti i costi d'andare avanti, facendo i conti con quelle prospettive di una speranza migliore, con il desiderio di una maternità, il più delle volte posticipata... in attesa di una preferibile condizione di vita...
Un'illusione di riscatto, che tenta di lasciarsi il passato alle spalle e di ricominciare finalmente una nuova vita, senza più frustrazioni, povertà e disperazione....
Il marito... senza occupazione, che trascorre la propria esistenza al bar, con gli amici, a giocare, bere e scommettere, mentre lei umile pendolare, che viaggia ogni mattina per recarsi a lavoro, guardando il mondo (come diceva la canzone di Gianni Togni... ) da un oblò... ripercorrendo quella medesima provinciale, centinaia e centinaia di volte, quasi fosse un déjà vu... dove circostanze osservate casualmente, tendono a ripetersi talmente spesso che provocano la sensazione di esperienze in precedenza già vissute...
Ed in quel guardare fuori dal bus, ecco che si specchia negli aloni del vetro e rivede la sua vita, quei sogni di una donna semplice che sognava soltanto una vita dignitosa, insieme al proprio marito, coronamento di quel desiderato amore, che finalmente si concretizza, quando Luciana (la protagonista) scopre di essere incinta...
Una lieta notizia alla quale seguirà un'altra terribile, la perdita del proprio posto di lavoro...
S'incrociano così due storie, tra lei e quella di un poliziotto anch'egli tra gravi difficoltà personali, familiari, d'adattamento in quel centro Italia lontano dal suo nord, con colleghi antipatici e provocatori, tutti elementi che fanno trascorrere in maniera tediosa le proprie giornate, operando quel suo impegno all'interno delle forze dell'ordine, tra irritazioni e fastidi...
C'è tutta la tristezza di vivere in quel racconto amaro, che riflette le problematiche che sta attraversando il nostro disilluso paese... e dove diventa difficile ridere a battute... sapendo quante lacrime reali... sono taciute in quelle frasi ed in quei gesti.
Un mondo a pezzi, dove la giustizia non esiste, i diritti vengono violati, l'amicizia si dimostra ingrata e dove si viene pugnalati e si svende la propria dignità per un pezzo di pane...
Questo se pur nella sua drammaticità è un film da far vedere, ma soprattutto da consigliare agli adolescenti... così presi dai loro smartphone, nell'inviarsi quei messaggi banali, senza capire che a breve, anche per loro, figli di persone semplici, stia per giungere quel periodo tragico... dove non basterà per emergere, quella propria capacità meritocratica accademica o professionale, ma si dovrà fare i conti, con un sistema corruttivo, basato principalmente su raccomandazioni, favoritismi, amicizie, appoggi, parentele, intercessioni, presentazioni, esortazioni, continue richieste, che hanno quale unico fine, quello ormai consueto di far avanzare il coglione di turno, a scapito sempre e purtroppo, di quello certamente più capace e intelligente!!!
Ma questo è ciò che si vuole in Italia... perché gli ultimi debbano sempre stare ultimi...
Poi però ci si meraviglia, come quegli stessi "ultimi", partiti via da questa ingrata terra e dislocatisi in altri paesi più civili (e soprattutto meno corrotti) nel mondo, dimostrino con proprie capacità professionali, di meritare il titolo di essere primi!!!
Ecco la difficoltà di questi tempi: gli ideali, i sogni, le splendide speranze non sono ancora sorti in noi, che già sono colpiti e completamente distrutti dalla crudele realtà...
(Anna Frank)
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