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giovedì 13 aprile 2017

Costanzo: "Sopravvissuto al tritolo ma lo Stato mi ha abbandonato"!!!

Non si comprende se a volte sia meglio morire che restare vivo e pagare le scelte di un destino che ha voluto favorirne la sorte...
L'autostrada è la A29... il giudice Falcone accompagnato dalla moglie Francesca Morvillo è appena sceso dall'aereo...
La Fiat Croma bianca è lì che li aspetta ed anche il suo autista giudiziario Giuseppe Costanza è in piedi a riceverli insieme alle altre due auto della scorta, una Croma marrone dove c'è alla guida Vito Schifani, accanto all'agente scelto Antonio Montinaro e sul retro siede Rocco Dicillo, mentre nell'altra vettura azzurra vi sono Paolo Capuzza, Gaspare Cervello e Angelo Corbo...
Il giudice, come a volte sua consuetudine, si appresta a sedersi alla guida e accanto prende posto la moglie Francesca Morvillo...
L'autista quindi (avrebbe dovuto guidare lui la Fiat Croma), va ad occupare il sedile posteriore e imboccano l'autostrada in direzione Palermo...
Come tutti sappiamo, quelle auto non giunsero mai a casa, fermarono il loro tragitto, in prossimità di Capaci...
Nell'attentato (23.05.1992) persero la vita il magistrato dell'antimafia e sua moglie Francesca e tre degli agenti della scorta, Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro, tra i sopravvissuti, vi furono gli agenti Paolo Capuzza, Angelo Corbo, Gaspare Cervello ed anche l'autista giudiziario Giuseppe Costanza, che proprio per essere stato obbligato a sedersi in quell'occasione dietro... si salvo!!!
Da quel giorno, la vita dell'autista (è quanto ha dichiarato in una intervista rilasciata a Repubblica) cambio drammaticamente: "al risveglio, dopo l'esplosione, pensavo di aver vissuto il giorno più brutto della mia vita, ma mi sbagliavo... non era quello il giorno più brutto della mia vita. Restare in vita è stato peggio. Quasi una disgrazia, una condanna.... Perché dopo un anno di visite e ospedali, al lavoro non sapevano cosa farsene di me. Mi misero a fare fotocopie in fondo a un corridoio del palazzo di giustizia di Palermo, dentro un box. Era veramente mortificante... dopo otto anni passati in prima linea sempre accanto al giudice Falcone, mi avevano rinchiuso in una gabbia, per di più costretto a sopportare anche un capo ufficio a cui era chiaro che non andavo a genio e che usava sistematica persecuzione sul posto di lavoro, consistenti per lo più in piccoli atti quotidiani di emarginazione sociale, violenza psicologica, ecc...". 
Ecco... ero scampato all'attentato, ma venivo giornalmente ucciso dalle Istituzioni!!!
Sì lo Stato... lo stesso che l'aveva premiato con la medaglia d'oro al valor civile... si era con tempo dimenticato e forse quella medaglia a lui consegnata dava fastidio a molti, proprio a quanti, per lo svolgimento (inservibile e inconcludente) di quel loro incarico, non l'avrebbero mai ricevuta...
Lui di contro voleva ancora servirlo lo Stato... ma ormai, era stato di fatto relegato...
Le domande trasmesse per altri incarichi... vennero tutte respinte, con motivazione banali... tra cui quella di non essere militare...
Già... per lo Stato era un semplice autista!!!
Ma scusate... è strano, ma ci si dimentica quanto la stessa giurisprudenza attribuisce ad un soggetto che dimostra "di fatto" d'esplicare una particolare condizione, diversa da quella alla quale era collocato...
Difatti Costanza, correttamente riporta: "Che cosa ero stato io se non un militare? Nell'auto blindata di Giovanni Falcone c'era una radio collegata con la sala operativa della questura, accanto a me c'era il giudice... e alla cintola portavo sempre una pistola con il colpo in canna"!!!
Ed allora, per esprimere questa sua tribolazione, ha deciso di pubblicare un libro, s'intitola "Stato di abbandono"...
In quelle pagine (scritte assieme a Riccardo Tessarini), ha descritto le sue vicissitudini, quella battaglia interminabile contro quei numerosi "stolti" burocrati, che affollano gli uffici della pubblica amministrazione... e ricorda le lettere trasmesse... di protesta, che hanno sì condotto a piccole vittorie, ma anche ahimè a tante umiliazioni, finché nel 2004 è stato definitivamente dispensato dal servizio...
Ecco - evidenzia sconsolato Costanza -  "mi hanno rottamato"!!!
Nel libro Costanza, lascia aperti altri interrogativi...
Descrive ad esempio del computer portatile del magistrato, quello che portava sempre con se dentro la propria borsa e che dopo l'attentato non fu mai ritrovato.... 
Ed allora viene da chiedersi... che fine abbia fatto quel computer??? Come mai non se ne parlato subito??? Siamo sicuri che ad uccidere il Giudice Falcone sia stata realmente la mafia o forse dietro quella strage si nascondevano i veri poteri forti di uno antistato, che voleva a tutti i costi, fermare le indagini di quel giudice "incorruttibile"... e chi erano quegli uomini "deviati" appartenenti alle istituzioni??? Non è che forse il giudice aveva scoperto, un accordo tra elementi di "cosa nostra" e uomini "politici" dello Stato, seguiti dai suoi fedeli pubblici ufficiali???
Sono domande che probabilmente non troveranno mai risposta... 
D'altronde qualcuno a fatto in modo che tutto venga insabbiato, ma certamente, colui che è riuscito ad entrare in possesso dell'hard disk (di quel personal computer del giudice Falcone), si sarà potuto permettere in questi venticinque anni, di dettare "ordini" a molti di coloro, che finora ci hanno governato...!!!

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